giovedì 4 febbraio 2016

Marina e la Poesia


Ho sempre pensato di scrivere qualcosa sul mio rapporto con la poesia. Un rapporto conflittuale, perché la poesia è un concentrato di emozioni, il bignami dei sentimenti, un file compresso, io, invece mi esprimo per formule estese, uso tomi interi di emozioni, non so zippare i sentimenti.
Io e la poesia siamo agli antipodi.

Non so cosa, nel tempo, mi abbia spinto al largo, dopo avere toccato le sponde di fiumi di poesia, quando, in gioventù, leggevo Leopardi e Ungaretti e mi entusiasmavo; forse è stato il desiderio di espandere quelle voci così ridotte, che in me provocavano un'esondazione di emozioni alla ricerca di vie più larghe per esprimersi. A un certo punto, non mi sono più accontentata di viaggi brevi fatti di esperienze astratte e sintetizzate, ho sentito il bisogno di attraversare a piedi interi mondi, guardare panorami pieni di aggettivi, parlare con i personaggi delle storie per sentirmi raccontare da essi verità visibili, verità che io potessi afferrare senza sforzi di immaginazione.
La prosa è il terreno che mi piace calpestare.

La poesia non mi coinvolge più!

Probabilmente non fa onore, a chi ama scrivere, proclamarsi indifferenti all'arte evocativa per eccellenza, ma che ci posso fare, ho maturato degli evidenti limiti che non nascondo. Non parlo di prosa che si fa poesia: lì, al contrario, mi piace leggere o fare uso di espressioni liriche; mi riferisco alla poesia in senso stretto, al componimento in versi. 

Intanto non saprei ridurre in metrica un pensiero: poesia è dare ritmo a una frase, è mettere musica alle parole e quando sono io a leggere quelle altrui non faccio in tempo a calarmi nelle atmosfere celebrate, almeno non nell'immediato: leggo e rileggo per sentirmi investita dalla luce poetica e raggiunta dalle note della parola che non arrivano subito.
Sono proprio scarsa: nessuna estasi!

In secondo luogo, mi distraggo facilmente: una poesia la leggo e la medito; un libro di poesie mi fa sbuffare (lo so, sono da mettere in galera!)

Ho letto e apprezzato componimenti scritti da amici e li ho apprezzati con sincerità (che se poi passano di qua e leggono questo mio proclama mi tolgono il saluto!), ma ho anche defollowato (linguaggio moderno mutuato da Twitter, che significa smettere di seguire) intere schiere di poeti che affollavano la mia casella di notifica con improbabili paturnie poetiche alla lunga insostenibili.

Ecco, se devo dirla in un modo più preciso: tollero gli esordienti scrittori di narrativa, non potrei mai dedicare il mio tempo a esordienti poeti (con delle eccezioni, tre in tutto: stranamente mi hanno conquistato la delicatezza della poesia di Veronica D'Apollonio, l'approccio realistico di Giuseppe Grassonelli, entrambi amici di Twitter e la genialità incompresa di Alessandro Cumbo. Ah, aggiungo un'altra autrice che trovo soave, un'amica di questo blog, Iara R.M, che ha un profilo su Google+).
Nella mia libreria vanto poca roba: ho un libro di Hikmet che leggo a piccole dosi, Pablo Neruda e Prevert che spulciavo in età di romanticismo; non considero i classici perché ai tempi li ho amati (Montale, Carducci, Ungaretti e Leopardi, i miei preferiti) e ora li tengo a memoria del mio passato da liceale; forse, dovrei leggere Alda Merini che ammetto di non conoscere (grave, gravissimo!).

Volevo degli spunti per completare questo mio articolo, così ho dato un'occhiata in internet. Ci sono delle definizioni interessanti di poesia, ma quella più completa è racchiusa nel manifesto che ne fa Sebastiano Aglieco in questo suo post datato.

Trascrivo le frasi che mi hanno colpito di più:

La poesia è riflessione sul mondo

La parola della poesia esprime attenzione, lo sforzo di vedere attraverso.

Poesia è essere “sopra le righe”, caricare di significato parole che nell’uso comune sono innocue.

La poesia è tessuto organico delle nostre membra, l’impronta dell’iride.

Sentitevi liberi di dirmi la vostra (anche di rimproverarmi) o di aggiungere altre definizioni.

72 commenti:

  1. Non so dare definizioni ma ci tengo a lasciare la mia impronta per testimoniare il mio immenso amore per i poeti romantici inglesi della prima e seconda generazione e il pre romantico William Blake: tiger, tiger burning bright in the forests of the night!
    Baci Sandra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi manca solo di leggere le poesie straniere!
      Dissacrante, perdonami, Sandra! :)

      Elimina
    2. William Blake è fantastico... Se le porte della percezione fossero purificate... Marina non mettere limiti alla tua testolina ;)

      Elimina
    3. Non li metto i limiti, già ci sono e io semplicemente li riconosco! :)

      Elimina
  2. Il lavoro del poeta è il massimo: tra tutte le parole sceglie quelle che, accostate, suggeriscono esattamente la sensazione che lui ha in testa. Lo fa lavorando sia sul significato, sia sul significante. Lo fa attraverso la musicalità e il ritmo.
    Per me è come fare un puzzle, però senza avere tutti i pezzi. O, meglio, i pezzi ci sono tutti (nella mia testa), peccato che siano mescolati a quelli di un altro milione di puzzle.

    È chiaro che il puzzle è bello solo quando è perfetto. In tutti gli altri casi (con anche solo un pezzo infilato a forza, che "somigli" a quello giusto magari per colore o forma) è una ciofeca :)

    Quindi: onore ai poeti! ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tutto vero, giusto e bellissimo.
      Onore ai grandi poeti..., ma io non mi emoziono.
      Eccheccepossofa'? :)

      Elimina
  3. Io guardo la poesia con la fascinazione che si ha per un mondo bellissimo e alieno. Non c'è neanche un grammo di poeta, in me, temo. Una volta ho letto che quanto meno un poeta deve saper d'istinto costruire versi in metrica, se devi contare le sillabe sei pregata di lasciar perdere. Ecco, io conto le sillabe, quindi mi astengo.
    Quindi la poesia mi affascina tantissimo, ho un approccio più ingenuo, più "mi piace non mi piace" o "mi ha fatto pensare a...". Devo dire anche che, da prof, preferisco spiegare la letteratura sulla poesia che non sulla prosa. Anche grazie al lavoro ho riscoperto il piacere della poesia medioevale e rinascimentale. Adoro l'epica, la Commedia, ovviamente, ma apprezzo anche Jacopone da Todi. Mi affascina sempre Foscolo e rimpiango ogni anno il fatto che "I sepolcri" per le medie siano troppo, Leopardi è ovviamente un must, ma poi Montale è sempre una bella riscoperta. Insomma, la bella poesia la trovo sempre bella. Ci devo mettere talmente entusiasmo che alla fine qualche alunno mi dice sempre che si è appassionato e non ho ancora capito se sia sincero o se lo faccia per accontentarmi...
    Infine, mio zio è un poeta e, da prosatrice, leggo quello che scrive con l'ammirazione attonita della profana.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, forse, è una chiusura mentale legata proprio ai tempi della scuola, quando la professoressa ci valutava in base al grado di memoria che avevamo nel recitare i versi dell'autore di turno.
      Mi ricordo ancora le decine di strofe del 5 maggio di Manzoni ripetute a pappagallo con quella cantilena terribile che cadenzava le rime (e a me, giuro, piace il 5 maggio). Tu sei brava a spiegare bene le poesie agli alunni, se il tuo entusiasmo genera passione.
      Sul saperle scrivere, stendiamo un velo pietoso: a me manca proprio l'approccio di base.

      Elimina
    2. Dei Sepolcri non smetterò mai di amarlo, come tutto Foscolo, ma credo che sia più adatto per le superiori. Secondo il mio modesto parere, non sono un insegnate, bisognerebbe attualizzare il Carme per dare la possibilità ai ragazzi di percepire che dietro la poesia non c'è solamente estetica e bellezza ma un messaggio che porta nutrimento non solo alle anime ma anche alle coscienze di chi legge. Io lo trovo attualissimo, oggi rappresenta una denuncia forte nei confronti di una società che dimentica il proprio passato e i sui numerosi personaggi per vivere un presente svuotato delle passioni e delle motivazioni che fanno crescere una società. Trovo semplicemente sublime il verso "Celeste è questa corrispondenza d'amorosi sensi, celeste dote è negli umani". Foscolo, voglio ricordarlo, non era un credente, ma che altezza di spirito raggiunge in questo verso, avere la sensibilità e la razionalità di trovare un legame tra la morte e la memoria, tra la visione naturalista dell'universo e quella della storia del genere umano è qualcosa di unico. Se la scuola riuscisse a trasmettere ai questo e altro ancora di tutte le tematiche dipinte da Foscolo in Dei Sepolcri... io credo che qualcosina di buona nei ragazzi si possa seminarlo.

      Elimina
    3. Poi ci sono i poeti "dentro", quelli che parlano come fai tu, Giuseppe, e sanno dire le cose con il trasporto che forse ci vuole per farle amare.

      Elimina
  4. La poesia è qualcosa che, fin da bambina, ho sempre associato alla scuola. Infatti non ricordo di aver mail letto poesie, a parte una deroga da adolescente con "il re lucertola" di Jim Morrison (anche se difficile chiamarle poesie) e le raccolte di Emily Dickinson. Però ne ho scritta qualcuna, a sedici anni, senza nessuna attenzione alla metrica o alle rime. Erano più pensieri espressi in versi. è stata solo una fase però, perché ho sempre preferito la narrativa. Lunga, tra l'altro: non amo nemmeno i racconti...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Avevo una compagna innamorata di Jim Morrison: ascoltavo i Doors, ma la sua poetica mi rimaneva oscura.
      Sì, decisamente narrativa anche per me! :)

      Elimina
    2. I Doors o meglio Morrison hanno un legame con William Blake... ragazzi la poesia è dappertutto bisogna solo saperla vedere ;)

      Elimina
    3. Il tramonto è poesia, il sorriso di un bambino è poesia: io la vedo la poesia, ma nelle cose, nelle persone, nei versi mi perdo un po', ecco, è questo che mi frega: il volere trovare nelle parole sensazioni che sperimento a pelle.

      Elimina
    4. Non per altro fra i miei poeti preferiti c'è De Andrè. E chi mi contesta rischia grosso! :-D

      Elimina
    5. La poesia in musica già è un aspetto che mi intriga di più (e non ho intenzione di rischiare sottolineando ancora una volta i miei gusti :D)

      Elimina
  5. Premetto subito, dicendolo fuori dai denti: prosa forever! Anche a me la poesia non mi ha mai scaldato. Quello che non condivido, e che mi sembra emergere fra le righe, è il sentirsi in difetto nei confronti della poesia per il fatto di non saperla apprezzare. Come se la poesia fosse una forma artistica superiore, una forma di scrittura che sta un gradino sopra tutte le altre. Un "must" per ogni lettore che voglia ritenersi "completo" in termini di esperienze di lettura. Si tende forse a farsi influenzare da una sorta di percezione dominante che spinge a credere che siano pochissimi gli scrittori in grado di scrivere poesie e, soprattutto, pochissime le persone in grado di apprezzarle. Per molti ma non per tutti. E quindi? Per questo motivo è legittimata un'aurea di superiorità? Solo una elite è in grado di capirla? Se la capisci sei romantico, sei poetico, sei raffinato, sei... sei qualcosa più degli altri? Io penso proprio di no. Diverso non è necessariamente migliore.
    Credo semplicemente che la poesia sia solo una forma artistica dell'arte di scrivere. Punto. Predilige la sintesi, la musicalità, la ricerca di parole e significati, imponendo ritmi attraverso metrica e rime. Ok. Ma per quanto si possa sforzare o esercitare, il poeta non potrà mai pretendere di evocare sempre le stesse emozioni in chi legge. Non è questione di bravura di chi scrive, ma questione di soggettività di chi legge. Penso sia perfettamente normale. Prosa forever, Marina ! :-D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bene, siamo sulla stessa lunghezza d'onda anche se tu hai messo più patos nel motivare il tuo favore verso la prosa.
      Non credo siano superiori a me, coloro che fanno poesia, però gli riconosco capacità che io non ho, cioè immagino che un poeta sia in grado di scrivere della bellissima narrativa (prendi Pierluigi Cappello), ma non che un narratore riesca a scrivere in versi e metrica. Per questo sì, non sopravvaluto i poeti, ma li guardo con un po' di soggezione.

      Elimina
  6. Al contrario io ero più poeta che narratore. C'è stato un periodo, parlo degli anni del liceo, in cui mi veniva naturale esprimermi in versi, gli endecasillabi mi venivano spontanei. Poi quel periodo è passato, e più avanti è arrivato un nuovo momento, dedicato però al verso sciolto, e in qualche modo ad una certa sperimentazione "moderna". E' stato il periodo di splinder, del blog. Passato anche quello, ora scrivo di rado, per lo più raccontini, ma leggo tanto, molto di più, chissà quale sarà il prossimo periodo ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quello di rinnovare la tua bella pagina sul web. Ci hai mai pensato? :)

      Elimina
    2. Ogni tanto ci penso, sai, ma non so... forse verrà il momento anche per quello ;)

      Elimina
    3. Io, però, qualche "frammento d'anima" un po' datato l'ho letto! :)

      Elimina
    4. :) Roba giusto di 5 annetti fa, una vita praticamente :P
      Peccato che molte immagini siano andate perse quando ho fatto il backup da splinder.

      Elimina

    5. È un peccato che tanti bei pensieri rimangano inespressi.
      Dai retta a me: facci più di un pensierino e torna in pista, Grilloz! :D

      Elimina
    6. Sono d'accordo con Marina, è più facile che un poeta diventi un buon narratore che un bravissimo narratore diventi un discreto poeta. Credetemi è davvero una faticaccia riuscire a trasmettere dentro un ritmo e una musicalità delle emozioni che raccontano un mondo.

      Elimina
    7. Insomma volete convincermi a riprendere la penna in mano :P

      Elimina
  7. Con la poesia abbiamo tutti, o quasi, un conto in sospeso. Prima o poi intendo riaprirlo, magari con Raymond Carver. Chissà quando, però!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, le poesie di Carver devono essere un bel dire! Magari ci dirai tu!

      Elimina
  8. Io ho una folta collezione di poesia anche se non la espando più da anni. Il mio preferito, credo ormai chi legge il mio blog lo sappia, è Rainer Maria Rilke, ma amo anche Holderlin, Baudelaire, Rimbaud, Whitman, Dickinson, Auden, Yeats, Blake, Donne, Shakespeare, Milton, ecc. ecc.
    In quanto a scriverla, niente da fare. Anch'io ho bisogno di dilatarmi in territori vasti, anzi vastissimi.

    RispondiElimina
  9. La mia poesia preferita comunque è "Vuoi giocare?" di Dezső Kosztolányi, che ho ritradotto dall'ungherese con l'assistenza di due amiche madrelingua e pubblicato nel mio blog.

    RispondiElimina
  10. E se posso farmi altra pubblicità (censurami pure, se vuoi ^^) ci tengo a citare le due poesie di Dan Andersson che ho tradotto per la prima volta in lingua italiana dallo svedese (tutto da solo stavolta) e anch'esse pubblicate sul mio blog.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Censurarti? E perché? Anzi, vado a cercare nel blog le tue traduzioni.
      Ami la poesia straniera, dunque.
      Comunque, è bello potere attingere dalla bellezza dei versi (quando capiti e assorbiti) e farne tesoro per la propria scrittura prosaica. Questo mi manca, in effetti. Semmai leggo una bella prosa lirica e provo ad assimilarla, ma la poesia "poesia" no!

      Elimina
    2. Vuoi fornirmi tu stesso i link ai tuoi articoli?

      Elimina
    3. Volentieri :)

      La poesia ungherese è qui: http://ivanolandi.blogspot.it/2014/05/giocare-allamore-giocare-alla-morte.html

      Le due poesie svedesi qui:
      http://ivanolandi.blogspot.it/2014/12/juke-box-3-ballate-nere.html

      Elimina
    4. Mi piace il tuo lavoro di traduzione. Penso sia difficilissimo mettere parole italiane a versi stranieri.

      Elimina
  11. Anch'io fatico a leggere intere raccolte di poesie. Ho amato Montale, Ungaretti, Prevert, la Merini, la Dickinson. Ogni tanto mi piace sfogliare qualche raccolta e leggere qualche poesia qua e là. Ma sempre a piccole dosi... ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E anche tu hai come la sensazione di perderti nelle parole, nel senso letterale e non metaforico?

      Elimina
  12. L'unico che ho continuato ad apprezzare oltre all'obbligo scolastico è Thomas Eliot. Ecco, lui potrei rileggerlo ancora, e ancora, e ancora. Leopardi, non so.
    Cavolo, quanto mi sento in colpa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Invece, il fatto è che io non mi sento in colpa. Dovrei?

      Elimina
    2. No. Però ti risponde una che ha il tuo stesso rapporto con la poesia, quindi non so se vale.

      Elimina
  13. Gli unici momenti di poesia vera li ho vissuti quando i poeti stessi mi hanno letto a voce alta i loro versi. Non sto parlando di Montale, ovviamente, ma di sconosciuti signor nessuno. Un'esperienza da brivido, una lettura non convenzionale, ma ispirata. Non avrei mai letto quelle parole con l'intonazione che hanno dato loro. Solo in quel momento ho capito che mi trovavo davanti a una poesia. Non riesco neppure a immaginarmi come sarebbe stupefacente la lettura fatta da Montale o Leopardi. Credo che la scuola uccida la poesia con la storia che te la deve spiegare per forza, in pratica la riduce a razionalità.
    Helgaldo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi domandavo infatti tempo fa se, visto cosa permettono i mezzi moderni, i poeti non dovrebbero cambiare approcio, non so, podcast o canali youtube invece della sola parola scritta. Però spesso i poeti sono timidi ;)

      Elimina
    2. Sono d'accordo: solo l'autore di certe parole sa come farle arrivare declamandole.
      E, per rispondere a Grilloz, in effetti esistono gli audio-libri,chissà come sarebbe un audio-poesia!

      Elimina
    3. Di poesia non ne ho mai visti, ma non dubito che ci siano. Qui in germania sono molto più diffusi che in italia, magari la prossima volta che passo in libreria do un'occhiata.

      Elimina
    4. Chiederò anch'io. Mi è venuta la curiosità!

      Elimina
    5. Devo essere sincero. La poesia presuppone un pubblico presente nel momento della lettura.
      Del poeta non ho colto solo il tono della voce ma anche i gesti, la postura, anche la timidezza, e la voce incerta a tratti, o il dolore, o lo stupore. In digitale questo risulterebbe piatto. Audiolibri o attori che leggono le poesie sono ugualmente fuorvianti. Quello che ho visto è anche la partecipazione emotiva del pubblico.
      Helgaldo

      Elimina
    6. Chi scrive poesie non è detto che sappia, poi, declamarle. Bisogna essere un po' attori, o no? Se lo si sa fare, però, immagino che l'effetto sia sorprendente: un pubblico vero, a quel punto, ci vuole sempre.
      Io mi vergognerei come una ladra, anche se il problema nemmeno si pone!
      Tu hai mai scritto poesie?

      Elimina
    7. Dove ho guardato oggi, ma non è una delle librerie più grandi, niente audiolibri di poesia, solo rmanzi e saggi (però non c'erano neanche molti libri di poesia)

      Elimina
    8. No, mai stato tentato di scrivere poesie. :)

      Ritengo invece che NON bisogna essere attori, ma poeti. Gli attori leggono le poesie da attori, cioè le recitano, ma non le vivono. Pensa A Silvia letta da Scamarcio o da Gassmann in perfetta dizione italiana e da Leopardi, un ometto gobbo e malandato, magari con una chiara inflessione dialettale. Sono presenze fisiche diverse. Ho ascoltato la poesia Il mio gatto, che una vecchietta striminzita ha letto con voce tremolante da un vecchio quadernone, quindi mai pubblicata, bianca in volto dal panico da palco, eppure sono scrosciati applausi appassionati perché davvero si percepiva la forza delle sue parole. E una ragazza handicappata che me ne legge una sull'amore non corrisposto? Sentimenti da brivido per il dolore che ti trasmette. No, un attore non potrebbe, gli manca il vissuto, non è un esercizio di interpretazione. La poesia va vissuta, non interpretata.

      Elimina
    9. Sì, hai ragione. L'autenticità dei sentimenti non può venire fuori da un copione.

      Elimina
    10. Il commento Anonimo precedente era di Helgaldo: Anonimo Helgaldo Veneziano

      Elimina
    11. Solo tu puoi fregiarti di questo titolo "a pieno titolo": più anonimo di te, caro Helgaldo, qui in mezzo non c'è nessuno! :P

      Elimina
  14. Io non sono portata a scrivere poesie, sono decisamente più per la prosa e anche lì sto ancora perfezionandomi.
    Forse per questo ammiro molto i "poeti" di tutti i tempi che scrivono poesie, ammiro la capacità di esprimere in una manciata di versi un concetto, un pensiero, un brivido, un'emozione. Non è da tutti. Rimango un po' ancorata alle poesie dei grandi della letteratura, Foscolo, Leopardi, Carducci, Pascoli, Montale, Ungaretti; ho apprezzato la poesia non convenzionale di Cesare Pavese e quella più recente di Alda Merini. Però anch'io come te fatico a leggere un intero libro di poesie. Credo però che il libro di poesie non vada letto, ma tenuto a portata di mana per sfogliarlo ogni tanto e scoprire una poesia nuova e se mi dimentico di farlo non mi sento in colpa, no neanche un po' :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anch'io ammiro, ma non usufruisco.
      Credo che l'idea sia proprio quella: sfogliare di tanto in tanto un libro di poesia, magari per trovare l'ispirazione per una bella pagina di prosa.

      Elimina
  15. Marina ti volevo ringraziare per avermi nominato nel tuo post e volevo dirti che non è facile discutere di poesia, devi sapere che in "Ricordi nella notte" aveva preparato una Prefazione cercando di dire qualcosa che non risultasse banale. Ma mi sono ritrovato 16 pagine di delirio visivo, dove io stavo seduto in un bar a parlare con Holderlin Rimbaud e Poe... pazzesco. Alla fine ho deciso di non mettere questa cosa perché mi sembrava troppo dissacrante ed inutile, infatti non ho scritto niente, nemmeno due paroline, pensando che l'unica cosa giusta da fare fosse semplicemente presentare l'opera nuda e cruda senza nessun vestito da mettergli addosso. Credo che i lettori, nel mio caso pochissimi, troveranno la strada, la loro strada da soli. Ciao e grazie ancora per avermi menzionato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Volevo una scusa per fare il tuo nome anche in veste di poeta... e mi sono inventata questo post! :P

      Elimina
  16. Mi piace leggere i poeti, ma... non interi libri :O Non si fa mica per studio ormai! Si sceglie il libro e si leggono alcuni componimenti, più che sufficiente! Sarà che l'effetto della poesia è più concentrato (su di me, ovviamente posso parlare soltanto della mia esperienza)?
    Ma... Sylvia Plath? Te la suggerisco fortemente! ^_^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È proprio questo effetto concentrato che mi disorienta. Quello che rappresenta la forza della poesia diventa ai miei occhi un suo difetto.
      :(
      Però, darò un'occhiata a Sylvia Plath! :)

      Elimina
  17. Buongiorno Marina, ^_^

    questa giornata inizia con la lettura del tuo articolo (il fine settimana svolgo attività di recupero!) e mi sorprendo a leggere il mio nome; ne sono onorata e per questa coraggiosa citazione ti ringrazio tantissimo. Io adoro la poesia e trascorro molto del mio tempo a leggere, a cercare di comprendere il significato profondo delle parole. Riflettere è quello che mi piace di più. Succede anche con alcuni romanzi di fermarmi a pensare, ma li, c'è più la voglia di divorare le pagine per sapere cosa accade poi. Nella poesia, invece, il ritmo è più calmo, non c'è la fretta di arrivare, è piuttosto una passeggiata in un giardino dove più lenta cammini, più dettagli e angoli nascosti puoi scoprire. La poesia esplora frammenti svelandone la grandezza e si lascia esplorare da chi ci viaggia dentro; quello che amo è la possibilità di decidere che profondità raggiungere. Direi che è questo quello che amo della poesia. Forse, sarà che sono intimista e questa avventura solitaria tra i versi mi rapisce completamente. Spesso, mi capita di soffermarmi su un verso per giorni. Però, mi capita anche di non capire, di sbadigliare annoiata o di sbuffare frustrata. Mi arrabbio quando leggo poesie che usano un linguaggio così sofisticato, complesso, da evocare immagini contorte e metafore talmente cervellotiche che per comprenderle davvero ci vorrebbe uno psicologo e sento che la magia che cercavo più che nascosta è svanita chissà dove. Però, non riesco a rinunciare a questa forma di scrittura sensibile. Questo è il mio rapporto con la poesia: strizzatine d'occhio, sorrisi, liti, rappacificazioni... in pratica, una storia d'amore.
    Non credo, che esista una forma di scrittura superiore a un'altra; sono modi di esprimersi, diversi, preziosi, ed è bello che esistano. Io, non saprei davvero scegliere, così come non ho mai saputo dire se preferisco l'alba o il tramonto, il mare o la montagna, il rosso o il blu, il dolce o il salato, la musica classica o il rock. Queste dicotomie mi sono proprio indigeste. Le mie preferenze sono legate più alla qualità, a momenti e a stati d'animo personali, che non a scelte di gusto a priori.

    Bacioni ^_^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il fatto che io non simpatizzi con la poesia non significa che non sappia riconoscere chi, invece, dimostra una sintonia perfetta con essa!
      Ci sono modi diversi di esprimere la propria intimità, apprezzo chi ci riesce con poche essenziali efficaci parole che dicono tutto in uno spazio così breve.
      Tu sei bravissima! :)

      Elimina
  18. La poesia è la forma di scrittura più difficile in assoluto, secondo me. Facilissimo scivolare nel banale e nello zuccheroso.

    Qualche anno fa scrivevo anche poesia, e ho pubblicato un paio di raccolte, illustrate da me, ma poi ho giudicato poesie e immagini davvero insulse. Nella prefazione di una di queste raccolte ho parlato proprio della differenza che c'è, secondo me, tra prosa di un romanzo e una poesia: la prima è una cattedrale, o comunque una chiesa, la seconda è il raggio che attraversa la vetrata. Alla fin fine, sono decisamente una prosatrice e preferisco l'ampiezza della cattedrale.

    E comunque la poesia non è facilmente definibile... so solo che a volte mi chiedo, leggendo una poesia: "Ma come fa?" esattamente come davanti all'insuperabile bravura di un attore. Nel mio blog ogni tanto propongo un poeta abbinato a un'opera d'arte, nel percorso "Luoghi dell'anima", con una brevissima biografia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bella l'immagine della cattedrale e del raggio che la attraversa da una vetrata, rende perfettamente l'idea: si vede che hai frequentato la poesia! :)

      Mi sto aggiornando a poco a poco, venendo spesso a trovarti nel blog: verrò a leggere anche i tuoi "Luoghi dell'anima".

      Elimina
    2. Grazie, ti aspetto volentieri, vedrai che troverai delle sorprese... poetiche!

      Elimina
    3. Cara Cristina,
      ho dedicato a qualcuno, anni fa, la poesia di Prevert, Ungaretti è nel mio cuore, Hikmet nella mia libreria..., ma una, questa sera, me la voglio dedicare:

      Marina (P. Verlaine)

      L'oceano sonoro
      Palpita sotto l'occhio
      Della luna in lutto
      E palpita ancora,
      Mentre un lampo
      Vivido e sinistro
      Fende il cielo di bistro
      D'un lungo zigzag luminoso,
      E che ogni onda
      In salti convulsi
      Lungo tutta la scogliera
      Va, si ritira, brilla e risuona.
      E nel firmamento,
      Dove erra l'uragano,
      Ruggisce il tuono
      Formidabilmente.

      Elimina
  19. Ah, Verlaine! Faceva parte della triade dei poeti decadenti francesi che adoravo, al liceo: Baudelaire, Rimbaud e Verlaine. Baudelaire mi aveva letteralmente folgorato, del resto ero nell'età giusta per farmene affascinare.

    RispondiElimina
  20. Il mio libro d'esordio è una raccolta di poesie, ma capisco bene quel che dici: se non scatta la scintilla, il fuoco non s'accende ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Poesie "ispirate" di Andrea Cabassi: dopo il tuo ultimo post, sarei proprio curiosa di vedere il fuoco che ti si è acceso dentro! :)

      Elimina