Saltato l'appuntamento natalizio, mi sono riallineata con l'iniziativa mensile di Patricia Moll, "Insieme Raccontiamo", capitolo 17, di gennaio.
Le regole per partecipare le trovate qui.
Un incipit e una continuazione, con una interessante variante: la presenza di una foto molto suggestiva cui ispirarsi.
Sempre nel principio che il divertimento vien scrivendo, vi propongo il mio sequel.
L'INCIPIT di Patricia:
Era l’alba. Gli piaceva scendere in spiaggia a quell’ora. In giro non c’era ancora nessuno perché i vacanzieri erano andati a dormire da poco.
Il silenzio interrotto solo dalla voce del mare lo rasserenava.
Girovagando, aveva oltrepassato il promontorio. In una piccola baia seminascosta l’aveva trovata...
Il mio RACCONTO:
Era l’alba. Gli piaceva scendere in spiaggia a quell’ora. In giro non c’era ancora nessuno perché i vacanzieri erano andati a dormire da poco.
Il silenzio interrotto solo dalla voce del mare lo rasserenava.
Girovagando, aveva oltrepassato il promontorio. In una piccola baia seminascosta l’aveva trovata...
- Cosa? Cosa aveva trovato, nonno?
- Un'imbarcazione tutta arrugginita, abbandonata sulla battigia.
- Continua, continua la storia...
Tanti e tanti anni prima, una tempesta si era abbattuta in un paese di pescatori.
Era stato un giorno indimenticabile: il mare, sconquassato dall'uragano, aveva inghiottito barche ormeggiate che la furia aveva strappato alla solidità delle funi. Le onde, vecchie signore con i capelli bianchi, irascibili e smaniose, si erano infrante contro gli scogli, trascinando via detriti, alghe, frammenti di roccia divelti dal fragore. L'oceano aveva inghiottito tutto: uomini e cose. Uomini sorpresi durante il sonno dentro le cabine sommerse dall'acqua e cose destinate a diventare ruggine nei fondali.
Solo un bambino di dieci anni, che aiutava il padre nella pesca, era riuscito a mettersi in salvo aggrappandosi a una tavola di legno trascinata dalle onde.
La mattina successiva...
L'anziano rimboccò le coperte al nipote che si era addormentato, chiuse il libro di racconti e andò nella sua stanza.
Seduto sul bordo del letto aprì il cassetto del comodino e prese la foto: la carcassa di un peschereccio giaceva sulla riva.
Tanti e tanti anni prima una tempesta si era abbattuta anche nel suo paese di pescatori e quella barca, ferita e oltraggiata dal mare, era ciò che non aveva mai dimenticato.
Spiazzante. Mi piace. Se ho interpretato bene (ho appena terminato di scrivere a mia volta e non ci sono ancora tutto) è una storia nella storia nella storia...
RispondiEliminaDirei che hai capito le mie intenzioni. Grazie. ;)
EliminaBello
RispondiEliminaSai che hai raccontato di emozioni che riportano a me bimbo che ascoltavo le storie di vecchi pescatori dell'angiporto? Mi hai fatto venire il magone. Te pozzino...
RispondiEliminaA parte queste smancierie da cinquantenne rincoglionito, racconto impeccabile. Bello. Scritto con maestria.
Il mare in tempesta è una delle cose che mi fa più paura. L'impotenza di fronte all'ineluttabilità. La foto, questa volta, mi ha subito dato l'idea di quello che volevo raccontare.
EliminaGrazie, Max! :)
Bellissimo! Sembra veramente vissuta la storia e senz'altro saranno successi casi simili.
RispondiEliminaPer me, quel bambino era proprio il nonno 😊😊
Buona giornata e grazie!
Grazie a te: contribuisci a tenere la fantasia in allenamento, il che per me ha qualcosa di magico.
EliminaBaci :)
Bello Marina, soprattutto che un relitto di quel genere di abbia ispirato in questo modo .... aspetta che forse mi è venuta un'idea ... :D
RispondiEliminaCiao
Marina
L'ispirazione è così: quando meno te lo aspetti... Leggerò presto il tuo racconto. :)
EliminaAnche a me è piaciuto tantissimo!
RispondiElimina:)
RispondiEliminaDavvero molto bello, mi è piaciuta l'idea e la realizzazione (io ho deciso che il bambino di allora è il nonno, come Pat e forse Ivano, che però resta sul vago :D): la descrizione della tempesta è meravigliosa *_*
RispondiEliminaBravissima!
Grazie Glò. Libera interpretazione. ;)
EliminaBellissimo racconto. Anche a me è piaciuto molto il racconto della tempesta, perché sembra quasi una fiaba nel modo di narrare. Il mare è potente ancora più del fuoco, e il relitto arrugginito è ciò che lui custodisce nel cuore, oltre che nella fotografia.
RispondiEliminaIl vecchio racconta una fiaba, in fondo, una fiaba che lui conosce molto bene. :)
EliminaGrazie, Cristina!
Si vede la figura del nonno che racconta una storia e intanto gli si velano gli occhi perché quella "storia" lui l'ha vissuta...
RispondiEliminaGià, quasi come un deja vu. :)
EliminaBellissimo. Forse mi ci butto pure io. Dovrei trovare il tempo.
RispondiEliminaTrovalo. È divertente. :)
Eliminabellissimo Marina ... che combinazione il tuo nome con questo racconto .... mi verrebbe da dire ... e poi??? mi è piaciuto da morire.. bacioni
RispondiEliminaGrazie, Giusi. Io amo il mare e ... sai che non avevo pensato al mio nome che si sposa bene con il contesto narrato? Hai ragione. :)
EliminaE poi... il vecchio ripone la foto dentro il cassetto del comodino e va a dormire. La vita continua...
Hai virato verso il racconto del racconto... brava!
RispondiElimina:D
EliminaCiao bellissima, ti escono idee stupende, bello davvero.
RispondiEliminaMa grazie, Anna Maria. :D
EliminaLeggendo le ultime righe ho sorriso di tenerezza ed il cuore si è stretto in un movimento emozionale. Direi che quando si riesce a produrre questi effetti su chi legge ed in così poche battute, è il massimo per chi ha tentato di scrivere, di trasmettere un'emozione ^_^ Bravissima Marina! Brava Brava... :***
RispondiEliminaPenso, cara Irene, che in poche righe si possa mantenere un'aspettativa, è nella lunga corsa che ci riempiamo di dubbi e caschiamo.
EliminaIntanto, però, mi prendo il "Brava Brava bravissima" e me lo tengo stretto. ;)