martedì 22 gennaio 2019

Assaggio condiviso del Premio Campiello 2018


18 ottobre 2018: Iara, organizziamo una lettura insieme?”

La scelta è caduta su “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino.

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Entrammo una alla volta. Dopo ore di attesa, in piedi nel corridoio, avevamo bisogno di sederci. La stanza era grande, le pareti bianche. Al centro, un lungo tavolo di legno su cui avevano già apparecchiato per noi. Ci fecero cenno di prendere posto.

Io e Iara ci accomodiamo accanto ad altre dieci donne, alcune stanno dritte e compite, i capelli tirati in uno chignon. Altre si guardano intornocerchiamo subito Rosa Sauer; riconoscerla non è difficile: è quella con le mani intrecciate sulla pancia e lo sguardo affamato davanti a un piatto di ceramica bianca. Sta per cominciare il rito che accompagnerà il momento dei nostri pasti quotidiani: testeremo le pietanze destinate al Führer, per fugare il pericolo di un potenziale avvelenamento ordito a suo danno dai nemici. 
Fra le pareti bianche della mensa, io, Iara e le altre dieci donne, diventiamo le assaggiatrici di Hitler.

Cosa significa avere fame? Fuggire da una guerra e avere fame; avere fame e paura insieme. Significa essere disposti a scendere a compromessi, è la contraddizione della vita messa a rischio per ottenere la salvezza. La sopravvivenza è una regalo, quando bisogno e povertà stremano, ma può anche diventare una condanna. Rosa Sauer, le altre nove ragazze e noi con loro abbiamo scelto la condanna e abbiamo imparato a convivere ogni giorno con il senso di colpa e la morte, che può giungere da un momento all’altro, camuffata da delizioso strudel di mele o servita dentro un pasticcio di asparagi. Guadagnare duecento marchi al mese vale il sacrificio, anche avere la pancia piena e il palato soddisfatto:

Che prelibatezza, questi asparagi, ma il veleno non è amaro?

Ci siamo abituate a essere pagate per mangiare. Può sembrare un privilegio, è un lavoro come un altro. E, giorno dopo giorno, il conto alla rovescia della possibile morte riparte al suono degli stivali delle SS, che dettano il ritmo dei nostri pasti, nella mensa della caserma militare di Krausendorf in cui viviamo da recluse, a poca distanza dalla “Tana del Lupo”, dove invece si nasconde Hitler. 

Lupo era il suo soprannome. Sprovveduta come Cappuccetto Rosso, sono finita nella sua pancia. Una legione di cacciatori lo cercava. Pur di averlo in pugno, avrebbe fatto fuori anche me.

Il secondo giorno da assaggiatrice Rosa si alza all’alba e si sente sola, dopo un’intera notte sveglia. Esce a cercare Zart, io e Iara la seguiamo fino al pollaio, dove il gatto sonnecchia acciambellato accanto al recinto quasi fosse responsabile delle galline. D’altronde non è prudente lasciare sole delle signore - Zart era un maschio all’antica, lo sapeva. Gregor invece se n’era andato: voleva essere un buon tedesco, non un buon marito.

Rosa Sauer vive con i suoceri nel villaggio di Gross-Partsch, adesso che la guerra incalza nella capitale da dove è fuggita e il marito è partito per servire la Patria. La vediamo, la sua solitudine, piazzarsi in mezzo ai dialoghi con Herta e Joseph, così solerti nel prendersi cura di lei. Qui siamo tutti consapevoli che il tempo dell’attesa può essere breve o lungo e che non si può fare altro che allenare speranza e pazienza: la guerra finirà e Gregor tornerà per restituire una serena vecchiaia ai genitori e il sorriso alla sua giovane sposa; chissà, forse anche un figlio.
Intanto, ogni mattina, saliamo insieme a Rosa sul pulmino e, dietro il finestrino macchiato da aloni di pioggia, seguiamo con lo sguardo la casa sparire dietro la curva e pensiamo tutte le volte: “chissà se avremo la fortuna di ritornarci.”
La caserma militare è un edificio scolastico in mattoncini rossi, sotto un cielo che ha il colore del piombo; io e Iara annusiamo nell’aria gli odori della mensa, fame e disagio sempre a farci compagnia. Studiamo la sala - le finestre con le grate di ferro, l’uscita del cortile costantemente piantonata da una guardia, le pareti senza quadri: questo posto è angosciante. Il clima paranoico e la diffidenza accompagnano ogni gesto, ogni azione e noi guardiamo con sospetto ad alcune ragazze: “chissà che tipo è Elfriede Kuhn” - chiedo a Iara, mentre osservo di nascosto gli zigomi ossuti, i capelli lucidi e la durezza nello sguardo di questa donna tanto respingente quanto carismatica: sarà sempre ostile o diventerà un'amica speciale? Nel contesto di ospitalità coatta in cui ci troviamo è difficile interpretare le reali intenzioni di tutte o comprenderne gli stati d’animo.

Come si diventa amiche?
Succede a scuola, o sul posto di lavoro, nei luoghi in cui si è obbligati a passare tante ore della propria esistenza. Si diventa amiche nella coercizione.

“Shhh, si avvicina un uomo.” - dico guardando verso la cancellata che delimita il cortile, in cui, adesso che fa caldo, ci è concesso di trascorrere qualche minuto di svago, a fine pasto.
Elfriede è attaccata al muro, io, Iara e le altre drizziamo la schiena, Rosa rimane seduta sulla panchina.  
“In piedi.”
Indossa l’uniforme. Non l’abbiamo mai visto.
“Ho detto in piedi!”
Ha un naso piccolo, infantile. Gli occhi leggermente vicini, color nocciola.
“Obersturmführer Ziegler. Tieni a mente il mio nome. Perché farai quello che ti dico, da oggi in poi, lo faranno tutti. Intanto, saluta come ti hanno insegnato.”

****

A pag. 100 alzo gli occhi dal libro: sono distesa nel divano di casa mia. Mi accorgo di avere letto la prima parte del romanzo in un tempo brevissimo, ma qualcosa mi ha spinto fuori dalla storia all’improvviso e da questo momento non sono più in grado di immedesimarmi con lo stesso slancio.
Non cammino più insieme a Iara dentro la mensa della caserma o nella campagna di Gross-Partsch; non siamo più due assaggiatrici di Hitler, adesso, banalmente, siamo due messaggiatrici su Whatsapp, che si confrontano sulla lettura in corso.
La storia sentimentale, che entra nella seconda parte del romanzo a pieno titolo, ci divide: a me la storia d'amore fra Rosa Sauer e il tenente delle SS proprio non piace e questo insolito legame fra i due finisce per pregiudicare il bello che ho finora trovato nella storia. Così, il mio interesse vibrante per l'inedita esistenza di un gruppo di donne costrette a giocare d’azzardo con la morte, inesorabilmente scema. Provo subito una spontanea, immediata, avversione verso Ziegler: questo uomo è insulso in tutto quello che dice e che fa, la sua strategia di conquista mi infastidisce, mi innervosiscono anche l’atteggiamento di Rosa e certe sue reazioni. 

Io e Iara concordiamo sul pregevole stile dell'autrice; la scrittura è fluida, innegabile la sua bravura nel gestire il lessico: il testo è preciso, non una sbavatura, i termini sono esatti, scelti con cura per rappresentare e qualificare in modo perfetto persone e situazioni; Iara sottolinea alcune riuscite caratterizzazioni e l’uso di metafore non scontate. Poi "assaggiamo" la parte finale del romanzo e...


Non potendo condividere con voi la nostra discussione, che svela molto di quanto accade, metto un punto al post.
Anzi alla Postorino.

24 commenti:

  1. Insomma, stavolta il premio letterario era meritato.

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    1. Nonostante le mie aspettative sulla storia non del tutto soddisfatte, direi che sì, il premio è meritato.

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  2. Ho finito di leggerlo anche io da poco e come te sono rimasta perplessa. La spiegazione che sta nei ringraziamenti poi mi ha spiazzato perché pensavo che solo qualche cosa fosse romanzato. La storia tra Rosa e il "Cattivo" mi ha infastidito, ma il salto che a un certo punto prende il romanzo mi ha scombussolato. Mi sono persa e mi sono chiesta perché correre così all'improvviso. Non lo so. Lo stile non lo discuto, ma il resto non mi ha conquistato troppo, devo ammettere che una punta di delusione la sento ancora.

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    1. Mi sentivo la solita aliena a trovare sempre qualcosa che non va anche nelle letture migliori, invece ogni tanto mi consola constatare che qualcuno ha le mie stesse sensazioni. :)

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  3. Insomma, pure questo non ti è piaciuto...

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    1. Non pienamente. La prima parte sì, molto, poi, purtroppo, la storia ha preso una piega che mi ha deluso. Però, come ho ammesso in altre discussioni, questo è il classico esempio di giudizio assolutamente soggettivo. Il libro merita.

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  4. Negativo? Se sei stata costretta ad uscire dalla storia, lo è di certo. Peccato! L'argomnto mi sembrava vincente all'inizio che tu e Iara condivideste in toto. Ma poi ci si mette l'amore -no, che melensaggine- tra due nemici -che sciocco- e tutto decade in espulsione anale.
    È da almeno una diecina di anni che non viene premiato un buon libro allo Strega. Una fine ingloriosa come tutta la cultura italiana.
    Ma questo forse lo compro. Mi intriga quell'inizio di cui parli.

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    1. Non mi sento di parlare del tutto in negativo di questa lettura, anzi. Fai bene a volerlo leggere, perché la storia è scritta bene ed è interessante. "Le assaggiatrici" ha vinto il Campiello, che è un Premio verso cui non sono critica come per lo Strega, anche perché segue logiche di giudizio diverse, penso meno pilotate.Il libro ha meritato la vittoria, solo che a me molte cose della trama non hanno fatto impazzire, forse perché mi aspettavo l'entusiasmo completo, che invece si è fermato alla prima parte.

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  5. Ciao marina, che bello trovare questo post sulla nostra esperienza. Quello che hai scritto rispecchia pienamente il percorso che abbiamo condiviso; ovviamente, non è possibile raccontare tutte le riflessioni che hanno accompagnato questa lettura per non svelare dettagli che meritano di essere assorbiti senza mediazione. Vorrei poter sintetizzare con un giudizio di merito questo libro, ma mi risulta impossibile farlo perché mi è piaciuto e non mi è piaciuto. Mi sono sentita tradita dall'autrice che a un certo punto ha smesso di raccontarmi la storia che stavo seguendo. Perfino il rapporto d'amore clandestino (che un po' ci ha divise) nel mio modo di sentire ha avuto un senso e ha trovato tutta la sua forza in quell'epilogo che mi ha irritata prima e convinta poi. Potrei parlare di questa lettura per ore, perché ha il merito di portare la discussione su temi importati di cui la sopravvivenza umana è solo quello più evidente; mi rendo conto, però, che non sarebbe giusto verso chi non ha ancora letto il libro e ha intenzione di farlo.
    Grazie Marina per aver condiviso con me questa lettura. Ehm...
    A quando la prossima? :-P ^_^

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    1. La nostra discussione è continuata con nuove impressioni da parte tua dopo una rilettura del romanzo. Vero, ci sarebbe da dire molto di più, anche sui personaggi: ho solo accennato a Elfriede, ma lei è la mia preferita. Anche la vicenda di Leni è bella. A me ha colpito la bravura nel raccontarla questa storia, la Postorino è un'ottima scrittrice e, visto il modo in cui ha scritto, è anche un'ottima editor, poi che nel contenuto mi aspettassi altre scelte è un fatto esclusivamente di gusto mio personale. Però, ho notato in giro che sul finale in tanti siamo d'accordo!
      La prossima lettura? Quando vuoi e chi vuole aggiungersi è benvenuto. ;)

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  6. Ho sentito opinioni contrastanti su questo libro che, mi pare di capire a parte le prime cento pagine, non ti ha conquistata. La storia che tratta mi sembra interessante, deve essere terribile avere fame al punto da accettare un lavoro che ogni giorno può portarti alla morte.

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    1. Merita di essere letto, al di là delle mie opinioni soggettive, anche perché la storia prende spunto non solo da un fatto vero, poco conosciuto, quello dell'esistenza di questo gruppo di assaggiatrici di Hitler, ma anche dalle suggestioni che l'autrice ha tratto dopo avere letto un trafiletto di giornale in cui si parlava dell'ultima assaggiatrice vivente (poi è morta, aveva 96 anni), Margot Wolk. La Postorino ha romanzato il tutto, ma se si pensa che realmente c'erano donne tedesche che si sacrificavano per salvare il sedere a Hitler... Una storia inedita, davvero!

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  7. Quindi il tuo, più che un assaggio, è stato un vero e proprio mordi-e-fuggi... ;-)

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    1. Ho morso, ma non sono fuggita. Sono arrivata alla fine in poco tempo, volevo comunque vedere come andava a finire.
      Questo Premio è salvo. ;)

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  8. Oh, mamma... sono emozionata. Io la Postorino l'ho conosciuta leggendo L'estate che perdemmo Dio, e che dirti, Marina, mi è entrata nel sangue. A parte che è quasi una corregionale e se ricordo bene siamo pure coetanee, ma con quel romanzo ha scalato le vette del mio cuore. La trovo talentuosa e sopratutto dotata di uno stile proprio e della capacità di attingere alla vita, quella vera, quella che si vive, ricorrendo poi alle parole per dipingerla. Rosella pratica in poche parole quella scrittura che io tanto amo. Almeno riferendomi al romanzo che ti ho citato. Vorrò certamente leggere anche questa sua di opera, magari quando a casa mia si decideranno a lasciarmi quotidianamente un'oretta di vita per me? Lo spero! Ti farò sapere... Intanto, grazie!

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    1. Anche a me è piaciuto molto il suo stile e più volte a Iara scrivevo: "ecco, questo è il modo in cui vorrei scrivere io." Per esempio, ha un modo di chiudere i capitoli perfetto, usa in modo eccellente la tecnica dello show don't tell, è brava. Del resto, ne ha fatto anche una professione.
      Penso che leggerò altro della Postorino: ho già cercato il libro che citi tu, il titolo mi piace molto. E le assaggiatrici, certo che devi leggerlo: ho idea che ti piacerà. ;)

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  9. Questo libro ce lo siamo vissuto insieme per altri aspetti, avendo incontrato io e te la Postorino quel bel pomeriggio di novembre.
    Quello che lasciò colpite entrambe, è stata la dialettica, la preparazione nel suo porsi, l'impressione che dà di "sapere il fatto suo".
    Non ho amato particolarmente questo libro, però lo ritengo ancora fra quelli che si devono leggere. Un po' come per la Commedia dell'arte, al di là degli effetti di un singolo spettacolo, il tema è fondamentale, non si può perdere.
    A quanto pare, la Wolk fu realmente aiutata a fuggire da un ufficiale nazista, ma come te penso che avrei evitato di farne una specie di storia di amore. Penso però che dietro questa scelta ci sia un colpo di astuzia. Non è escluso che punti alla trasposizione cinematografica o televisiva, e per il tipo di pubblico medio la storia di pseudo amore ha potere attrattivo.
    Sostenere un romanzo italiano ha un suo perché, ma in mano a una Lessing o a un Marai questa storia sarebbe stata tutt'altra cosa. Inutile negarlo.
    Fammi capire, non leggerai più nulla di suo? Io volevo provare con uno dei suoi primi romanzi. Quelli che l'hanno fatta entrare nell'olimpo di scrittori/editor.

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    1. Sì, alla presentazione lei è stata splendida, mi ha fatto una bellissima impressione, ero molto curiosa di leggere questo suo libro. Sai che, ora che lo dici, penso che tu possa avere ragione circa la trasposizione cinematografica del romanzo? Gli ingredienti ci sono tutti. Anche la Nemirovsky avrebbe dato un tono diverso alla storia sentimentale: non so cosa mi abbia stonato di preciso nel personaggio di Ziegler, forse proprio un fatto di empatia, come diciamo sempre.
      Comunque sì, voglio leggere le due storie di cui la Postorino ha parlato la sera dell'incontro, i suoi due primi romanzi. Poi ci confrontiamo anche su quelli.

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  10. Ho il libro in lista, per cui ripasserò a leggere il post, quando l'avrò letto ... curiosa di sapere cosa ne pensi.

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    1. Anch'io di sapere cosa ne penserai tu. Aspetto le tue impressioni. ;)

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  11. A me è piaciuto. Si lascia leggere bene. Visto che sembra che qui siate tutti contrari agli spoiler non posso dire molto altro soprattutto su quel punto del cambiamento di storia che invece io ho approvato e trovato “tecnicamente” molto azzeccato. I personaggi sono solidi, condivido che è molto brava nel mostrare. La storia d’amore? Io non l’ho vista, quello non è amore.

    Viola Emi

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    1. In effetti chiamandola "storia d'amore" abbiamo generalizzato, giusto per identificare il rapporto nato fra lui e lei. Non c'è l'ombra di sentimentalismi e questo va bene, perché si capiscono le ragioni di questa relazione, ma di solito quando leggo di incontri amorosi nei romanzi mi fa piacere emozionarmi, immedesimarmi, chiedermi "io che farei al posto suo", idealizzare il lui in questione, invece qui la storia mi ha smosso solo antipatia nei confronti della relazione, totale lontananza dal personaggio maschile, una sorta di incompatibilità fra me e il modo di fare o le reazioni di lei. Tutto è stato respingente, ecco. Non parliamo di quando lei va all'ospedale e... a proposito di spoiler mi taccio anch'io. :)

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  12. A parte le opinioni contrastanti, c'è una cosa che accomuna tutti i giudizi: questo libro colpisce. Vuoi per il tema, vuoi per la bella scrittura, ma resta impresso. E non è questo che desideri un autore?
    Personalmente non l'ho letto (e non so se ci riuscirei), ma da come lo pubblicizzano, e con le osservazioni di Luz, penso anch'io che punti al cinema o ad un film per la televisione.
    Che non sarebbe male: dato che ci sono pochi lettori, meglio produrre prodotti video e mantenere viva la memoria. Perché non accada mai più.

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    1. Invece leggilo, ne vale la pena.
      È una storia inedita: Hitler c'è senza esserci, le donne non sono vittime ebree ma tedesche. Un modo originale per celebrare la memoria, con un insolito punto di vista.

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