giovedì 15 giugno 2023

In viaggio con Proust: la piattaforma girevole del risveglio

La osservo, mentre si trucca davanti allo specchio. Le ammiro la pelle liscia del viso, la forma della bocca e i capelli neri, lucidi, con un taglio corto che le conferisce un’aria sbarazzina. Lei è sempre ventenne, io non lo sono più: ho fatto un viaggio nel tempo e l’ho raggiunta là, dove la giovinezza è ancora il dono che presto le sarà sottratto. E parliamo. 

Dobbiamo sostenere un esame, i miei pensieri sono il riflesso di uno stato d’ansia che non mi abbandona. So che lei è preparata, mentre io no e non voglio farlo, questo esame. 

In un tempo lontano, nella dimensione al di qua di quella che sto raccontando, mi aveva detto “studiamo insieme?” e avevamo stabilito un calendario fatto di incontri programmati e pagine di libro assegnate da ripetere il giorno concordato. Lei ci credeva. Credeva in quel progetto per il futuro, io per me vedevo e volevo altre cose. Il sonno notturno mi restituisce spesso, con mille variazioni, questa consapevolezza e la sensazione che l’accompagna.

Allo specchio il suo viso è luminoso: curva con il rimmel le sopracciglia e sbatte le palpebre per assestare gli ultimi tocchi di precisione. Ha fatto un buon lavoro: su di lei è facile. “Cosa ti manca per finire il manuale?” Sudo, ho le palpitazioni: ho troppe cose ancora da rivedere, non sono pronta. Bella e sorridente lei, cupa e agitata io. 

In un’aula piena di volti anonimi siamo sedute nello stesso banco, con un foglio bianco davanti agli occhi; lei tiene stretta la penna fra le dita, io la faccio dondolare fra indice e medio e fisso il colore del suo smalto verde menta. Poi, come presa e portata via da una macchina del tempo, mi trovo dentro la sala da pranzo di una casa, a Palermo, quella dove lei ha abitato durante gli anni universitari; osservo la tavola apparecchiata per la colazione, le quattro tazze disposte su ogni lato sopra delle tovagliette all’americana di plastica con motivi floreali e poi sono dentro una chiesa. Tre panche più avanti a me noto una giovane donna che indossa un cappotto rosso, si volta, la riconosco: quanto tempo! Il suo sorriso è sempre uguale, la sua voce rimbomba nel limbo onirico in cui sto fluttuando e la inseguo dentro la penombra confusa della mia camera da letto, che la luce del giorno non illumina del tutto. 


Accanto a questo album c’è la piattaforma girevole del risveglio: l’immagine, man mano che il sonno si allontana, è cancellata da numerose altre, finché arriviamo a quella che si presenta soltanto quando la piattaforma si ferma, l’immagine coincidente con la casa che vedremo appena aperti gli occhi.


Ho fatto un sogno, qualche notte fa, in cui ho mescolato in un’unica suggestione elementi della mia esistenza: una strana, quasi incomprensibile, preoccupazione che mi assale ancora inconsciamente e frammenti di ricordi legati a due persone che sono state per me importanti, in modo diverso.

Proust mi viene incontro con la malia delle sue parole:


Alle oscure pareti della stanza affacciata sui sogni, [...] pendono, anche dopo il risveglio, i ricordi dei sogni, ma avvolti in così fitte tenebre che spesso li scorgiamo per la prima volta solo nel bel mezzo del pomeriggio, quando il raggio di un’idea similare va per caso a colpirli.


Così, la data di un compleanno ricorrente giorno otto di questo mese ha aperto dal nulla una breccia su quel sogno coperto dall’oblio e ne ho ripercorso ogni momento, con la sorpresa di chi scopre di essere beneficiario di un grande dono.


“Alla ricerca del tempo perduto” mi appartiene anche per questo: per la facilità con cui adatto i miei pensieri a quelli di chi scava per raggiungere l’anima delle cose che scrive; perché adoro trovare nell’opera la quotidianità trasferita su un elevato piano letterario, assistere alla sublimazione di ciò che è banale e diventa bello, quasi unico. Adoro che si definisca “piattaforma girevole del risveglio” quel percorso naturale per cui lentamente usciamo dal sogno per incanalarci nel tunnel del ritorno alla vita vera, fatto di forme e proporzioni concrete. La nebbia sfuma nell’aria del mattino, i suoni si confondono con quelli tratti dalla realtà: la campanella di una scuola è il trillo di una sveglia; la voce che nel sogno fa il tuo nome è il nome pronunciato con un altro tono da chi viene a darti il buongiorno. La piattaforma si ferma e tu apri gli occhi dentro il letto che ti ha cullato nel sonno. Del sogno resiste una flebile fiammella che si spegnerà dopo pochi istanti, salvo poi riaccendersi quando il raggio di un’idea similare va per caso a colpirne il ricordo. 


Ho avuto la fortuna di vivere due amicizie speciali, in periodi differenti della mia vita: due amiche cui ho voluto bene, con le quali ho costruito ricordi, siglato momenti indimenticabili e che adesso non ci sono più. 

Quando i sogni mi restituiscono intatte le immagini di entrambe, senza che il tempo intacchi la giovinezza dell’una o la malattia il sorriso dell’altra, il risveglio chiude una porta che vorrei tenere sempre aperta e quella giostra di suoni e presenze e gesti e parole finisce di vorticare nel benefico accesso d’alienazione mentale che è il sonno. Lì rimane lasciandomi soltanto la nostalgia appesa all’ultimo avanzo di reminiscenza e cinque minuti di vuoto, che colmo alzandomi dal letto.










26 commenti:

  1. Comprendo questi tuoi "viaggi". Il sogno è spesso, intorno alla nostra età, quel "luogo" in cui capita di tornare a eventi, persone, anche di un passato lontano. Siamo inconsciamente spinti verso il ricordo, non lo sappiamo ma vogliamo ricordare, ed è come lo descrivi tu, aiutandoti con le parole del tuo amatissimo Proust. Oggi ricorre in me un pensiero che sta diventando certezza. Nel corso della nostra esistenza si sedimentano eventi cui non sappiamo dare importanza mentre avvengono, anche tu tocchi questo aspetto. Non ci rendiamo conto di stare scolpendo quei ricordi nel momento in cui li viviamo nel presente. E poi, come Proust teorizza ingegnosamente, basta un nulla per riportarli alla superficie. Se il sogno mi lascia spossata e depauperata di un qualcosa, immalinconita, anzi a volte proprio affranta se una di queste ricostruzioni avviene durante la notte, è bellissimo invece vivere il ricordo in stile madeleine. Ieri sera, per esempio, ci è capitato a cena, mentre ci concedevamo un pezzetto di formaggio dopo il pasto, quell'Auricchio che mio padre adorava. Franco ha detto "proprio tuo padre mi ha insegnato a gustare il formaggio da tavola, in famiglia da me non lo consumavamo". Era un sapore, la consistenza del morso, a riportarci alle sere in cui eravamo attorno alla tavola di mio padre che amava dispensare assaggi di formaggi di ogni tipo, di ogni regione. Gli piacevano i sapori forti, il Pastore sardo su tutti, si vantava di avere assaggiato perfino quello coi vermiciattoli. Insomma, ieri sera, attorno a quel boccone di "provolone giovane", abbiamo ricostruito uno dei momenti più piacevoli di un passato ormai lontano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il sogno ha il vantaggio di farti vivere le situazioni elaborate dal subconscio come se fossero vere e certe volte è bellissimo potere riparlare con persone care, che non ci sono più, riabbracciarle (non sai quante volte mi capita di sognare mio nonno ed è talmente bello e reale ciò che vivo che il risveglio diventa sofferenza). L'altro giorno ho provato qualcosa di simile: la felicità di essere ancora con queste due mie care amiche, scomparse in anni diversi, di sentire le loro voci, la loro risata, per poi trovarmi solo con un pensiero fisso rivolto a loro quando mi sono svegliata. E questo è lo svantaggio dei sogni: acuiscono la nostalgia e rinnovano certi stati d'animo accantonati dalla vita che va avanti. I ricordi si accarezzano con meno traumi, con essi sfiori i momenti, le persone, il passato con "impatto visivo" soft e, come dici tu, sono molto più belli, soprattutto quando si accendono grazie a un'inezia.
      E tuo padre è tornato dentro i sapori di una cena: che meraviglia!

      Elimina
  2. Ah, i sogni! Sono un grande mistero... a volte così realistici da lasciare un filo di stupore al risveglio, come se una realtà parallela ci fosse appena scivolata via dalle dita. Anche a me capita di sognare gente del passato, di solito sono persone che hanno lasciato in me qualcosa di irrisolto o di doloroso. Forse è un modo che l'inconscio trova per spingerci a sciogliere quei nodi.
    Un saluto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono convinta di quello che dici: il subconscio, in fondo, non fa che riportare a galla qualcosa che a livello conscio rifiutiamo o abbiamo volutamente archiviato. Ma archiviare, ahimè, non è dimenticare ed ecco che la notte ci presenta spesso il conto!

      Elimina
  3. Io ormai non ricordo più i sogni. A parte il fatto che spesso sono afflitto da un'insonnia che mi fa stare in stato di dormiveglia per ore e ore e mi fa aprire del tutto gli occhi quando ancora il resto della famiglia dorme, sarà che ho anche perso lo "spirito" adatto per sognare. Ho smesso di farlo a occhi aperti, evidentemente questa rinuncia si è estesa anche alle ore in cui gli occhi sono semichiusi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. (Il commento era finito nello spam. Che strano!)
      Non parlarmi di insonnia, da qualche mese ne soffro anch'io, ma la mia è legata all'ingresso nella menopausa, sigh! Però quando poco poco mi addormento, mi si apre un mondo: ho un'attività onirica sviluppatissima. Sui sogni a occhi aperti siamo sulla stessa lunghezza d'onda! ;)

      Elimina
  4. Suggestivo questo sogno unito a reminiscenze proustiane.
    Io sogno moltissimo e sono spesso in viaggio tra alberghi, corridoi, scale, treni, stazioni e persone che viaggiano con me...Ma sogno anche la mia città natale che risulta in parte diversa dalla realtà, ma da sogno a sogno è sempre uguale tanto che potrei farne la piantina. Per questo, dico spesso che appartengo ai luoghi. E a volte ci sono accostamenti strani che mi restituiscono ricordi e fanno pensare.
    Grazie di questo post e un saluto di buona domenica!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sapessi che attività onirica ho io! Faccio un mare di sogni ogni notte e il bello è che al risveglio, nell'immediato, li ricostruisco tutti passo passo, poi bastano pochi minuti per dimenticarli. Anch'io sogno spesso luoghi che sono sempre gli stessi, anche se non del tutto ripresi dalla realtà, come se ci fosse un archivio di "luoghi onirici" cui ogni tanto torno ad attingere.

      Elimina
  5. Non mi è mai capitato di ricordare un sogno dimenticato grazie al “raggio di un’idea similare”. Un tempo mi alzavo e scrivevo subito il sogno, bei tempi, ne ho scritti tanti. Dopo anni ho buttato via tutto. Adesso, la maggior parte delle volte, li dimentico in fretta.
    Tranne il sogno ricorrente: sono alle elementari o alle medie o al liceo e mentre tutti i miei compagni, Luca, la Giulia, la Chiara, la Barbara, Marco hanno studiato e sono pronti io non lo sono e cerco in tutti i modi di recuperare. Oppure loro già lavorano e io sono ancora all’università e ancora non so come gestire le segreterie, le aule e tutto il casino dell’università. È un sogno che prende forme diverse, ma è sempre lui, ormai lo riconosco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Faccio un sogno analogo: io che devo fare un esame ma non ho studiato abbastanza e tutti, attorno a me, sono preparati... Certo che il subconscio ce ne dice di cose, eh! Un tempo ho provato a mettere per iscritto i miei sogni, o almeno quelli più importanti, ma non so, perdevano di malia: raccontarli non era mai come averli vissuti e mi sono arresa. Però, in genere, me li ricordo tutti e certe volte il loro ricordo ritorna anche nel tempo.

      Elimina
    2. Magari perdono di malia, ma le parole che usi per raccontarli sono anch'esse significative e possono rivelare significati nascosti, facci caso.

      Elimina
    3. Questo è vero: anche il tono in cui li racconti dice sempre molto più di quello che stai rappresentando con le parole.

      Elimina
  6. Ho bevuto il tuo sogno, a volte ci sono frammenti in comune, evanescenti, confusi ma comuni: i luoghi, il tempo, i rapporti..una tavola in una stanza da pranzo. Mi trovo spesso in questa situazione di non potere o riuscire a commentare un testo che scritto bene e veritiero in fondo non abbisogna d'altro che di una seria lettura. Ciao Marina ( se mi concedi il tu)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il mondo dei sogni è talmente vasto e io lo amo così tanto che potrei parlarne e scriverne a lungo: se ci pensi, è uno dei pochi argomenti che attraversa la vita di tutti, per questo è facile trovare dei punti di contatto. Grazie e naturalmente certo che ti concedo il tu! :)

      Elimina
  7. Premesso che spesso soffro di insonnia e che la maggior parte delle volte non ricordo i sogni (sembra sia normale quando si passa dal sonno profondo alla sveglia che bruscamente ci riporta alla realtà) anch’io comunque trovo conforto nei sogni ogni tanto, una volta ho sognato la mia amica morta nel 2021 che mi sorrideva, mi sono svegliata con la sensazione fortissima che fosse ancora viva. I sogni possono restituirci un ricordo o una nuova interpretazione di esso o della vita stessa. Quasi sempre rispondono a un bisogno interiore, almeno credo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo credo anch'io, Gilulia: i sogni rispondono a un bisogno interiore che nasce dal senso di mancanza che continuiamo a provare nonostante il trascorrere del tempo. E io sono così felice di potere ancora vivere dei momenti con le persone che non ci sono più: quando le sogno, okay, la nostalgia mi accompagna per tutto il giorno, ma per me è comunque una festa.

      Elimina
  8. Marina, oggi tra gli spam ho trovato un to commento dove parli del desiderio di vivere il Vangelo.
    Ho risposto.
    Ciao.

    RispondiElimina
  9. Io sogno ad occhi aperti, e leggendomi lo sai.. non ho il privilegio di ricordare cosa sogno (ammesso che sogni), ma la bellezza di creare mondi, dialoghi, vite alternative e mi sembra un bel sognare, perlomeno mi è di gran sollievo, questo vivere con tanti paralleli ad accompagnarmi, a chiedermi amicizia, a ricreare quel sogno notturno che solo rare volte riesco a non infrangere appena sveglio..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E che bella fantasia hai quando sogni a occhi aperti!
      Pensa, io durante la notte mi sveglio spesso e tutte le volte che apro gli occhi ho un ricordo nitido del sogno appena fatto, il che vuol dire che ho una sviluppatissima attività onirica, che non mi dispiace (sebbene preferirei farmi un'unica tirata fino al mattino e ricordarmene magari solo uno di sogno!)

      Elimina
  10. Il sogno può essere compreso solo da studiosi. Il complicato è nel transfert.
    L'inconscio vorrebbe tirare fuori qualcosa che ti piace, m deve affrontare il filtro della morale che vigila nel conscio. Ci sono simbologie precise.
    C'è uno che vorrebbe accarezzare la sorella. Scatta il processo transfert e sogni di sbaciucchiare una gatta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo è un mondo che mi affascina molto: spesso cerco di interpretare i miei sogni tenendo conto dei desideri inconsci; poi, ogni tanto, cedo alla tentazione di credere a certi significati e finisco per sorriderne (tipo sognare di volare o di mangiare dolci, che credo celino impulsi sessuali o la caduta di denti, che annuncia disgrazie). Quando sogno persone che non ci sono più, invece, mi piace pensare che vengano semplicemente a trovarmi nell'unico posto dove posso ancora godere della loro presenza.

      Elimina
  11. ( Questi tuoi post mi ricordano quanto tu sia di un altro pianeta in fatto di scrittura... )

    RispondiElimina