Sono in casa di zia Luisa, la sorella più piccola di mio padre, l’ultima arrivata di sette fratelli. La più dinamica, la più eclettica, la più estroversa, la zia che non si faceva chiamare zia dai nipoti ma solo Luisa, e che io, invece, mi ostinavo a chiamare zia Luisa, quasi non riuscissi a separare l’apposizione dal nome proprio e ne facessi un’unica parola: ziaLuisa.
La stanza in cui entro è piena di ricordi e di oggetti che non servono più, sono parte di una quotidianità che ha cessato di essere il perpetuo avvicendarsi di giornate tutte uguali e ha assunto la fissità di uno scatto fotografico: una libreria ancora piena di libri, il piccolo trespolo porta collane sul davanzale della finestra, vuoto come un albero con i rami spogli in autunno e un letto ortopedico addossato alla parete, che sembra una scialuppa arenatasi sulla spiaggia dopo una tempesta in mare. La quiete è arrivata, sperata, ma inattesa. Ha lasciato un vuoto immenso e il silenzio di tante parole che avrebbero continuato a farsi strada fra le pieghe della lunga degenza, se non si fossero spente nelle prime ore di un mattino di novembre.
Lo spazio abitato per mesi dalla zia Luisa trattiene una memoria olfattiva, che mi investe nel momento in cui lo occupo e mi riporta ai pomeriggi in cui venivo qui e svolgevo piccole mansioni per suo conto, senza sapere che quelli sarebbero stati gli ultimi momenti trascorsi insieme a lei. È come se la vedessi ancora, piegata sotto le lenzuola, con gli occhiali inforcati su un viso scarno ma curato e in mano un libro, perché dove la malattia le aveva sottratto la libertà dei movimenti, il caparbio attaccamento alla vita non le aveva intaccato gli interessi né scalfito le facoltà intellettive. Ed è come se lo percepissi ancora, l’odore (ormai del tutto svanito) di biancheria pulita, di disinfettante e di malattia. Ma la malattia non impregna gli oggetti, rimane come un’eco che rimbalza di parete in parete senza trovare il modo di disperdersi nell’aria. È solo un fardello da smaltire, a carico del tempo.
Noi nipoti ereditiamo i libri di zia Luisa: un regalo che vale oro. Possiamo prendere tutti quelli che vogliamo, così, con calma e commozione, seleziono per me alcuni romanzi mai letti: “Istanbul” di Oran Pamuk, “L’anno della morte di Ricardo Reis” di José Saramago, “Un cuore così bianco” di Javier Marìas e poi Nick Hornby, Ian McEwan, J.M. Coetzee...: in tutto ne scelgo venti. Nella prima pagina di ognuno di essi c’è una firma e una data: Luisa 2007, Luisa 2000, Luisa ‘94, Luisa ‘89, Luisa ‘79... e in questo risalire la corrente del passato vedo mia zia giovanissima madrina di battesimo di una neonata me, amante dei viaggi e della vita, giornalista apprezzata, felicemente innamorata del ragazzo inglese (architetto e pittore) che poi avrebbe sposato. Me la ricordo nell’anno del matrimonio, quando tutta la nostra numerosa famiglia, proveniente da più parti, si era mossa compatta per venire a Roma a festeggiare quel giorno speciale (io ero al secondo anno di università); le foto di gruppo, di fratelli, nipoti, di noi cugini riuniti in una delle rare occasioni di incontro collettivo... e ricordo l’abitazione a Trastevere, l’ambiente suggestivo, raccolto, personalizzato in cui ospitava amici e parenti, prima di trasferirsi a Monteverde Vecchio, in un attico da cui adesso mi affaccio, pensando che la bellezza che mi circonda continuerà a raccontare di lei.
Jonathan asseconda tutti, parla al telefono, alterna parole in italiano con altre in inglese, che gli viene più facile pronunciare. Ciò che con il sorriso riesce a mascherare, è il suo sguardo a rivelarlo: gli occhi sono come pinze che afferrano i ricordi custoditi in ogni angolo della casa. Vorrebbe liberarsi di quelli spiacevoli e tenere per sé solo i più belli, ma è ancora troppo presto per scacciare dalla mente il pensiero del doloroso cammino dentro la malattia affrontato accanto a zia Luisa, per i tanti anni in cui esso è durato. Ci sono esperienze su cui il tempo lentamente fa calare l’oblio e certezze che, invece, durano per sempre e non si piegano di fronte al passare degli anni: l’amore di Jonathan e Luisa è una di esse.
Seduta sul divano del salone, sfoglio l’album fotografico in cui zia Luisa attraversa tutte le età ed è fin troppo ovvio chiedersi perché le sia capitato, nella vita, quello che a lungo ha patito. Allora penso alla prova di Giobbe, penso al Calvario di Gesù Cristo, penso che ciò che nessuno riesce a spiegarsi umanamente, sia un progetto di Dio imperscrutabile, come ogni cosa nella mente dell’Onnipotente lo è e credo che il suo triste destino l’abbia fatta entrare a testa alta Lassù, dove mi aspetto, un giorno, di trovare tutte le persone alle quali ho voluto bene.
Zia Luisa sarà accolta con la musica dei Baustelle in sottofondo; ai piedi avrà scarpe basse, indosserà un pantalone nero alla pescatora e una blusa; al collo porterà una collana in stile etnico e in testa, sopra un caschetto di capelli con una frangia sbarazzina, uno splendido cappello a tesa larga, eccentrico come quelli della Royal family. Ed entrerà camminando sulle sue gambe.
Al ritorno, in camera da letto, con il silenzio delle assenze ad amplificare le emozioni, ripercorrendo la giornata appena trascorsa, svuoto il sacco con i romanzi portati via perché godano di vita propria nella mia libreria e facciano ancora parte del patrimonio familiare. Li custodirò come beni con un valore aggiunto, perché appartenuti a chi, ormai, non c’è più.
Una storia dall'apparenza triste, ma con una grande speranza. Incontrare le persone care morte su questa terra e che vivono in un altro posto.
RispondiEliminaIn effetti io vivo di grandi speranze, non più rivolte alla vita quaggiù, ma a quelle dell'"altro posto".
EliminaNon dire così, ci sarà ancora qualcosa del mondo reale per cui vivere!, no?
EliminaIo vivo solo per i miei figli, che per me è una gran cosa, ma le speranze su questo mondo sono ridotte a zero, dico sul serio!
EliminaHai onorato la sua memoria in modo bellissimo, come al solito con le tue parole è come se dipingessi un quadro dove sai mettere in risalto tutti quei particolari che ti permettono di afferrare il senso di una storia. Come te sono sicuro che una volta passati a miglior vita, ritroveremo tutte le persone che abbiamo amato e che a loro volta ci hanno voluto bene. Sant'Agostino d'altronde diceva che nulla di tutto ciò che abbiamo amato andrà perso.
RispondiEliminaUn saluto
Ho chiuso gli occhi e le parole sono venute spontanee: ho scritto guidata dall'emozione viva sgorgata da immagini e momenti vissuti negli ultimi giorni. Sono contenta di avere trasmesso il bene che volevo a mia zia attraverso le mie parole. Grazie di cuore.
EliminaLe persone continuano a vivere dopo la morte non solo nel mistero di un'altra vita, ma nei ricordi, nei sentimenti che hanno suscitato in noi, negli oggetti, nei profumi, nella particolare atmosfera delle loro case e via dicendo. E' una presenza sottile, ma non meno reale che tu hai ricostruito, rivissuto e descritto in modo mirabile.
RispondiEliminaGRAZIE!
Grazie a te, Annamaria. Le persone continuano a vivere nei ricordi, quelli non ce li porta via nessuno, anzi il tempo sa come custodirli bene.
EliminaUn omaggio delicato, a ZiaLuisa.. vivrà nell'immaginario dei nipoti, ed è la memoria più bella, più sentita, autentica.. ha lasciato un vuoto ma lo riempirete di suoi flashes, di sorrisi, profumi. Credo che essere ricordati sia dono splendido..
RispondiEliminaOggi, per esempio, sto indossando un giacchino suo. Una mia zia, salita a Roma per questo triste evento, ha voluto fortemente che io tenessi con me questo capo di abbigliamento. Mi sta bene e adesso sono felice di essermelo portato a casa insieme ai libri. La ricordo anche così: so che lei ne sarà felice!
EliminaGrazie, Franco.
Condoglianze, le perdite sono sempre dolorose quando c'è un forte legame con la persona che purtroppo se ne è andata. Le parole che le dedichi sono bellissime, ovunque lei sia sono sicuro che potrà percepire l'affetto che traspare dai tuoi ricordi, dal tuo osservare la sua stanza, dal tuo rivivere la sua vita col suo album fotografico.
RispondiEliminaSpero che sia così: zia Luisa mi voleva molto bene (voleva bene a tutti i nipoti). Negli ultimi tempi, mi aveva personalmente detto delle cose molto belle riguardo alla mia famiglia, ai miei figli (che adorava) e a mio marito (che stimava tantissimo): porterò le sue parole sempre nel cuore. Grazie, Ariano!
EliminaBrava Marina
RispondiEliminaGrazie Mariella!
EliminaAvevo postato un commento, ma è finito nello spam?
RispondiEliminaSì, era finito nello spam, ma recuperarlo è stato un attimo! ;)
EliminaMi spiace molto per la tua perdita. Ho vissuto qualcosa di simile alcuni mesi fa con mio zio. Ricordo vividamente gli odori del salotto in cui stava e quegli ultimi giorni in cui si sapeva che il tempo era poco ma non sapevi mai cosa aspettarti. Sono ancora dell'idea che la malattia sia una delle cose più ingiuste che esistano. Non mi sento per niente in pace con l'idea che possa accadere casualmente a chiunque. Provo una rabbia e una paura che difficilmente possono risolversi. E quindi le tengo dentro ben nascoste, cercando di ignorarle.
RispondiEliminaCondivido la stessa rabbia e la paura di eventi imprevedibili legati alla salute, che puoi solo imparare a gestire, ma che spesso vanno solo in una direzione. Anche a me dispiace per tuo zio: capisco le tue sensazioni, quel chiedersi se è mai abbastanza ciò che si fa per la persona cui vogliamo bene. E il tempo può essere amico o nemico, dipende da quanto ti dà e quanto ti toglie. Ignorare rabbia e paura è un buon metodo per vivere al meglio delle nostre possibilità. Grazie Davide!
EliminaGrazie, Filippo, ha scritto una cosa molto bella!
RispondiEliminaPer me zia Luisa era una risorsa, una donna che ammiravo in tutto, ma ciò che più mi rimarrà impresso di lei è quella pazienza che non le ha fatto mai mollare la speranza anche nei momenti peggiori della sua malattia. Forte, caparbia e veramente innamorata della vita anche quando la vita le aveva tolto il bene principale: la salute. Possa vivere in perpetuo. Grazie ancora.
È sempre triste perdere una persona cara, soprattutto una così affine (dalla tua delicata descrizione penso anch’io che zia Luisa ti assomigli). Credo comunque che le persone che non ci sono più restino presenti nel cuore e nella mente di chi li ha amati
RispondiEliminaSì, i ricordi non muoiono mai. Grazie, Giulia.
EliminaIo immagino questa ziaLuisa lì, al tuo fianco, a suggerirti nell'orecchio, con un sussurro dall'altrove, i titoli da portare nella tua libreria. Chissà.
RispondiEliminaNel momento che descrivi sento l'eco di altri momenti simili, sebbene senza libri in eredità. Alcuni sono ancora là, nessuno ha avuto il coraggio di toccarli. Altri invece non erano lettori, ma ho molti uncinetti che tengo in un cassetto come fossero quadri d'autore. E poi mi domando chi verrà a prendersi i miei libri, un giorno. Forse gli stessi che, senza legami di sangue, mi chiamano comunque zia Bibi.
Già. per esempio era come se sapesse che mi mancavano due libri della trilogia di Kent Haruf e lei aveva proprio i mancanti! Canto della pianura sarà la mia prossima lettura.
EliminaI miei libri andranno ai miei figli certamente... cioè spero, ma so che non potrò dubitare della loro sorte perché entrambi leggono molto e ai libri tengono quanto me. Tieni cari gli uncinetti, beni preziosissimi se appartenevano a una persona speciale.
Grazie Barbara.
Questa formidabile ziaLuisa a me sarebbe piaciuta. Ci vedo non solo l'intelligenza brillante ma anche un pizzico di eccentricità. Mi dispiace per questa sua morte prematura e per tuo zio acquisito, di cui immagino la tristezza. Una come ziaLuisa lascia il vuoto attorno, è un esempio di bella persona. Come ti ho detto altrove, mi ha colpito questa grande famiglia che torna a riunirsi per darle l'ultimo saluto, questo ritrovarsi in un passaggio triste che solo la solidarietà familiare può attenuare. La famiglia è una grandissimo dono.
RispondiEliminaSì, ti sarebbe piaciuta moltissimo. Era istrionica: recitava delle parti e da bambini ci faceva sorridere; aveva dei buffi cappelli con i quali faceva travestire mia nipote, che si divertiva a indossarli insieme a foulard e cianciane varie. ZiaLuisa era un mito! Ed è stata sfortunata, purtroppo, con questa lunga e terribile malattia. Un marito accanto meraviglioso!
EliminaNoi sì, siamo una famiglia unita e ci vogliamo tutti bene, pur nelle distanze; quando possiamo ci ritroviamo, certo in queste occasioni il piacere è diverso, ma è stato comunque bello ospitare mia zia e mia cugina, che non vedevo da tempo.
Hai fatto un ritratto bellissimo e intenso di tua zia, pieno d'amore. Ogni tua parola mi ha trasmesso delle emozioni che a volte si sono legate alle mie e mi hanno fatto ripensare ai forti legami con le mie zie e ai tanti momenti trascorsi con loro, sia prima che dopo la morte dei miei. Mi dispiace molto per la tua perdita, immagino sia molto dolorosa anche se hai la speranza, e non è poco, di ritrovarla un giorno. Io non ho fede, ma i miei genitori e altre persone vicine che non ci sono più, a volte le vedo in sogno e nel mio cuore poi sono sempre presenti. Grazie per aver condiviso questo ricordo, ciao Marina.
RispondiEliminaGrazie a te, Ninfa, per questo commento. La morte mette un punto alle relazioni umane, questo è un dato innegabile, però apre altre vie di comunicazione con le persone che non ci sono più e non è nemmeno un fatto legato alla fede (quello ce le fa immaginare come anime in un posto glorioso) ma di percezioni: te li senti vicino, ti sembra di potere parlare sempre con loro e di avere qualcuno che ti ascolta. Mi piace vivere così il dolore di ogni perdita importante e sono certa che per te sia lo stesso.
EliminaMi trovo perfettamente in sintonia con il commento di mr loto.Riesci a portare il lettore in stretta connessione con quanto scrivi ,oserei dire sempre.Grazie e buona serata .
RispondiEliminaL.
Grazie a te.
EliminaApprezzo molto il tuo modo di scrivere: poetico e malinconico.
RispondiEliminaGrazie Pino!
EliminaQuei libri sono davvero un tesoro prezioso e forse tra le sue pagine sarà lei a parlarti. Un grande abbraccio.
RispondiEliminaPreziosissimi, hai ragione. Ne sto già leggendo uno e sento di essere in sua compagnia. Grazie. Un abbraccio a te.
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