È un dato di fatto, ormai devo rassegnarmi. Ma come ci sono finita, io, in questo secolo in cui sono fiorite molte delle cose che più mi mettono a disagio? Con le mie gambe, certo; tutto sommato vivendo serenamente e rendendo lode al buon Dio per questo.
Rendere lode, che espressione kitsch!
Strana epoca, questa! strana e brutta, concedetemi la franchezza.
Sono cresciuta plasmando delle ideuzze che erano semi di opinioni poi fortificatesi negli anni. Da bambina giocavo con le bambole, mi inventavo storie pazzesche e per me tutto il mondo era racchiuso nella mia stanza; era il regno da cui venivo fuori solo quando arrivava il momento della merenda. Allora mi godevo lo spazio pomeridiano della tv per ragazzi: il programma/contenitore "Il dirigibile”, di cui ricordo solo Saturnino Farandola, lo sceneggiato trasmesso al suo interno con quella divertente sigla finale, che ancora adesso canticchio con assoluta nitidezza (“Gru gra grongro grugrù gragrà, bongo bongo frifrì frafrà”) e poi Le avventure di Huckleberry Finn e Orzowei, un mito di cui non mi perdevo una puntata, mentre addentavo la fetta di pane spalmata di Ciao Cream doppio gusto.
Ho vissuto di musica per anni, innamorata di tutte le canzoni che erano fari per la mia immaginazione, perché mi ispiravano le migliori storie, che vivevo prima con la mente e poi con la penna, così non scappavano via. Racconti, raccontini, pagine con inizi di grande slancio ma lente nello sviluppo oppure ben architettate ma prive di mordente; diari che si immolavano alla mia grafomania e raccoglievano cronache quotidiane di giornate scolastiche ed extra scolastiche, con sfoghi e preghiere e sogni... Sono stata un’adolescente degli anni ‘80 e lo so che è una palla sentire sempre ripetere, dalla mia generazione di vecchiardi, che quelli erano anni mitici, che riempiono ancora di ricordi i nostalgici più incalliti (io, naturalmente, fra loro), ma mi viene spontaneo ricorrere alla bellezza del passato per coprire la bruttezza del presente.
Dove sono finite, oggi, quelle bambine innamorate di Barbie! Adesso vogliono essere loro delle barbie già a undici anni! Altroché cartoni animati! Nella fascia pomeridiana è Tik Tok a distrarle dai compiti di scuola.
Ormai faccio parte di una minoranza. Sono fuori moda, poco incline al cambiamento, non mi adeguo per niente, piuttosto faccio la guerra (del tutto silenziosa e personale) a ciò che ormai va per la maggiore: i social cominciano a starmi stretti, ho un netto rigetto verso i corpi tatuati, non amo avere animali in casa (e, sia chiaro, non ho detto che odio gli animali), trovo immensamente triste che il termine mamma sia diventato sinonimo di fallimento nella società, perché significa mancata realizzazione della donna o confinamento della stessa a un ruolo voluto dal patriarcato (quante ne sento! Ormai, quasi, tengo per me l’orgoglio di avere dei figli e di averli cresciuti facendo una scelta ben precisa, altrimenti sarei costretta a giustificare la mia indelicatezza nei confronti di chi non li ha avuti o non li ha voluti). Detesto il politically correct usato strumentalmente per imporre nuove visioni del mondo e odio le etichette, che poi alla fine ti appioppano comunque, anche se non sei schierata.
Mi deprime vedere, durante una trasmissione televisiva, che dovrei non seguire per non riempirmi di avvilimento (ma è un caso che io sia davanti allo schermo, tra l'altro le trasmissioni, ormai, fanno questo: ammorbano con drammi, situazioni al limite del sopportabile, sensazionalismi che non servono a nulla, se non ad alimentare odio e insicurezze su tutto), che ci sono giovani che non sanno nemmeno chi è Gesù, il che mi fa immaginare famiglie del tutto scristianizzate, ma anche profondamente ignoranti, perché va benissimo essere atei, non giudico le scelte di fede o il rifiuto della stessa, ma non conoscere una figura emblematica come quella di Gesù Cristo, dai, è penoso! E fa riflettere, almeno a me fa pensare molto!
Guardo con sospetto all’utilità dell'intelligenza artificiale, considero lobotomizzate tutte le persone che concentrano ogni interesse sull'ultimo modello dello smartphone, che dev’essere altamente performante se no si è tagliati fuori dalla modernità. E quelli che hanno il cellulare integrato nell’orologio? che maturano il tic ormai omologato di ruotare continuamente gli occhi verso il braccio perché ogni secondo una notifica gli squilla sul polso?
E non ce lo vogliamo immaginare un mondo dove le ragazze si fanno “influenzare” da Taylor Mega? (da chi?) Dove il sogno è avere l'X factor nell'ugola, l'esibizionismo entra nelle vite di coppia e il declino artistico va rinverdito in un'isola, deserta per finzione?
Sono rimasta ferma, anzi cammino, ma all’indietro, come chi vede davanti a sé un baratro e si rifugia nelle certezze che si è lasciato alle spalle: ormai leggo prevalentemente i classici di letteratura, perché ne ho trascurati tanti e vorrei recuperarli tutti, la mia scrittura non collima con le esigenze contemporanee (di autori e di editori) e perciò l’interesse verso la ricerca del mio spazio nell’universo di pubblicazioni è sfiorito.
La televisione resta sempre più spesso spenta, in casa mia (il che è diventato un bene), mi tengo alla larga dai deliri ideologici di questa società egoista e guerrafondaia: dopo la parentesi “covid”, che mi ha veramente devastata sotto molti punti di vista, non affronto più discussioni né partecipo a dibattiti e confronti. Insomma per me tutto, adesso, è un immenso pollice verso.
Salvo il Natale, che adoro (e anche qui, a quanto pare, vado controcorrente) e proseguo una deliziosa, insanissima, abitudine, non intaccata da mode e progresso: la fetta di pane cosparsa di crema spalmabile al cioccolato, gustata anche in questo pomeriggio, mentre rifletto se postare o meno l'articolo appena scritto, giusto ora che dovremmo scambiarci gli auguri di buone feste!
condivido il tuo non essere al passo coi tempi e con tutto ciò che va di moda. E non è poi male essere una minoranza, quanto meno le nostre convinzioni non sono l’adeguamento a pensieri che vanno per la maggiore.
RispondiEliminaUn sorriso
massimolegnani