Si chiamano eroi perché compiono gesti straordinari, perché sacrificano con coraggio se stessi per proteggere un bene superiore; perché combattono il male e ne escono vittoriosi; perché ci sarà sempre qualcuno che nella storia e nella vita di tutti i giorni li ricorderà. Allora gli eroi diventano esempi e gli esempi un punto di riferimento, il promemoria del nostro diventare grandi nel mondo in cui viviamo.
Con queste parole, pronunciate qualche anno fa in una quinta classe di scuola primaria, abbiamo introdotto le figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, oggetto di un cortometraggio di cui ho, a lungo, parlato qui e qui.
Quando abbiamo chiesto "se vi diciamo Paolo e Giovanni a chi pensate?" abbiamo riso a lungo: qualcuno ha risposto a due compagni di scuola, qualcun altro agli Apostoli. Parlavamo di eroi e ci poteva pure stare che Gesù lo fosse!
"Ma noi parliamo di eroi dei nostri tempi" - abbiamo precisato - e poi, spiegando cos'è la mafia e come certe persone abbiano scelto di combatterla, siamo arrivati a identificare con quei due nomi i magistrati del pool antimafia Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
Oggi ricorre il ventitreesimo anno dalla morte di Giovanni Falcone, avvenuta nella famosa strage di Capaci il 23 maggio del 1992 (il giudice Borsellino è stato ucciso il 19 luglio sempre dello stesso anno, in Via D'amelio) e ancora una volta la memoria storica mi obbliga a ricordare una delle pagine più brutte della lotta contro la Mafia, nella terra che mi appartiene e che amerò sempre pur se macchiata del sangue di persone che nell'immaginario collettivo (e non soltanto in quello di diciannove bambini di una scuola) sono diventate veri e propri eroi contemporanei da non dimenticare.
Il mio modo per esserci anche questo giorno è ritornare alla storia raccontata in quel cortometraggio, aggiungendo una chicca che ho voluto inserire a fine post per rivivere un momento che per noi, allora, è stato importante: vi mostrerò il minuto finale del filmato che è valsa la commozione del pubblico e un lungo applauso, in piedi, di fronte allo schermo.
Ma prima, lasciate che vi racconti la storia di due bambini come tanti, diversi di carattere, ma con lo stesso obiettivo: vincere ogni forma di prepotenza. Lasciate che vi porti all'epoca in cui, fra i banchi di scuola, essi combattevano contro l'arroganza di compagni dispettosi, che con il loro atteggiamento maturavano dentro sé il seme della disonestà.
Abbiamo raccolto le testimonianze della sorella di Giovanni Falcone, che ha raccontato l'infanzia del fratello, messo insieme le numerose notizie su Paolo Borsellino ad opera di Agnese, sua moglie e ne abbiamo tratto una micro storia che richiama i particolari che più ci hanno colpito.
Il nostro "soggetto cinematografico" parte dall'incubo di Giovanni.
Primi anni '50, Palermo
Giovanni si sveglia in preda all'agitazione; nel suo brutto sogno, quella notte, si scontra ancora una volta con un gruppetto di coetanei che lo prende in giro per via delle due lettere - CN- riportate sulla visiera del suo berretto: sono le iniziali del Convitto Nazionale, la scuola che lui frequenta, ma che, invece, in bocca a quei bambini, si trasformano in "cretino nazionale", un'intollerabile provocazione di fronte alla quale Giovanni perde la pazienza.
Giovanni, infatti, è un bambino vivace e impulsivo; a scuola, come nella vita di tutti i giorni, dimostra determinazione non disdegnando di difendere i più deboli di fronte ad atti di sopraffazione altrui. Ogni mattina, mentre con la sorella si reca a scuola, incrocia Paolo, accompagnato dal padre. Entrambi gli amici vivono nello stesso quartiere e frequentano l'Oratorio dove il pomeriggio, spesso, giocano insieme.
Paolo, dopo la scuola, raggiunge i genitori che hanno una Farmacia e chiede alla madre, come fa sempre più spesso, di potere avere poche lire per potere fare piccoli regali alla bambina di cui è segretamente innamorato, Agnese. Anche lui cresce in un clima familiare austero, ma al contrario dell'amico Giovanni, ha un carattere docile e preferisce risolvere i conflitti ricorrendo a metodi più pacifici. Pur nella loro diversità, Paolo e Giovanni credono negli stessi valori legati al senso di lealtà e giustizia e danno prova di ciò un pomeriggio, durante una partita di ping-pong all'Oratorio, quando si imbattono in un ragazzo più grande, Tommaso, che con tracotanza vuole sostituirsi a uno dei giocatori: mentre Giovanni lo affronta guardandolo dritto negli occhi, pronto a qualunque conseguenza, Paolo prova a calmare gli animi suggerendo di rivolgersi a Padre Giacinto, che avrebbe di sicuro risolto la faccenda. Infatti il parroco interviene e allontana Tommaso dalla sala.
I due amici si ritrovano, così, seduti sulla panchina, a commentare soddisfatti l'accaduto.
(Da qui parte la scena del filmato riportata sotto)
Il ruolo più importante, da adesso in poi, è affidato alla colonna sonora, che abbiamo scelto apposta per la bellezza e la congruenza delle parole: le azioni dei bambini, che girano attorno al tavolo da ping-pong per fermarsi su un lato di esso a parlare in modo affiatato, l'uno accanto all'altro, sono accompagnate dalla canzone "È necessario" dei Tiromancino, le cui strofe sono come un messaggio fra le righe, che parlano a chi sa ascoltarle. Purtroppo nel caricare il video all'interno del blog la qualità si è persa (ho dovuto comprimerlo in un formato a bassa risoluzione) e alcune frasi, soprattutto all'inizio, che scorrevano in sovrimpressione nel video, sono saltate, così le riporterò di seguito per non farvi perdere la bellezza e la poesia della sintonia immagini-testo.
La canzone dice:
"Io so che non è facile
riuscire a proiettarsi nel futuro
immaginando come sarà
la vita andando avanti;
le scelte che farò
saranno sempre più importanti
dei dubbi che ho
che oggi sono ancora tanti"
E quando un bambino, nel giorno del nostro primo incontro a scuola, ci ha chiesto: "ma se combattono il male e ne escono vittoriosi, perché Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati uccisi?", abbiamo risposto che la vittoria è nel pensiero che hanno lasciato, è nella convinzione con cui da allora vivono tutte le persone che hanno capito il loro valore e cioè che la libertà, la democrazia, la giustizia, non sono concetti astratti, ma principi di cui ognuno di noi può farsi portavoce nella società e nel mondo.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non ci sono più ma le loro idee camminano ancora sulle nostre gambe.
Bellissimo post e video stupendo.
RispondiEliminaAmo Falcone e Borsellino, per me restano vivi perchè oggi più che mai è vivo il loro pensiero.
Forse un giorno racconterò anche di quella terribile mattina in cui, mentre ripassavo la procedura civile per l'esame, sentii un boato lontano ma sconvolgente e poi di lì a poco si seppe dell'attentato a Borsellino. Abitavo non molto lontano da Via D'Amelio, a Palermo
RispondiEliminaCredo anche io che dovresti: certe cose, chi c'era, dovrebbe proprio lasciarle scritte per le generazioni successive e per chi non era lì in quel momento.
EliminaLo farò!
EliminaSono stati indubbiamente degli eroi civili perché sapevano che ad andare contro la mafia si rischia la vita e loro la hanno effettivamente perduta.
RispondiEliminaIl mio schifo verso una certa classe politica che ha preso piede nell'ultimi ventennio nasce proprio dalla sensazione che il sacrificio di Falcone e Borsellino sia stato vano, così come le era stato quello di Dalla Chiesa e tante altre vittime della mafia che hanno avuto il coraggio di opporglisi.
Sì, capisco la sensazione: in fondo quel "tipo" di mafia con le clamorose uccisioni di giudici e servitori dello Stato non esiste più ormai da più di venti anni (forse proprio da quelle stragi), ora ha preso piede un'altro tipo di "mafia" che non "uccide" in quel modo, perlomeno, e proprio perché non eclatante agisce indisturbata.
EliminaMa credo che il lavoro di tanti ci sia, anche se non si vede e che altri uomini coraggiosi continuino a fare il proprio dovere in silenzio. La morte tragica di quegli uomini, Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Chinnici, è servita a dare speranza alle generazioni di allora e alle successive. Se perdiamo quella, annulliamo anni di lotta e sacrificio.
Molto belli il video e l'accompagnamento musicale. Rendono bene il dramma e la positività che nasce dal sacrificio di queste persone.
RispondiEliminaSai, ovviamente non era facile dare in mano a dei bambini un copione con frasi molto articolate; abbiamo veicolato i messaggi con immagini e musica e la colonna sonora è stata importante tanto quanto le scene che abbiamo ricostruito: infatti, durante la presentazione del progetto abbiamo appositamente specificato che le parole delle canzoni andavano ascoltate perché non servivano solo ad accompagnare la visione, ma in qualche modo spiegavano il film, lo completavano.
EliminaDovresti scrivere di quella "mattina" condivido anch'io.
RispondiEliminaVolevo dirti che stanotte ho finito di leggere il tuo romanzo. Mi è piaciuto, un'idea molto originale e un finale da cardiopalma. :-)
Grazie, Giulia! il tuo giudizio sul romanzo è un regalo per me, sono veramente felice che ti sia piaciuto. :)
EliminaNon potevo mancare a questo post: bellissimo finale, l'idea di sovrapporre i ragazzi a quella celebre foto. Mi ricordo benissimo dov'ero quando ho appreso la notizia della morte di Falcone e Borsellino. Certe emozioni si legano ai luoghi. Tu eri molto più vicino. Me lo racconterai un giorno. Il vostro cortometraggio tiene accesa la speranza in una Sicilia onesta. La vera lotta parte da lì, da Capaci, da giovani come te. Ce ne sono tanti e vogliono vivere a testa alta.
RispondiEliminaNon avevamo i mezzi, ma avevamo le idee. Quel cortometraggio con i suoi evidenti limiti e i suoi difetti è stato un modo per tramandare il ricordo importante di persone che hanno creduto in alcuni valori fondamentali. Bisognerebbe insegnare questo ai giovani di oggi.
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