Qualcuno un giorno gli aveva detto che i rimpianti sono per persone che hanno un’altra scelta, che la vita è come il mare per i marinai: le onde non si creano, e quando arrivano o ti fai travolgere oppure le cavalchi.
Ho letto “L’eredità delle ombre” agli inizi di maggio e il fatto che ne stia parlando adesso, dopo cinque mesi, non è un caso. È stata una scelta ben precisa.
Voglio dire che non me ne sono dimenticata, che la lettura non è stata un passaggio veloce nei miei programmi o una casella smarcata tra gli “obblighi” da adempiere quando chi scrive è un amico stimato. E proprio perché non l’ho vissuta in questo modo, non ho voluto ospitare il romanzo nel mio blog in un periodo in cui lo stavano già facendo in tanti. Sì, volevo essere l’unica a riparlarne, quando l’entusiasmo per la novità fosse scemato. Allora ho fatto passare l’estate e ho aspettato l’autunno per ritrovare l’atmosfera cupa che ho respirato, mentre mi addentravo nelle ombre di Valter Manfredi.
Ma che storia che ti sei inventato anche questa volta, Max! E per quel poco che ti conosco, so che ti è costata parecchio e che hai investito ogni tua energia in un progetto nel quale hai creduto fin dall’inizio. Parlare di qualcosa che ti ribolliva nelle vene, filtrarlo attraverso la finzione di un racconto, forse, è servito anche a te, per liberarti da qualcuna delle tue, di ombre. Chi non ne ha da smaltire! E quale strumento migliore, se non la scrittura, per riuscirci?
Il tuo non è un romanzo autobiografico, ma di autobiografico c’è tanto, come tu stesso hai ammesso in alcune interviste che ho letto. Il rapporto di odio/amore con la tua città, Genova, imponente, antica, severa, di poche parole. Un po’ puttana alle volte, ma pur sempre la città più bella; la speranza che non muore mai, se a nutrirne la fiamma è l’amore: per una sorella, per un nonno, per un amico, una compagna di vita, per un figlio.
Hai narrato una storia tormentata, fatta di rimpianti, sensi di colpa, scelte estreme, che mi ha portato a stare dietro al protagonista nel suo perenne conflitto fra ciò che era e ciò che è diventato: un uomo costantemente immerso in una quotidianità dove passato e presente si inseguono senza dare tregua ai propri pensieri.
Accidenti, Max, che indagine psicologica condotta su questo Valter Manfredi! Un’“anima dolente”, in gioventù, sempre alla ricerca di qualcosa di indefinito, emblema della disarmonia, dell’assenza di progetto, della solitudine interiore, con un’esistenza da eterno fuggitivo: in fuga dai ricordi, in fuga dalle promesse fatte e disattese, in fuga da se stesso.
Mi ha suscitato pena, ansia, rabbia, comprensione, tutto secondo un itinerario emotivo nel quale tu, immagino, volessi immettere il lettore, quando lo hai posto di fronte al percorso umano del tuo protagonista.
Senza approfondire la trama, facilmente reperibile, sottolineo l’incidente scatenante: la morte non casuale del migliore amico di Valter, che diventa il pretesto per tornare a riaffermare la propria indole battagliera e per recuperare le responsabilità a lungo eluse.
Il momento di regolare i conti con gli sciacalli era arrivato.
Perché ci sono gli sciacalli, in questa storia, eccome! gente priva di scrupoli, mercenari pronti a tradire, servitori della legge corrotti, che suscitano sentimenti di odio, di rancore, verso cui non provi alcuna pietà. E ci sono vittime che vorresti salvare, alle quali tu, invece, non fai sconti, mantenendo un’ammirevole distanza dai fatti che narri: se c’è violenza è la violenza che rimane nei pensieri di chi chiude la pagina e riflette su quanto ha appena letto, non il tentativo fallito dell’autore di mostrarla per quella che è.
In pratica, Massimiliano, ciò che trovo impareggiabile nel tuo stile è la capacità di trasferire sul lettore tutto il carico emotivo che guida la tua ispirazione. Nella tua scrittura si leggono istinto, trasporto e passione, doti che ti contraddistinguono anche come persona, spesso rare, soprattutto quando emergono con lucidità e schiettezza dai contenuti di un testo.
Questa è la vera soddisfazione che devi raccogliere dalle mie parole. E non sono una lettrice appassionata del genere, lo sai.
Adesso, spero di rintracciarti, perché è da un po’ che non ti si vede in giro e, quando gli amici sono latitanti, mi preoccupo.
Ti saluto citando una frase del tuo libro:
Non più ostacoli, ma il via per nuove opportunità.
Che è anche il mio augurio.
E bravo Max! Che però è diventato più invisibile di Mina.
RispondiElimina😂
Elimina“l’eredita delle ombre”, appunto: ci ha lasciato in eredità la sua! 😂
Torno Ivano (non è una minaccia eh 😂). Periodo duro e pesante, lungo. Troppi casini personali. Tornerò con le mie facezie blogghesche.
EliminaSi scrive anche per "liberarsi delle ombre". Mai letto nulla di Riccardi, ma faccio sempre in tempo a rimediare, che si legge anche per riconoscere le proprie, di ombre.
RispondiEliminaVerissimo: si legge e si scrive spinti da istanze di ordine superiore.
EliminaVero, verissimo. Scrivo e leggo, a parte ciò che attiene alla ricerca e allo studio, per le istanze citate da Marina.
EliminaTi ho letto con vera gioia. Come sempre, tratti tutti gli argomenti con grande sensibilità, questa volta parli del mio romanzo, puoi immaginarti l'emozione. Grazie, grazie, grazie.
RispondiEliminaSemplicemente te lo meriti! 🤗
EliminaSei deliziosamente esagerata 😉 Che bello, però. Grazie.
EliminaGran bella recensione, sì, Max ha il potere trascinarci con lui. Un abbraccio a te e a lui, sperando di ritrovarlo sul suo blog e sui nostri.
RispondiEliminaGrazie Mariella. Un grande abbraccio.
EliminaCiao Mariella. Desiderio condiviso.
EliminaComplimenti a Max e mi associo al coro: rivogliamo i tuoi post infinitesimali!
RispondiEliminaGrazie Ariano, grande artista.
EliminaSì, Max, manchi da troppo!
EliminaOttimo scrittore, quelli bravi direbbero "di razza". Io non sono bravo ma lo dico lo stesso ;)
RispondiEliminaPeccato che sia genovese; nessuno è perfetto. :)
Epperò, sta Liguria sforna belle promesse! Siete una “razza” a parte. 😂
EliminaGrazie Marco, scribacchino mi definisce meglio. Bravo sei tu e te l'ho sempre detto.
EliminaMarina si stupirà, ma c'è una secolare rivalità tra Genova e "quell'altra città lì" 😂😂😂
Scherzi a parte, grazie, di cuore.
Letto e in un periodo anche tosto (stavo studiando per un concorso universitario + colloqui varie per la ricerca di lavoro). E nonostante lo riprendessi anche a distanza di giorni, la lettura scorreva, apparentemente semplice ma con una trama ben orchestrata. Eh sì, ci dev'essere dell'aria buona in Liguria! Che sia il mare?
RispondiEliminaBarbara, sono complimenti che mi rendono felice. Tanto.
EliminaMare, moto, moto e mare 😂
Eh sì, sto romanzo provoca un maremoto interiore niente male! 😁
EliminaBarbara, si può dire che questa lettura ti ha anche portato fortuna?
Beh, il concorso non l'ho passato (ma ho imparato cose nuove che non fa mai male) però il lavoro l'ho preso! ;)
Elimina👏🏻👏🏻
EliminaIl post nato da un applauso virtuale, ne alimenta altri! 😉
Brava Barbara 😉
EliminaBravo, Max! Mi avrai fra i tuoi estimatori, prometto. :)
RispondiEliminaGrazie Luana, Marina esagera perché mi vuole bene 😉. In ogni caso, se avrai occasione di leggere uno dei miei romanzi, spero di non deluderti.
EliminaTi voglio bene: vero.
EliminaEsagero: falso. 🤗
Letto e apprezzato, un bel romanzo sempre nello stile inconfondibile "riccardiano", bella analisi Marina.
RispondiEliminaCavoli, grazie Giulia.
EliminaGrazie Giulia.
EliminaBacioni a entrambi 😘
Elimina