martedì 21 marzo 2023

Il significato della rilettura

Avete presente quando scrivete di getto e, nel rileggere, prestate attenzione a tutto ciò che, nell’immediatezza, vi è sfuggito? Controllate che fili ogni cosa, ridate ordine ai pensieri, siete più recettivi e vi accorgete degli errori, delle imperfezioni, delle stonature. Azzardando un parallelo con la lettura, quando inizio un libro mi lascio andare, cioè leggo senza attivare nessuno spirito critico, con l’unica intenzione di godermi la storia, di vivere tutte quelle sensazioni che sorgono con disinvoltura, con le varie tonalità umorali indotte dalla narrazione. La mia è, per rimanere in tema di analogie con la scrittura, una lettura di getto. 

Questo da una parte appaga, da subito, la mia curiosità, dall’altra, spesso, mi fa perdere un po’ la necessaria attenzione verso i particolari che inglobo senza quasi accorgermene e che, invece, meriterebbero uno spazio di meditazione a parte. Per cui, tranne quando non cerco altro, vuoi per la natura di ciò che ho letto che non si presta a ulteriori approfondimenti, vuoi perché è a me che manca l’interesse, mi capita di volere tornare tra le pagine del libro che mi ha colpito. Per diverse ragioni: per riaffrontare la storia con una consapevolezza nuova, che amplifichi il gradimento accertato del testo; per rimarcarne la bellezza; per capire se il tempo ne abbia intaccato il ricordo positivo; per trarre utili consigli di scrittura, anche. 

Così ho riletto alcuni classici: Anna Karenina e Delitto e Castigo, per ricordarmi quanto sia stata importante per me la letteratura russa; Madame Bovary e Cime tempestose per riconfermare il pregio delle loro storie lette da adolescente; Orgoglio e Pregiudizio, per scoprire, di contro, che l’amore tra Lizzy e Darcy ha perso il suo originario appeal; Il piacere, per recuperare un D’Annunzio lasciato sui banchi di scuola; alcuni racconti di Hemingway, per studiare come si faccia a dire tutto senza svelare niente (ho in mente “Colline come elefanti bianchi”, uno dei suoi “quarantanove racconti”, in cui dal dialogo fra due fidanzati emerge una realtà, senza che l’oggetto della discussione venga mai nominato.)


A parte i classici del passato, solo di recente ho provato un analogo slancio verso la rilettura di un romanzo contemporaneo, assunto già nell’alveo degli “indimenticabili” della letteratura; parlo di Infinite Jest di David Foster Wallace. Quando ho fatto presente a un’amica che mi piacerebbe rimettere gli occhi sulle sue 1200 pagine, mi ha dato della pazza, non sa che ho già finito il primo libro della Recherche di Proust, ricominciato dieci giorni fa, con la ferma volontà di rileggere tutti e sette i volumi dell’opera. Perché la prima volta ho attraversato l’oceano del Tempo perduto in una zattera, impreparata alla mole, guardinga, qualche volte distratta, ma assolutamente affascinata da una narrazione unica e da un’atmosfera che non ho più ritrovato in nessun libro; la seconda volta so su cosa voglio tornare a meditare, dove voglio soffermarmi per riassaporare le parole e lo spirito di quelle parole, dove lasciare riposare il mio pensiero per sentirlo di nuovo profondamente mio: stavolta attraverso l’oceano su un battello, come quelli che scivolano lungo la Senna e mostrano un panorama esclusivo della Ville Lumière. Non sono più su un’imbarcazione di fortuna. 


Insomma, i libri indimenticabili vanno riletti e spesso io lo faccio anche per ritrovare intatta la bellezza di alcune parti specifiche, che mi hanno fatto toccare punte altissime di commozione. Ripercorrere Le Confessioni di Agostino fino alla sua conversione e lasciarsi trasportare dalla dichiarazione di amore rivolta a Dio:


Tardi ti amai, bellezza tanto antica e così nuova, tardi ti amai.

[...] Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace” ,


significa riabbracciare uno dei brani più belli di poesia e preghiera che io abbia mai letto.

Vanità delle vanità: tutto è vanità” recita il Qoelet, libro sapienziale della Bibbia (qui supero il record di riletture), altro esempio di bellezza assoluta e, per tornare alla Recherche, adesso che ne ho ripreso la lettura, non vedo l’ora di immergermi di nuovo nelle intermittenze del cuore fiorite fra le pagine dell’opera, una per tutte, presente nel quarto libro “Sodoma e Gomorra”, che apre una parentesi sentimentale sul ricordo della nonna del narratore:


E, adesso che lo stesso bisogno rinasceva, sapevo che avrei potuto aspettare ore dopo ore senza mai più riaverla accanto a me: non facevo che scoprirlo, perché ritrovandola infine, sentendola per la prima volta, lei viva, lei vera, invadermi il cuore sino a spezzarlo, m’ero accorto d’averla perduta per sempre.” 

Di nuovo la memoria involontaria che resuscita momenti e li sublima. 


La rilettura è nel testamento dei libri belli. È come se essi, dopo che li chiudiamo, ci invitassero a tornare a visitarli, perché hanno da offrire ancora molto e molto da suggerire. Sono voci che vanno riascoltate, che chiedono una fedeltà che ricambiamo o una nuova occasione per non essere dimenticate.


E ha ragione Darius Tred che, in un articolo scritto qualche settimana fa nel suo blog, ha dato all’argomento il titolo giusto, perché la rilettura di un libro eccome se ha un potere! Ed è davvero magico.
















16 commenti:

  1. Concordo, la rilettura ha un grande potere. A me è capitato di rileggere "Jane Eyre" a distanza di vent'anni e "Possessione" (romanzo che ti consiglio, davvero notevole e purtroppo poco conosciuto) a distanza di una decina d'anni. Erano romanzi che avevo amato molto e la rilettura è arrivata perché intendevo riscoprirlo con una maturità diversa. Insomma, non potrei mai rileggere a distanza di poco tempo, anche perché i libri in attesa sullo scaffale sono tanti, troppi. Negli ultimi anni, scoprendo giganti come Roth e McCarthy, ho affrontato i loro libri con quella meditazione di cui parli. MI capitava di fermarmi, staccare lo sguardo dalla pagina e fissarlo nei miei pensieri. Rileggevo contestualmente i passaggi abbacinanti. Per esempio ho riletto due volte - quindi in tutto tre - una pagina di "La variante di Lüneburg", perché era non solo perfetta ma anche quel "cosa" era perfetto, straziante e straniante. Oltretutto incastonato in un momento della narrazione in modo magistrale. Mi capita di restare in estasi contemplativa dinanzi ad alcune pagine. Esercito un tipo di lettura di cui ho sentito parlare ultimamente: sento la mia stessa voce fra i pensieri. Non è dunque una lettura istintiva e astratta ma ragionata, ragion per cui non sento il bisogno di rileggere a distanza di poco. Attraverso le pagine e dedico a quelle perfette il tempo che occorre.
    Come sai, sono a due terzi del primo romanzo della lunga maratona della Recherche. Quella pagina perfetta richiedeva tutto il tempo ed è una pagina su cui intendo tornare ancora, magari come facesti tu, che analizzavi anche piccole parti della narrazione. Voglio amarlo, ma finora mi è parso una missione che devo compiere. Voglio trovarvi la mia passione da lettrice, aspetto fiduciosa che Proust l'accenda anche in me. :)

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    1. Parlare con me di Proust non è consigliabile, perché io non so essere obiettiva, cioè mi rendo conto che non è una lettura che conquista tutti, ma io ne osannerei sempre il suo perenne e indiscusso fascino. Dico che, nel tuo caso, è già importante che la "missione" intrapresa ti porti a fare la conoscenza di un'opera come la Recherche, poi se ti entra dentro in tutto o in parte o per niente sarà la valutazione che ne farai a fine lettura (dove ovviamente non posso che consigliarti di arrivare).
      Ora ti faccio ridere: quando ho terminato la lettura di Infinite Jest, ho fatto passare una settimana e ho ricominciato a leggerlo, tanto ero presa e affezionata al punto da non volerlo abbandonare. Poi mi sono fermata, però, mi sentivo totalmente cretina (anche in casa ero diventata una barzelletta) :D Per me è sempre così: vivo con passione tutto ciò che mi piace, una passione travolgente che ho espresso anche con alcuni film (per dire). Forse è per questo che ho difficoltà a trovare letture veramente coinvolgenti e non so più accontentarmi. Ecco, è una strada stretta, alla fine, quella che percorro!

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  2. Concordo su tutta la linea, ma devo ammettere che per me è molto difficile resistere all'appeal di un libro non letto ;-)

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    1. Io di solito faccio le due cose contemporaneamente: rileggo e mi occupo del nuovo. Così non lascio indietro nulla :)

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  3. Io rileggo pochissimo, mi è capitato solo con tre libri. Potrà sembrare strano, ma la rilettura mi da la sensazione di un deja-vu che invece voglio evitare, la magia del libro per me è nella lettura iniziale.

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    1. Sì, capisco anche questo. Infatti tante volte succede che la freschezza dell'emozione provata la prima volta sfumi, come in tutte le cose dove ormai non ti aspetti il colpo di scena o la novità. Però per me vale sempre la pena, almeno per raggiungere altri obiettivi, ugualmente interessanti.

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  4. Anche io rileggo davvero poco.. capita, sicuramente, ma forse rileggere quello che ami, o hai amato, non dovrebbe essere contemplato. E troppe cose non ho mai letto perché possa dedicarmi senza un minimo rimorso ad un panorama già assaporato. Curioso il caso di Cent'anni di solitudine, di Marquez, iniziato tre vole e tre volte abbandonato a pag. 100. ;)

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    1. Io penso che certe volte è bello riportare al presente la bellezza di qualcosa che ti ha conquistata in passato. Come dargli una seconda giovinezza, che merita, se ti ha lasciato dentro il ricordo di un'emozione profonda. Sì, e poi ci sono libri cui non concedi nemmeno la prima occasione, come nel tuo caso, a proposito di Cent'anni di solitudine, che io ho amato (ma forse non abbastanza, visto che non sono mai stata spinta a rileggerlo)

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  5. Non posso che condividere il tuo pensiero. Aggiungo che ultimamente sto alternando la lettura alla rilettura, pescando sempre un romanzo già letto anni fa. E questa nuova attività comincia davvero a divertirmi... :-)

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    1. Te lo avevo anticipato, che in pratica siamo perfettamente d'accordo sul significato da dare alla rilettura. Il tuo schema di lettura/rilettura è una bella idea: da provare! ;)

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  6. Un tempo, quando ero più giovane, rileggevo moltissimo, era una gioia ritornare su certi brani, erano voci da riascoltare proprio come hai scritto perchè mi parlavano nel profondo. E poi la rilettura aiuta a cogliere nuovi aspetti di un testo, anche sulla base dei nostri cambiamenti.
    Oggi rileggo meno anche perchè tanta letteratura contemporanea non mi lascia la stessa impronta dei classici che sono invece intramontabili.
    Grazie!

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    1. Siamo giunte alla stessa conclusione, Annamaria: la letteratura contemporanea mi affascina meno di quella classica (almeno stando ai libri che sto leggendo); infatti non è un caso che rilegga romanzi di autori classici, perché è vero, sono quelli che ho dimenticato, ma anche quelli che ho voglia di ricordare :)

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  7. Mi è capitato di rileggere solo due libri, Gli indifferenti di Moravia e La grande sera di Giuseppe Pontiggia, la rilettura de Gli indifferenti mi ha illuminato, è stata davvero un’esperienza positivo, ho capito cose che da ragazza non avevo affatto percepito. Per La grande sera invece (era un romanzo che mi era piaciuto moltissimo) non ho ritrovato lo stesso brivido, é stato comunque interessante.
    Ci sono alcuni romanzi che vorrei rileggere ma per ora sono un po’ ferma.

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    1. Gli indifferenti, invece, per me è stata una lettura nuova di qualche mese fa e poi, di Moravia, ho letto "Il disprezzo": piaciuti entrambi molto. Letto anche La grande sera, bello, ma non al punto da indurmi alla rilettura.
      Buone letture, Giulia! quando riprenderai il ritmo giusto ;)

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  8. Come commentavo da Darius, alcuni libri li rileggo ogni anno, ma solo spulciando nei punti, segnalati, dove so di ritrovare i passaggi a me cari. La storia la conosco a memoria e rileggerli completamente non funzionerebbe, salterei le parole.
    Mi manca invece una rilettura completa dopo un decennio o un ventennio, che dovrebbe aiutarmi con la memoria, illudendomi di leggere un romanzo nuovo. Perché sì, anch'io sono più tentata dalle storie nuove e ne ho davvero un bello scaffale in attesa. E non farmi tornare in libreria, sennò ne trovo anche altre. :P

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    1. In effetti, molte riletture sono dovute al fatto che ricordo di avere giudicato belli certi romanzi, ma non mi ricordo più le loro storie; allora mi fa piacere recuperarle per poterne riparlare (è stato così per Anna Karenina, per esempio) Non parliamo di librerie piene di romanzi ancora da leggere e della tentazione di allungare la lista ogni volta che capito in luoghi che vendono libri (anche le bancarelle ambulanti sono capaci di rapirmi e di farmi dimenticare che sono uscita per fare la spesa!)

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