martedì 9 settembre 2025

“Lieto fine” premiato a “Velletri Libris 2025”


Do un’ultima pennellata di rimmel sulle ciglia e mi guardo allo specchio. Fingo di fissare l’obiettivo di una videocamera: il disagio risale dalla schiena, mi solletica il collo e si piazza alla base della nuca. Un intervento di un minuto e mezzo, recita la scaletta della serata, nel quale dovrò sintetizzare la trama del racconto.

Mi allontano un po’ e prendo respiro, poi comincio, davanti alla mia immagine riflessa, con la luce proveniente dalla finestra che non mi fa giustizia, anche se sono truccata:


Lieto fine narra la storia di un anziano che vive solo da molti anni. La solitudine lo ha reso intrattabile; è una persona scorbutica, irascibile e un giorno assiste preoccupato e sgomento all’arrivo di una nuova famiglia nel palazzo in cui abita...”


Ho preparato ciò che dovrò dire, ma ogni volta lo dico in modo diverso. È inutile che faccia affidamento sulla mia memoria: due volte su tre fa cilecca e so che non posso permettermelo adesso. L’espressione “lo ha reso intrattabile” ha subito vari ritocchi e questa versione definitiva mi sembra la più azzeccata, così, nel recitare la formula magica, cerco di tenerla bene a mente.

Sono pronta per la serata finale dell’edizione 2025 di “Velletri libris”, la Rassegna letteraria che ogni estate ospita una serie di eventi, con incontri stimolanti e ospiti d’eccezione. Ezio Mauro riceverà un tributo per la carriera, Paolo Crepet presenterà il suo nuovo libro e saranno premiati i vincitori del Premio letterario dedicato alla narrativa breve.

Vi ricordate il post del 15 giugno “Scrivere è difficile”? Facevo cenno a un racconto rieditato per un concorso al quale avevo partecipato. Ebbene, come un regalo del tutto inatteso, è arrivata la vittoria: il mio è fra i dieci elaborati meritevoli del riconoscimento.


Quando la cara amica Luana mi spinse a partecipare alla selezione lo feci per assecondare il suo caloroso invito: lei pensava che dovessi assolutamente cogliere l’occasione, io pensavo che non ne fossi assolutamente all’altezza, visto che non avevo idee nuove da sfruttare. Ma avevo un racconto archiviato da anni, più lungo e, forse, degno di una possibilità. Ho recuperato il file di “Lieto fine”, l’ho tirato a lucido e l’ho spedito alla segreteria del Premio.

Il lavoro che ho ri-fatto su quel racconto è stato una scalata dell’Everest (ne parlavo nel post sopra citato): ho dovuto ridurre a cinque pagine un testo che ne prevedeva nove; ogni paragrafo depennato era un taglio al fianco, soprattutto perché si rendeva necessario fare quadrare di nuovo la narrazione, con riferimenti aboliti, dialoghi da riadattare, piccoli e grandi aggiustamenti. Evidentemente le intuizioni erano giuste, le correzioni adeguate, se in piena estate, mentre mi regalavo un nuovo spirito di adattamento a Monaco, mi è arrivata una mail:


“Buongiorno,

con grande piacere le comunichiamo che il suo elaborato è stato selezionato tra i dieci vincitori dell’edizione 2025 del Premio Velletri Libris e farà parte dell’antologia ufficiale che sarà presentata il prossimo 6 settembre a Velletri.” 


Ho letto e riletto quelle righe quasi per accertarmi che fossero indirizzate proprio a me, poi per qualche minuto ho riassaporato la meravigliosa sensazione di avere vinto un premio letterario e la mia notte si è riempita di stelle.


È arrivato il momento di andare. Edoardo, che mi accompagnerà, mi aspetta davanti alla porta: dobbiamo fare 35 Km per arrivare a Velletri e io alle 18.00 devo essere già là per il mini video di presentazione, al quale mi preparo da quando so che parteciperò alla serata conclusiva dell’evento letterario: tutti i giorni, con l’orologio del cellulare accanto, a cronometrare il minuto e mezzo di mini trama e tutti i santi giorni a ripetere e ripetere senza essere mai contenta del risultato.

Giunti a destinazione in perfetto orario, fingo che sia tutto okay, sono spavalda, faccio amicizia con un’altra vincitrice, anche lei in attesa della brevissima video-dichiarazione. L’ufficio stampa ha allestito un piccolo set nell’Auditorium e quella porta, che fa entrare e uscire i premiandi per la breve intervista, mi agita. 

Quando è il mio turno dimostro da subito che non sono adatta a certe esibizioni e chiedo ai due operatori di rifare la registrazione: mi sono persa dopo quattro secondi. Dai che ce la fai, Marina! La seconda performance è meno disastrosa, ma sbotto in una risata che rivolgo solo a me stessa, mentre mi dileguo, perché - com’era immaginabile - ho detto tutto ma non nell’ordine che mi ero prefissa e quella frase che contavo di ricordarmi, “lo ha reso intrattabile”, è scomparsa dalla mia mente come l’orma del piede sulla battigia, cancellata dall’onda del mare. Non oso immaginare cosa diventerà la mia presenza sul palco, quando la giuria vorrà dialogare con me (anche questo è in scaletta). Poco importa: è tutto bello, il luogo che ci ospita (l’ex Convento del Carmine di Velletri, ora Casa delle Culture e della Musica), la graditissima compagnia di Luana e del marito, la presenza rassicurante di mio figlio. E l’emozione del momento si concede una pausa con l’applauso che dà inizio alla serata.

Mi godo l’intervista al giornalista Ezio Mauro, ospite di apertura dell’evento, condotta in modo impeccabile dallo scrittore Paolo di Paolo, poi tocca a noi. 

Le opere brevi, pubblicate nell’antologia “Per un pugno di storie”, sono state scelte fra cento elaborati ricevuti e giudicati da una giuria di qualità, che ci riempie di parole significative, lodando l’importanza e la bellezza del genere “racconto”. Quando il mio nome risuona nel chiostro, in presenza di un nutrito pubblico, domino l’ansia e salgo sul palco con finta naturalezza, stringo mani, sorrido, aspetto tesa la domanda che mi rivolge Paolo di Paolo: “Qual è il tuo legame con la scrittura?” e, a quel punto, metto piede in una zona comfort, che mi alleggerisce da ogni tensione.

L’entusiasmo di Luana è contagioso: è anche merito suo se tutto questo è stato possibile; ci facciamo delle foto insieme, che raccontano la nostra amicizia e la condivisione di tanti momenti indimenticabili.

In macchina, durante il viaggio di ritorno verso casa, ripenso a molte cose: che avrei voluto salutare e fare i complimenti a Mara Melon, l’autrice conosciuta all’inizio (che riceve anche la menzione d’onore della giuria: bravissima!), che Ezio Mauro ci ha regalato una mirabile lezione di giornalismo, che mi sarebbe piaciuto dire a Paolo di Paolo di avere letto e apprezzato il suo ultimo libro, che la cosa più bella, quella che mi ha gonfiato il cuore di gioia (e dato una bella lucidata all’autostima), è stata la motivazione letta da Eugenio Murrali (giornalista e scrittore, membro della giuria) al momento della consegna dell’attestato:


“La giuria ha particolarmente apprezzato la chiarezza del linguaggio, la linearità del racconto che rifugge da inutili complicazioni, ma non cade mai nella banalità.”


Guardo  fuori dal finestrino, mentre percorro la Via del Laghi, direzione Roma e sommo tutte le emozioni della serata in un’unica parola: “Grazie”.


 


 











4 commenti:

  1. Evviva, cara amica! Sono felice per te, per questo meritatissimo riconoscimento!!!

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  2. Complimenti, una soddisfazione più che meritata per tutto l'impegno che hai sempre messo nella scrittura!

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    1. Grazie, Ariano. Sono gratificazioni che ti donano una bella botta di energia.

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