giovedì 7 novembre 2019

La responsabilità dei buoni maestri



Ci sono passioni inattaccabili, con radici solide, che resistono al tempo e a tutte le difficoltà e passioni destinate all’estinzione o perché crescono su un terreno friabile e dunque franano al primo ostacolo o perché nascono forti e sono concrete, ma poi vengono sfiancate da cause esterne. 

Il bisogno morboso di scrivere mi divora, al punto che quando, lo scorso anno, per qualche mese, mi sono allontanata dal blog e dalla scrittura a causa di un vuoto creativo, per ovviare alla mancanza di idee non in sintonia con la voglia che avevo comunque di scrivere, mi sono trasformata in un'amanuense: ho ricopiato in due agende i mini-racconti pubblicati qui, sul Taccuino, più le varie mie partecipazioni agli esercizi letterari in altri blog, perché l’ispirazione può anche andare in vacanza, ma la necessità fisica di usare parole e trasferire frasi (anche non originali) su un foglio è un vizio da cui non si guarisce. E io so che se anche subisco momenti di stanca, di noia, di disinteresse, prima o poi il fuoco si riaccende, devo solo avere la pazienza di aspettare.
Questa è la passione che il tempo non ossida.

Invece, una mia pseudopassione è stata quella per lo studio del pianoforte, da bambina. Mi piaceva suonare: ero scarsissima in solfeggio (il pugno chiuso che disegnava croci nell’aria a ritmo di note cantilenanti mi confondeva), in compenso leggevo e interpretavo gli spartiti molto bene. La sonata “Al chiaro di luna” di Beethoven divenne il mio cavallo di battaglia e mia madre mi esortava (leggi costringeva) a eseguire il pezzo tutte le volte che venivano ospiti in casa nostra. Io, allora, entravo in agitazione, suonare per qualcuno era come affrontare un esame ed ero tesa perché avevo paura di sbagliare. Maledetta ansia da prestazione!
Quando il mio maestro mi propose di affrontare il saggio di fine anno, dissi addio allo studio della musica, senza rimpianto né pentimento alcuno. 
Quella per il pianoforte era una passione che non voleva sporcarsi le mani e, alla prima difficoltà, è crollata con tutta la sua inconsistenza.

Forse, in questi due casi, l’utilità di un buon maestro è relativa: può solo rafforzare una passione preesistente o non servire a nulla se la passione, in realtà, manca. 
Diverso è il discorso di una passione in nuce che non trova o perde gli stimoli  per emergere a causa proprio di un cattivo esempio.

Ho sempre insegnato ai miei figli che i professori, a scuola, rappresentano delle figure autoritarie alle quali si deve il massimo rispetto. Stigmatizzo la condotta dei ragazzi che si prendono confidenze oltre il consentito, si ribellano in modo ineducato, spalleggiati da genitori che spesso, ormai, si schierano dalla parte sbagliata, assecondando atteggiamenti deprecabili a danno, tra l’altro, proprio dei figli che vorrebbero tutelare. Dunque, di fronte all’incompetenza evidente di un docente, lamentata in una classe, io sono quella che non si unisce al coro di lagnanze agguerrite di chi chiede l'intervento del preside per farlo fuori,  semmai invito i miei figli a tollerare e a continuare a fare il proprio dovere studiando: l’ignoranza è un handicap ben distribuito anche fra chi esercita una professione. Però, purtroppo, sono costretta ad ammettere che un professore scarso, o perché poco preparato o perché privo di capacità didattiche, non è da stimolo e, qualche volta, è persino deleterio, soprattutto se mina alla base il germoglio di una passione nascente.

Mio figlio, al liceo classico, ha sviluppato uno spiccato interesse verso la Filosofia, grazie alla bravura di un insegnante non vedente che gli ha trasmesso il trasporto per tale materia.
Ora, non so se è una politica di questo specifico Istituto o se funziona così in tutte le Scuole Superiori, ma ogni anno, gran parte dei professori viene rimescolata, con la conseguenza che i ragazzi hanno sempre docenti diversi. Quello di filosofia, in quarto liceo, è stato sostituito con un nuovo insegnante che conosce la sua materia come io uso l’informatica, cioè barcamenandosi appena tra nozioni fondamentali e mio figlio, suo malgrado, ha perso l’entusiasmo, sta lasciando spegnere la fiamma che animava il suo brillante studio: il professore spiega poco e male, non incoraggia la ricerca del sapere, sorvola sugli argomenti, attribuisce importanza ad aneddoti futili, spesso persino inventati, non sa rispondere alle domande critiche, non sa trasmettere la bellezza della materia agli alunni. E la voglia di studiare, di conoscere, di apprendere indietreggia. La passione viva, che potrebbe guidare i ragazzi con un bel potenziale anche nelle loro scelte future, si liquefa per colpa di un pessimo esempio. 
È a scuola che si plasmano i primi interessi e mi dispiace verificare che a causa di  professori inetti la passione di un adolescente, che è mio figlio, in questo caso specifico, ma potrebbe essere chiunque in un’età in cui la formazione è fondamentale, va scemando. 
L’anno scorso era un piacere sentire parlare Edoardo di Platone e di Aristotele con una padronanza degli argomenti incredibile; tornava a casa entusiasta delle lezioni e lo scambio con il docente, che approfondiva e soddisfaceva tutte le sue curiosità, era la turbina che muoveva il suo interesse. Adesso quel motore si è spento ed è come se tutto quello che è stato fatto non fosse servito a niente.
I buoni maestri sono necessari, l’insegnamento è l’assunzione di una responsabilità, com’è possibile che un professore continui a riempire di niente le sue ore di docenza, ignorando il fatto che sta sottraendo a qualcuno la voglia di studiare?
Io lo trovo terribile.  
E visto che non andrò a lamentarmi con la preside e presto stringerò la mano di questo professore al primo ricevimento scolastico, guardandolo senza alcuna superiorità, ma biasimando il suo ruolo istituzionale, volevo garantirmi uno spazio di sfogo e poi andare di là, ad ascoltare mio figlio che, con voce spenta e sguardo annoiato, mi ripeterà Stoicismo, Epicureismo e Scetticismo, tutti e tre in unica soluzione, ché si sa che quando non si ha voglia di insegnare, il tempo è tiranno e il programma va masticato in fretta.




24 commenti:

  1. Condivido. La capacità di trasmettere l'amore per una materia è fondamentale non soltanto necessaria. Abbiamo avuto tutti insegnanti di cui ricordiamo passione e impegno estremi e altri che, be' parecchio meno. Spiace per Edoardo perchè è inutile negarlo, questo cambio di prof. lo ha fortemente danneggiato.

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    1. Perdere entusiasmo per qualcosa è brutto, perché il danno, poi, è difficile da recuperare. Dispiace molto anche a me: dare scarso valore a ciò che si fa (in tutti i campi) per me è un fallimento della persona, che produce solo biasimo in chi con quella persona ha a che fare.

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  2. gustavo zagrebelsky ha scritto un libretto appetitoso sull'argomento (mai più senza maestri), ma preferisco annoiarti da me che ricorrere a materiale altrui :-)

    c'è un gran bisogno di maestri, ma di quelli pronti a farsi superare dall'allievo. i maestri, mi chiedo, devono essere autoritari o autorevoli? (mi riallaccio all'aggettivo che hai usato tu, nel tuo post).

    tempo fa pensavo che, quando ero alle elementari (nel pleistocene) c'è stato un momento in cui la mia figura di riferimento era mazinga, più ancora della mia maestra. colpa mia? (colpa di un ragazzino fantasioso magari un po' immaturo per i suoi 6 anni) colpa di una scuola già morente all'epoca? mica ho risposte, però due domande fresche fresche ce le ho

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    1. Anche autorevoli, certamente, ma l’autorevolezza te la guadagni sul campo: la fiducia nasce dalla capacità che hai di entrare in sintonia con gli studenti e di farti apprezzare per come mostri di sapere ciò che sai.
      Ma, a prescindere da tutto questo, un professore in classe ha un ruolo che inevitabilmente lo pone al di sopra degli alunni, un ruolo che in quanto tale va rispettato. Dunque, io studente posso ritenere un docente non valido per l’insegnamento, ma non mi permetterei mai di rispondergli a tono o, peggio, di alzargli le mani (da genitore, non ne parliamo nemmeno!j

      Ho frequentato le elementari nella tua stessa era geologica 😜 e ricordo una maestra che faceva finta di bacchettare le mani dei bambini se non sapevano fare un’operazione matematica. Io odio la matematica: pessimi esempi c’erano anche allora, facevi benissimo a vedere in Mazinga un eroe. A noi, all’epoca, ci salvavano i sogni!
      (E le domande fresche fresche?)

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  3. L'insegnante è una figura che non può fare a meno della passione. Un impiegato d'ufficio o un operaio in una catena di montaggio, inseriti in un meccanismo ben organizzato, daranno comunque il loro contributo indipendentemente dal loro entusiasmo o meno per tale lavoro. Ma un insegnante senza passione, uno che vuole solo "timbrare il cartellino", non farà mai bene il proprio lavoro. L'insegnante deve avere una vera e propria fiamma interiore per l'insegnamento, una vocazione fortissima.
    Purtroppo al giorno d'oggi ce ne sono sempre meno, e certo il contesto da te lamentato - ragazzi strafottenti spalleggiati da degni genitori - non aiuta.
    Mi è rimasta impressa una frase di mia figlia che riassume la sua esperienza alle scuole medie: alcuni professori hanno cercato di dialogare in modo costruttivo con la classe, ma la classe ha rifiutato questo dialogo e ha preferito negare di aver fatto chiasso, negare di non aver studiato, nonché autoconvincersi che il professore "ce l'ha sempre con me".

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    1. Infatti il confine fra “il professore è scarso” e “ce l’ha sempre con me” è sottilissimo. Per questo provo a educare i miei figli alla tolleranza comunque anche dell’ignoranza, ce la piangiamo in altri modi, ma mai dare ai ragazzi gli strumenti per ribellarsi a un professore, usando le sue mancanze come scuse per coprire la poca voglia di studiare. So che c’è anche questo. E ti dico di più: l’anno scorso il professore non vedente che sapeva insegnare ma era esigente metteva voti bassi e molti si lamentavano di questo. Adesso, il docente attuale non serve a niente, però mette voti alti a tutti, dunque va benissimo.
      Anche lo studente, spesso, ci mette del proprio, eh!

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  4. Capisco tuo figlio. Mi accadde la stessa cosa col latino.
    In primo liceo adoravo la traduzione ed ero la migliore della classe in quella materia.
    In secondo, invece, la nuova docente era così apatica che mi fece quasi passare la voglia di vivere e non sfogliai più il dizionario IL. Mi portai quella lacuna negli anni, perché allo scientifico le versioni si fanno solo nel biennio, e tuttora detesto il latino.
    Insomma, l'abilità del professore è fondamentale, altro che!

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    1. Peccato! Per me è un reato portare uno studente a detestare una materia o, meglio, lasciare che uno studente pensi di detestarla: il compito di un buon insegnante dovrebbe essere quello di fare sbocciare una passione oppure di farti cambiare idea su un suo pregiudizio iniziale.
      Non è un lavoro e basta: è una missione.

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  5. Insegnare è una vocazione, purtroppo per qualcuno è solo un lavoro. Ho molte amiche insegnanti, e sento anche le varie amiche mamme, lamentarsi dello stesso rimescolamento di professori annuale, anche tra gli insegnanti di ruolo. Penso sia uno svantaggio ed un vantaggio al contempo: perché è vero che tuo figlio ha perso il suo professore entusiasta, ma qualche altro studente starà, speriamo, approcciando la filosofia con lo stesso interesse che aveva tuo figlio. Forse è proprio per questo che li fanno girare tra diversi istituti e sezioni. Penso anche però che se quello di tuo figlio è un vero interesse, non mancherà molto che deciderà di proseguire da solo in qualche modo quel percorso. Quel che puoi fare è continuare a sostenerlo e incoraggiarlo. :)

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    1. Sì, il motivo è quello: dare a tutti la possibilità di godere di un ottimo professore. Ai tempi del mio liceo c’erano le classi di serie A, con i professori migliori, e quelle di serie B con i professori meno stimati e forse non era bello, perché lo studente che usciva dalla sezione D era il top e quello che usciva dalla sez. E rimaneva bollato come scarso. Però trovo destabilizzante anche questo sistema: il curriculum di uno studente è fatto anche dalla conoscenza che un professore ne desume nel corso degli anni; la continuità è una garanzia per chi fa un percorso, avere una certa consapevolezza dell’iter scolastico di un alunno è fondamentale; invece è un continuo ripartire da zero, per il professore e per l’alunno.
      Allora andate a monte: non fate abilitare chi non è preparato, fate una selezione più seria, create dei criteri più validi, non lo so, sto sparando...
      ma è imbarazzante, questo di filosofia non è l’unico esempio di professore zero nella scuola: altre sezioni si lamentano di altri docenti. Ma che generazioni future stiamo formando se su tre professori ce ne sono due da buttare!

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  6. Cara Marina, intanto lasciami dire che mi dispiace, perché sapevo quanto Edoardo fosse legato al suo professore di filosofia. Me ne hai parlato più volte e con grande entusiasmo. Non so dirti perché la classe abbia cambiato prof. Può trattarsi di decine di motivazioni diverse, dalla prassi scolastica fino a un'esigenza del professore stesso, fino al fatto che magari sotto la pressione di molti genitori (so che non piaceva a molti intelligentoni) sia stato assegnato ad altra classe - ma quest'ultima eventualità la vedo remota, perché a meno che non accadano fatti gravi è davvero difficile che un insegnante venga riassegnato per volontà genitoriale.
    Sul problema che poni mi posiziono in uno spazio equidistante da due visioni. Ci sono ahimè molti docenti non in grado di trasmettere i contenuti di una materia con passione, inculcando lo stesso trasporto negli alunni. Direi che anzi la passione è merce rara, ma non colpevolizzerei, perché ogni essere umano è fatto come è fatto, punto. Diverso se il docente proprio non conosce la propria materia, non ne conosce i contenuti e dove procedere per tentativi, per gradi, magari non ha molta esperienza di insegnamento, magari si ritrova a insegnare filosofia alle superiori e proviene da altro grado di scuola (io conosco una che prima era maestra elementare e poi è diventata prof di filosofia in uno Scientifico, figurati). Insomma, possono esserci motivi legati anche a questo aspetto, che non ne giustifica la gravità né ne attenua il danno, ma tant'è. Moltissimi docenti italiani provengono da altri mestieri, da altri gradi di scuole. È un po' come se io mi mettessi a insegnare latino alle superiori il prossimo anno, materia che non mastico da decenni, che dovrei ristudiare da capo, ma ne avrei diritto perché ho vinto un concorso vent'anni fa.
    C'è un altro aspetto, purtroppo inevitabile: Edoardo amava il suo professore, lo stimava profondamente, lo riteneva in certo senso il proprio mentore, pertanto nessun altro potrà mai essere alla sua altezza. Questo è il vero aspetto su cui non si potrà fare nulla, ma qui sta alla sua maturità cercare di affrontare la cosa separando la disciplina dalla persona. Se Edoardo ha amato la filosofia, non può essere un cambio in cattedra a fargliela detestare o a fargliela percepire come appena tollerabile, noiosa. Guai se fosse così, Mari'. Qui entri in gioco tu, come già stai facendo, aiutando Edoardo a fargli superare il trauma del distacco dal suo prof. Il problema è tutto lì, al di là di incompetenza o materia in sé.

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    1. “Diverso se il docente proprio non conosce la propria materia, non ne conosce i contenuti e dove procedere per tentativi, per gradi,”: il caso è questo. 😞
      Comunque, grazie, il tuo discorso, Luana, è molto vero e io, sicuramente, non ho l’obiettività per giudicare in modo giusto. Ed è molto vero il fatto che Edoardo sia stato particolarmente toccato dalla faccenda proprio per via del rapporto che aveva con il suo ex docente: perderlo gli ha creato un vuoto. Non lo recupererà (anche perché questo nuovo insegnante non c’è proprio dunni pigliarlo 😅), però sta già elaborando delle strategie di salvezza, come approfondire per conto proprio, non fare domande per non rimanere deluso... Ma povero ragazzo mio! Io posso solo ascoltare i suoi sfoghi quotidiani e ripetergli che la materia resta bella, anche se il professore non sa farla brillare.

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  7. Molti insegnanti delle elementari, medie e poi superiori sono davvero pessimi. In pratica, lavorano, e basta! L'insegnante invece dev'essere appassionato, deve sapersi far rispettare, far illuminare i ragazzi, trasmettere fiducia e capire ciascuno dei suoi studenti. Vabbè, un'utopia certo. Però, durante gli anni universitari sono rimasta davvero impressionata dalla competenza dei professori e dal rapporto che riuscivano a creare con noi studenti (non tutti ma la maggior parte) durante le lezioni. È ovvio che l'università sta su un altro livello rispetto le scuole precedenti, però io che non ho mai adorato le superiori né studiare, l'università mi ha regalato comunque entusiasmo, passione e voglia di conoscere.
    Tutta questa pappardella per dire solo di non preoccuparti troppo per tuo figlio, saprà cavarsela😉

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    1. Sì, lo penso anch’io: è bravo e a lui piace studiare. Fortunatamente gli resta il mito n.2, che è il professore di latino, un’altra materia in cui fa super forte.
      Per me l’università è stata un caos: per i docenti tutti noi eravamo solo numeri di matricole sul libretto d’esami, invece al liceo avevamo un prof. di storia e filosofia che soprattutto noi femmine amavamo: era bravissimo a spiegare, studiavamo solo dai suoi appunti e in più... era bello da morire! 😁 Io amo la filosofia grazie a lui e mio figlio ha ereditato la stessa passione: se la caverà, sì e, forse, proseguirà anche gli studi in ambito umanistico. 🤞🏻

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  8. Un bravo professore può fare moltissimo per i suoi studenti e trasmettere la passione per una materia. Ricordo che alle medie avevo una professoressa di matematica che era eccezionale, aveva un modo di comunicare molto coinvolgente, era una grande persona, tanto che tutta la classe si era appassionata alla matematica. Viceversa aveva una prof di italiano che era terribile, io la detestavo; ciononostante la passione per la letteratura non è stata scalfita, si era affievolita un po' ma è risorta l'anno dopo quando è cambiata, per fortuna, l'insegnante. Alle superiori ho avuto degli insegnanti molto bravi, alcuni di loro erano severi ed esigenti, non erano sempre amati, ma ancora oggi li ringrazio perché le loro materie sono ancora ben impresse nella mia mente e mi hanno veramente formato, perché il metodo di studio che mi hanno trasmesso mi è servito per l'università e anche per il lavoro.
    Riguardo agli insegnanti di oggi vorrei spezzare una lancia a loro favore, oggi bisogna davvero avere una grande passione per insegnare perché almeno nella scuola pubblica si è sottoposti a una vita lavorativa sempre più dura, spesso vessati da alunni e genitori (ho diverse amiche insegnanti e conosco alcune situazioni). Forse nei licei la situazione è diversa, non so. Una mia amica ha sempre amato insegnare, ma negli ultimi anni ha perso molta motivazione, insegna in un istituto tecnico e lamenta un grande disinteresse per lo studio da parte degli alunni, una volta è stata perfino minacciata da uno studente al quale aveva dato un voto basso in un compito. Una volta gli insegnanti erano rispettati, oggi no. È difficile insegnare bene se non ti senti al tutelato nel tuo lavoro. Un altra mia amica fa l'insegnante di sostegno e i libri di testo se li compra da sola perché la scuola non glieli dà, quasi fosse un'insegnante di serie b. Mi limito a questi esempi ma ne avrei tanti altri.

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    1. Io, invece, sono certa di non capire né apprezzare la matematica a causa di una maestra che ci terrorizzava in classe, alle elementari.
      In genere sì, i tempi sono cambiati e, purtroppo, i fenomeni che citi tu sono reali e sono quelli che io condanno. Gli studenti, sempre più spesso, trattano i professori in maniera irriguardosa e adesso sono proprio i professori ad avere paura delle loro reazioni (o, peggio, di quelle dei genitori.) Ricordo, un tempo, bastava lo sguardo di un insegnante e ce la facevamo sotto!
      Vengo da una famiglia di insegnanti: mio nonno lo era e mia madre, tutte le mie zie, so cosa vuol dire e, aggiungo, che questa è una delle professioni più impegnative e meno pagate e, anzi, un tempo non esistevano tutti gli oneri di adesso: rientri, continue riunioni, uno stress unico. Però, accidenti, l’ignoranza rimane una pecca imperdonabile!

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  9. Anche mio figlio ha la vena filosofica! Il fatto è che insegnare è un lavoro come un altro nella realtà, mentre per la sua delicatezza richiederebbe una vocazione. Non credo che esista una soluzione al problema, se non incrociare le dita e sperare che i propri figli riescano a uscire dal corso di studi senza che i loro interessi striscino per terra. Anche per me è stato difficile da mandare giù, ma non ci sono test e selezioni che possano garantire insegnanti capaci di accendere e nutrire il sacro fuoco, quale che sia.

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    1. Me ne sono resa conto, purtroppo e non solo con l’esperienza diretta di mio figlio. Bisogna rassegnarsi e sì, incrociare le dita: augurarsi che entusiasmo, curiosità, interesse non si lascino abbattere dai nemici della vocazione (chissà, poi, i nostri figli quanti ne incontreranno ancora!)

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  10. Io ho sempre avuto pessimi professori di Chimica e di Elettronica sia alla superiori che all'Università, pensa un po'. E il risultato è ovvio. Di Chimica ed Elettronica non ne capisco nulla.

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    1. Fortunato, però, eh! Superiori e Università! 😥😁

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  11. Ormai il mio PC e'ko e mi ritrovo con uno smartphone preso apposta che detesto e non so usare(io e la tecnologia moderna non leghiamo)..e questo spiega la mia assenza..per cui mi scuso..ora cerco di recuperare i post vecchi e,cellulare permettendo,di commentare.

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  12. Io sono piu'intransigente di te sul fronte insegnanti..visto che a me,e non e'un'iperbole,hanno rovinato la vita.questo pseudo docente di tuo figlio e'imperdonabile!!percio'ammiro il tuo stoicismo e la rassicurazione che doni a tuo figlio..che poco a poco mi pare di capire sta cercando da solo di "salvare"la sua passione filosofica..continua ad osservarlo da vicino e da lontano perche'comunque lo "strappo"di una perdita e'comunque un trauma non leggerò.e qui la perdita e'doppia.insegnante e entusiasmo.

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  13. Risposte
    1. Sono felice ritrovarti di nuovo qui! Anch’io aspetto da un po’ che tu scriva qualcosa, i tuoi post mi mancano.🤗

      Abbiamo avuto tutti esperienze negative con professori sbagliati, quello, però, che in questo caso ho notato è il cambiamento radicale subito da mio figlio nello studio della filosofia: prima gli brillavano gli occhi, adesso ripete l’argomento del giorno solo per dovere ed è questo che mi dispiace. Continuo a ripetergli che la passione, se è vera, tornerà, deve solo tenerla in caldo. Ed è vero, certe volte sottovalutiamo il fatto che anche perdere un professore, per un alunno, può essere talmente importante da condizionare la resa e lo studio.

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