martedì 12 marzo 2019

Prendi l’arte e mettila nelle quarte


Io sono una lettrice anomala: non mi affido alle quarte di copertina per la scelta di un libro da leggere. Le ignoro, in più - comportamento, forse, ancora più anomalo - aspetto di finire la lettura per poi risalire a tutte quelle pagine saltate all’inizio: risvolti, eventuali note introduttive; non vado nemmeno a spulciare fra le recensioni, perché non voglio farmi condizionare dai giudizi altrui. Potrei quasi dire che la politica promozionale di un'opera letteraria mi lascia indifferente nove volte su dieci. 
Non mi lascio conquistare dalle poche righe ben scritte sul retro di un libro, anche se il loro scopo è proprio quello di creare un’aspettativa: la quarta di copertina non è una sinossi, non racconta una trama, dà delle linee generali, seppure precise, sulla storia e lo fa in modo tale da renderne quasi indispensabile l’acquisto. Una quarta che faccia bene il proprio mestiere dev’essere accattivante, deve sapere intrigare con un’idea che catturi l’attenzione; dev’essere un assaggio che sappia stuzzicare i palati, senza saziarli.
Eppure io, di fronte a una quarta di copertina, continuo a chiedermi se ho bisogno che qualcuno mi convinca che quello che sto sfogliando sia un libro necessario.
Per esempio non mi sembra determinante sapere che “Elena Ferrante, con il suo nuovo romanzo, torna a sorprenderci, a spiazzarci, regalandoci una narrazione-fiume cui ci si affida come quando si fa un viaggio con un tale piacevole agio, con un tale intenso coinvolgimento, che la meta più è lontana è meglio è.” 
Beh, sì, forse non è l’esempio più calzante: dell’”Amica geniale” si è detto talmente tanto che, quasi, è divenuto un must leggere l’intera saga, a prescindere dal modo, felice o meno, di presentarla in una quarta. 

"L'animale femmina"- Emanuela Canepa
E io dovrei sentirmi rapita dal coraggio, che prima non c’è, poi c’è e salverà la protagonista da quel là dentro in cui lei sarebbe morta?
A me una quarta così non dice nulla, il risvolto del romanzo, semmai, è più completo, ma ecco, facciamo chiarezza: risvolto e quarte di copertina sono due cose differenti,  o no? Perché è facile fare confusione. 

Allora, spesso è il risvolto di un libro che parla del suo contenuto e mira a sedurre con frasi come: “Ne risulta un avvincente romanzo di valenza universale”, “...scrive il suo romanzo più sorprendente e fulminante, capace di togliere il fiato a ogni lettore” ed è la quarta che cita solo parti del libro emblematiche:

Stoner - John Williams

 oppure trascrive il commento di qualche critico importante:


“La famiglia Karnowski” - Israel Joshua Singer

 o il giudizio espresso dalle riviste più conosciute:

“Berta Isla” - Javier Marías

Ma ci sono quarte che, invece, hanno il pregio di essere mini testi letterari,  dove la sintesi, unita all’uso preciso di parole e aggettivi, non toglie nulla alla percezione della storia, ma anzi accende attorno a essa curiosità e interesse.
Ci vogliono idee brillanti (talvolta persino l’estrosità è una trovata geniale; vi invito a leggere la quarta di copertina di “Centuria”, dove è lo stesso Manganelli a presentare la propria opera), un incipit potente come quello di un romanzo, insomma sapere scrivere una quarta di copertina è un’arte, un'arte breve (e se fosse un genere letterario a sé?). Un'arte difficile, raffinata, elitaria (come leggo in questo articolo di giornale).

Il fatto che io trascuri le quarte di copertina, non vuol dire che non sappia giudicarne il valore; del resto, questo è un mestiere da professionisti: editori, editor, copywriter, gente esperta che sa dove mettere le mani e conosce le strategie migliori per garantire il riuscito destino commerciale di un libro. Quando la quarta viene fuori dalla fantasia dello stesso scrittore, esclusi casi eclatanti come quello citato di Manganelli, non sempre il risultato è quello sperato: l’autore non ha il giusto distacco dalla propria storia per poterla vedere dal di fuori e fornirne una descrizione il più possibile obiettiva, non condizionata dalla visione personale. Spesso esagera nel tentativo di potenziare le suggestioni: dettaglia troppo la trama, annacqua il contenuto con citazioni autoreferenziali, evidenzia particolari inutili, è parco di informazioni che invece contano, e dove si trovano gli esempi peggiori di questo scarso modo di scrivere le quarte di copertina? Sempre più frequentemente nelle prove fornite dagli attivisti del self, che, magari, sottovalutano l’importanza della quarta e non mettono il giusto impegno per crearne una buona. È sufficiente dare un’occhiata in rete alle “opere prime” autopubblicate, per sottolineare un’evidente lacuna a riguardo, che non si pensa di colmare.

E, per non apparire presuntuosa, denuncio per prima la mia, di scarsezza, nel formulare la quarta del mio romanzo cartaceo, ricordando un “Acchiappami” di Michele Scarparo, in cui, grazie ai commenti, sono venuti fuori tutti i punti critici della mia esposizione insufficiente. In rete, la sinossi di “31 dicembre” è più completa, ma non credo risponda ancora ai requisiti richiesti per essere considerata una valida quarta di copertina.

In pratica, non basta sentirsi al sicuro solo perché capaci di partorire un romanzo; scriverlo, revisionarlo, confezionarlo per il pubblico non è l'unica prova-madre per dirsi scrittori, soprattutto da quando con l’autopubblicazione tale missione è divenuta fattibile per chiunque. I selfpublisher devono vedersela con quella breve cartella che farà la differenza, quella pagina, compendio d’arte, in grado di spalancare le porte all’interesse verso l’opera, perché, alla fine, uno solo è l’obiettivo: vendere il libro, dunque convincere i potenziali lettori ad acquistarlo, e il primo approccio con il testo parte proprio dalla quarta di copertina.

Fermo restando che, a me, talvolta, basta solo la copertina per portare, fiera e contenta, un romanzo dritto alle casse.



















28 commenti:

  1. Credo di avere il tuo stesso problema. Sin da piccola ho letto libri che appartenevano a collezioni senza copertina e quindi niente quarta e niente risvolto. Mi tuffavo nella storia e nulla mi deviava.
    Oggi è diverso se devo scegliere già il titolo mi aiuta, il genere, la copertina che mi attira, la quarta che mi lascia intravedere la storia... Insomma oggi è pieno di novità e qualche aiutino lo accetto volentieri, poi a libro finito vado a rileggere la quarta e il risvolto e me li godo appieno.

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    1. Quando leggo un libro, mi piace scoprirlo: tranne nei casi più "chiacchierati", mi presento all'appuntamento con una lettura a digiuno, ci provo più gusto. Sto pensando a quando ho letto "Questa libertà" di Pierluigi Cappello, senza sapere nulla di lui: il romanzo mi ha sconvolto, per l'effetto sorpresa che ha avuto su di me una certa cosa che, anche con un'informazione basilare, avrei dovuto conoscere. Mi è capitato anche con Tondelli e questo mi è piaciuto un sacco.
      In genere, ovviamente, non per tutte, le mie letture seguono questo criterio di "ignoranza" totale su storia e autore. Quando finisco di leggere, poi, è tutta una ricerca di notizie, critiche, note: stratifico quello che ho già incamerato dopo la lettura del libro.

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  2. Tema interessante ma non capisco dove vuoi arrivare. Mi sembra che tu stia sostenendo, e pure apertamente, che i selfer non siano in grado di scrivere quarte. Potrebbe anche essere vero. Ma dove starebbe (ancora una volta) la differenza con i no-selfer? Anche per i no-selfer è "sufficiente dare un'occhiata in rete": basta voler cercare in maniera obiettiva... ... ... ;-)
    Poi, vabbè, se si vuole guardare solo da una parte, va bene... :-)
    Però mettiamola così: per ogni selfer che trovi incapace di scrivere quarte, potrei trovarti due no-selfer (con alle spalle "professionisti: editori, editor, copywriter, gente esperta che sa dove mettere le mani") altrettanto incapaci. Eh, sì, perchè se delle migliaia di titoli che vedi arrivare in libreria ogni anno solo poche decine raggiungono il successo, non ci scappa: la "gente esperta che sa dove mettere le mani" evidentemente non è così esperta. E in libreria non ci arrivano i selfer...

    Quindi? Vogliamo contare? ;-)
    Però, nel caso dei no-selfer, dovremmo includere anche quelli dove la "gente esperta" lavorano al contrario creando quarte spettacolari per romanzi irricevibili. Che forse è peggio del non saper scrivere quarte: in quest'ultimo caso, infatti, almeno al lettore viene il sospetto. Con la quarta spettacolare invece il povero lettore viene fregato alla grandissima... ;-)
    Almeno questo è il primo pensiero che mi viene "dando un'occhiata in rete": prova rileggi le quarte di Pedro Freitas... ;-)

    P.S.: che poi, la quarta di Manganelli di cui proponi il link, io la trovo insipida. La metafora del grattacielo, dei piani, del Lettore Supremo che cade... lo chiami estro? Evidentemente non ho una cultura sufficiente per apprezzare una letteratura così superlativa ma, ecco, una quarta del genere con me fallisce inesorabilmente. Resterebbe da capire su cosa basare la (presunta) buona riuscita di questa quarta: il numero dei Lettori Supremi? O il numero dei Lettori Mancati? Ah, no. Però l'editore è Adelphi, l'autore è Manganelli e l'introduzione l'ha scritta Calvino. Quindi i Lettori Mancati, anche se fossero centinaia di migliaia, non contano: quella quarta funziona. Sempre e comunque.

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    1. In ciò che ho scritto parto dal presupposto che a me le quarte di copertina non conquistano: belle, brutte, self, no-self, di Manganelli, di Pinco Pallo, mi puoi rifilare la qualsiasi, ma a me non interessano. Questo è il dato soggettivo; quello oggettivo è che, se le hanno inventate, un senso 'ste benedette "quarte" ce l'hanno ed è quello di rendere al lettore appetibile un libro: non le guardo, ma capisco che possono essere utili, quindi ne sottolineo il valore. Le quarte di copertina sono appannaggio di esperti, perché dietro una quarta o un risvolto c'è qualcuno che lavora per porre l'accento su determinate qualità del testo: che siano operazioni riuscite o no, alla fine, lo decreta il lettore, ma è innegabile che fare una quarta di copertina non è facile. E, per me, è un banco di prova non tanto per lo scrittore pubblicato (seriamente, intendo) che ha alle spalle chi lo fa per lui, quanto per chi deve fare da sé, cioè chi decide di autopubblicarsi, che deve pensare pure alla quarta e, lo ribadisco, è raro che lo sappia fare bene. Sono iscritta a un gruppo su Fb di "scrittori esordienti", ogni tanto vado a dare un'occhiata, quando mi capitano nella timeline, post promozionali di autori self: io mi metto le mani nei capelli. Prendimi per presuntuosa, per snob, ma quelle quarte in rete sono illeggibili e sono peggiori persino delle più illeggibili quarte dei libri famosi.

      Manganelli ha fatto scuola con la sua narrativa: ho sempre sentito parlare di lui, ho letto articoli che lo riguardano, ma non conosco le sue opere, né sono invogliata a farlo per adesso, ma quel suo pezzo scritto a proposito dei suoi racconti non è la solita formula "trama-elogi- invito alla lettura", è qualcos'altro e, forse, proprio per questo suo essere "altro", a me incuriosisce. Può essere anche un esempio estremo, lo capisco, ma non leggere in questo mio post la solita invettiva contro i "selfisti": il mio punto di arrivo è che anche per scrivere una quarta di copertina ci vogliono esperienza, capacità,ci vuole arte.

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    2. Le quarte saranno anche appannaggio di esperti (e potrei essere d'accordo) ma se il loro scopo è quello di rendere appetibile un libro, allora temo che il 90% di esse, questo scopo, non lo raggiunge affatto. Altrimenti di tutte le volte che si va in libreria, si dovrebbe uscire con il carrello... ;-). E non è solo una questione di costi: nemmeno le sinossi che vedo passare nelle newsletter di Amazon, quelle di titoli in versione digitale a 99 cents o giù di lì, mi convincono...

      Quanto al tuo post, certo non è un'invettiva contro i selfisti. Bisognerebbe però vedere cosa ne pensano i selfisti convinti... :-D

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    3. E che possono pensare, di essere grandi scrittori e io la solita, noiosa, invidiosa, presuntuosa, devastatrice di capolavori! :P

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  3. Dovendo ottimizzare il tempo anche per la lettura, prima di acquistare un libro (o investirci il mio tempo libero) cerco tutto quello che mi serve: quarta, estratto e recensioni (con cautela, che lo sappiano ci sono quelle fasulle). Forse la biografia la curioso dopo la lettura, dipende (nel cartaceo c'è nel risvolto, negli ebook non sempre è presente).
    Non trovo differenze oramai tra selfer e traditional: sia negli uni che negli altri, ci sono romanzi pompati dal marketing che si sgonfiano miseramente al primo capitolo (Darius è cattivo e ti ricorda Freitas ogni volta! :D), e ci sono romanzi che leggo magari per caso e mi rendi conto che gli manca solo un po' di pubblicità per avere il merito che gli spetta.
    Ho comunque una coda lunga di lettura che a volte lascio che siano i libri a scegliermi. Sono più intelligenti loro, o per lo meno finora mi è andata bene. :)

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    1. Di solito con me funziona il passaparola o la fiducia che ripongo in chi mi ha sempre consigliato buone letture, gli sbandieramenti commerciali o mediatici, invece, per niente: se leggo i romanzi "premiati" è perché voglio capire perché lo sono stati e, infatti, non in poche occasioni ho criticato il risultato immeritato (se ripenso alla ragazza della Leika, mi vengono ancora i brividi.)
      Mi sono convinta che scrivere una quarta di copertina come si deve non sia come fare una comunissima sinossi (e anche lì, talvolta, io stessa m'inceppo) e in chi si autopubblica vedo una debolezza maggiore e con questo voglio solo dire che, oltre ad avere l'"ingombro" di come arrivare al pubblico, devono anche imparare bene a usare gli strumenti per riuscirci, visto che non può pensarci nessun altro se non loro stessi.

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    2. Non sono cattivo, Freitas per noi ormai è solo un buontempone! :-D

      Barbara, se vuoi un altro esempio, prova vai a vederti la quarta de Il protocollo ombra: interessante (per chi ama il genere, ovviamente). Peccato che il nuovo Crichton (eh sì: i markettari hanno sparato un tantino alto...) sia stato un flop. In questo caso l'arte è stata messa tutta nella quarta: non ne è rimasto neppure un briciolo per il romanzo... :-D :-D :-D

      Ecco in questo caso sarebbe stato molto meglio una quarta indecente: per lo meno sarebbe stata onesta e in linea con il livello del romanzo.

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    3. Scrivere una quarta indecente, ma onesta: sembra un ossimoro. :D
      Una quarta non dev'essere onesta, se lo scopo è suggerire buoni consigli per acquistare il libro cui si rivolge.
      Allora, sempre tirando in ballo il nostro amico buontempone, ti sei scordato lo sperticamento del successo annunciato del suo romanzo in tutto il mondo? Bene, chi si è inventato quella quarta ha realizzato lo scopo principale: invogliare il lettore a comprare il capolavoro. A chi fa questo mestiere non credo importi che poi il libro sia giudicato una schifezza.

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    4. No che non me lo sono scordato :-D : è lo stesso sperticamento usato per Takano, quella specie di escalation. Stessa casa editrice, stesso staff di marketing (suppongo). Ma questo è marketing ed è palesemente concepito per irretire il lettore. Forse dovremmo abituarci a guardare alla quarta come a un cavallo di Troia del marketing? :-D

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    5. Beh, è un modo naif di vedere la cosa, ma suppongo che la metafora sia accettabile ;)

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  4. Io invece leggo un po' tutto quello che può essermi utile, fermo restando che se acquisto un libro è perché so già di cosa parla. In effetti, questo dettaglio mi induce a una riflessione.
    I prossimi libri che voglio acquistare sono "Il racconto dell'ancella" e "L'annusatrice di libri", ma perché so perfettamente cosa aspettarmi. Difficile che vada a istinto o prenda nel mucchio. Cerco di fare un investimento a colpo sicuro, insomma.
    Ciò detto, come tu scrivi alcune sinossi sono a dir poco improbabili, e fanno venir voglia di non acquistare affatto. Per non parlare delle fascette.

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    1. Di solito, anch'io conosco l'argomento del libro che voglio leggere, ma mi tengo lontana dagli approfondimenti: voglio sapere giusto lo stretto indispensabile.
      Sono alle ultime pagine del racconto dell'ancella: mi è piaciuto molto (e fatto inc..., pure!). leggerò altro della Atwood, forse il libro che ci ha suggerito Gloria.
      Le fascette sono inutili; ecco, se anche dico che le quarte non mi interessano, mi guarderei bene dal definirle inutili, ma le fascette no, quelle sono proprio un di più, a volte, persino insulso.

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  5. Io sono peggio di te perché non mi lascio sedurre neppure dalla copertina. Il titolo di un libro può sicuramente colpirmi, ma la quarta di copertina (e la... prima di copertina ;-) neppure la guardo. Leggo direttamente la prima pagina e vedo se scatta l'alchimia.

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    1. Vero, questa è una cosa che faccio anch'io: leggere l'incipit. Quello sì, che per me conta molto, anche se poi, di fronte a un libro che già so che voglio leggere, non decido di rinunciarci se la prima pagina non mi dice niente.
      Diciamo che la copertina mi induce a prendere e sfogliare il libro, a fronte dei tanti ignorati nello scaffale della libreria se sono del tutto anonimi (o brutti)

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  6. Non sei una lettrice tanto anomala, perché tendo anch'io a rimandare la lettura di tutti gli accessori al dopo-libro. E' fastidioso sentirsi dire cosa pensare prima di avere letto il libro.

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    1. Scopro via via che è vero, non sono poi così anomala: siamo in tanti a vivere la scelta di un libro allo stesso modo.

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  7. Sai che invece io mi spulcio tutto? Quarta, risvolto, grafica, trafiletto, introduzione e mi vado pure a leggere l'incipit e una o due recensioni se ho qualche minuto che mi avanza... :D Insomma, mi ingrippo su tutto il backstage che ruota intorno al romanzo. E' ovvio che, una volta comprato il libro, il mio giudizio arrivi solo a lettura ultimata - e a quel punto oso persino abbozzare un cenno di approvazione o di seria critica nei confronti di tutti gli "accessori" analizzati durante il "pre"... La quarta mi piace, non mi piace, si poteva fare così, la trama si poteva raccontare in quest'altro modo. E mi appassiono! Ci vogliono idee brillanti, come tu stessa affermi. Idee brillanti che scaturiscono solo se si riesce ad "entrare nel romanzo". E' un'arte, anche questa, e l'arte si pratica bene solo quando si possiede un autentico talento.

    In fondo, mi sarebbe piaciuto. Occuparmi specificatamente di questo. Il corso da copywriter lo avevo persino iniziato. Chissà... Non è mai tardi, così dicono.
    Un grande abbraccio, Marina <3

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    1. Ti ci vedo, sai? A imbastire quarte di copertina: secondo me ne saresti capacissima. Ma come dici tu, non è mai tardi... per entrare anche in questo "sottobosco" letterario.

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  8. Per non parlare del senso di disagio nell'affrontare qualcose che si avvicina così tanto a un'autocelebrazione!

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    1. L'autocelebrazione sortisce l'effetto opposto: mi allontana totalmente dal libro.

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  9. Mi sembra che nelle quarte dei libri di autori famosi ci siano più delle frasi a effetto (le cosiddette Tagline citate nel blog Anima di carta) invece nel risvolto c'è la descrizione della trama. È sempre difficile dire cosa attragga più un lettore, certo una bella tagline può catturare l'attenzione, chissà, ma la trama può essere più indicativa. Io di solito mi soffermo sulla trama, se mi attira compro il libro, però anche una frase a effetto può attirarmi. A volte ho comprato un libro anche solo per il titolo, se un titolo mi piace posso basarmi anche solo su quello, poi spesso il titolo non c'entra nulla con la trama, ma è un rischio che amo correre, mi sono sbagliata poche volte. Invece le auto celebrazioni le trovo un po' fastidiose, lo ammetto.

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    1. Allora, sì: la "quarta classica" prevede una citazione dal libro, un passaggio stimolante, un punto di climax; un giudizio lusinghiero da parte di un giornale, di uno scrittore autorevole, stralci di recensioni favorevoli; una frase secca che sappia cogliere lo spirito del libro.
      Nel risvolto c'è un breve testo che ha scopo informativo e anche promozionale, una sorta di recensione di parte, volta a fare apprezzare l'opera, esaltandone le qualità stilistiche, narrative... un risvolto ben riuscito è quello che racconta cosa succede nel libro, evitando inutili enfasi o lodi.

      Insomma, se ci pensi, un libro nel suo complesso è pieno di cose su cui lavorare con attenzione, che non si possono trascurare o trattare con sufficienza.

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  10. Ultimamente anch'io, come te, salto a pie' pari risvolti, quarte di copertine e soprattutto le prefazioni, perché molto spesso ti raccontano la rava e la fava, rovinandoti parecchie sorprese. E io, esattamente come da bambina con il sacchetto di patatine, voglio la sorpresa!
    Per quanto riguarda l'acquisto dei libri, mi baso molto sui consigli degli amici, come ho scritto in un post recente. Dovrebbero essere le case editrici a scrivere le quarte di copertina, perché ognuna dovrebbe dare un taglio personale... ammesso che ci sia una persona in grado di farlo! Nelle case editrici, piccole o grandi che siano, mancano sempre più figure professionali.

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    1. Spesso, trovi una trama scritta pure male, nel senso che è superficiale, non coglie gli aspetti giusti, e me ne sto rendendo conto solo adesso, che mi capita di approfondire certi argomenti: davvero scrivere una quarta, anche un buon risvolto, è un'arte che non va sottovalutata, invece anche le case editrici spesso peccano e si affidano a proclami sensazionalistici solo perché adesso si attira l'attenzione più con le cose urlate che con i messaggi realmente efficaci.
      Vabbè, che a noi poco interessa, alla fine, visto che preferiamo come dici tu le sorprese! :)

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  11. Quindi in base a cosa scegli se leggere o meno un libro? La copertina mi sembra ancora meno attendibile di una quarta...
    Io un tempo sceglievo grazie all'incipit, quando andavo fisicamente in libreria e avevo modo di sfogliare il libro. Oggi la quarta la vedo necessaria per farmi un'idea, diciamo almeno per capire di che storia si tratti. Ma ovviamente mi riferisco soprattutto alla sinossi, non a tutto il "contorno" che hai descritto. Continuo a pensare che una sinossi che descriva al meglio la storia faccia la differenza tra un acquisto e un passare oltre.

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    1. Di solito ho voglia di leggere un libro quando ne sento parlare molto, quando è molto citato da persone fidate o quando sono queste stesse a darmi qualche suggerimento. Poi se quel dato autore mi piace, sono io che scelgo di leggere tutte le sue opere, senza sapere niente, di cosa parlano, se sono piaciute o meno... Capisco, però, che se uno entra in libreria con l'idea di acquistare un libro, l'idea dev'essere "aiutata", dunque una quarta o una sinossi ben scritte hanno sì, una funzione fondamentale.

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