Sto pensando a mio nonno, un uomo straordinario, che eccelleva in ogni ambito, sia creativo sia intellettuale. Era un artista completo, dipingeva, scolpiva, componeva poesie, sapeva cucinare molto bene ed era colto: leggeva di tutto, era uno studioso di storia, filosofia, letteratura e storia dell’arte.
Qualche scheggia della sua versatilità è passata a me e io so che devo essere grata a lui se mi piace così tanto leggere e scrivere e se ho una buona manualità.
Il punto è: sapere fare tante cose bene accresce il benessere individuale - siamo tutti d’accordo - ma mi chiedo se questo potrebbe anche essere visto come un limite alla percezione che gli altri hanno delle reali capacità che abbiamo.
Mi spiego.