martedì 28 marzo 2023

La missione


Sei in coda al semaforo e pensi quanto sia complicata la tua vita in questo momento, con un lavoro precario, le bollette da pagare, i bambini piccoli. Hai un mare di pensieri che si aggrappano alla corteccia cerebrale e la mollano solo quando un impulso esterno li rende inoffensivi: affidati alla tua gestione diventano armi di autodistruzione.

Mentre butti un occhio alla vetrina di un negozio di articoli religiosi, un lavavetri dondola con la spugna intrisa d'acqua e sapone in mezzo alle auto in attesa. Osservi il suo incedere rassegnato: quanta scortesia, oggi, si porterà a casa insieme alle tasche vuote! Rovisti nella borsa in cerca del cellulare che sta squillando, mentre questo signore rallenta proprio all'altezza del tuo finestrino: un cenno è la sua richiesta di aiuto. Lo guardi negli occhi, smuovi appena le labbra per pronunciare il tuo "no no, grazie", ma dev'essere un segnale debole perché, senza indugio, allunga l'asta e con movimenti paralleli e decisi rende, in pochi secondi, lucido il parabrezza. Gli sorridi e gli porgi una moneta da un euro; ricambia e continua ad agitare la mano mentre la tua auto si allontana. Fotografi la sua gratitudine dallo specchietto retrovisore e l'immagine di una madonna di ceramica esposta in vetrina si fissa nella tua mente.

Quando arrivi al supermercato, trovi un posto nel parcheggio e ti imbuchi; sbatti lo sportello dell'auto, azioni la chiusura automatica, e, a testa bassa, ti affretti. Una donna ti punta con uno sguardo appeso, tiene stretta una busta di plastica piena di roba recuperata da un cassonetto per la raccolta di indumenti usati. È anziana e indossa male un cappotto due misure più grande. Ti chiede se puoi accompagnarla a casa. Un minuto dopo sei di nuovo in macchina, non ti accorgi nemmeno che il tuo pranzo, nel frattempo, è saltato.

"Sei una persona buona" - ti dice - appena infili le chiavi nel cruscotto. 

Ogni giorno sei una persona buona per qualcuno.


Hai sempre cercato risposte, nella vita, ma la più importante è arrivata assecondando il bisogno della gente, quello che tutti evitano per paura che possa essere contagioso. Come una inconsapevole missione, la tua, sulla terra.

C'è stato un tempo in cui sognavi di avere le ali, adesso non le desideri più, perché tieni stretta la bellezza delle parole di chi ti ha detto che le ali, tu, le porti, invisibili, nascoste sotto la camicia. E non ti servono per volare.


*****


[400 parole, 2400 caratteri, parola chiave: ALI. È solo un gioco che ho fatto per non perdere il vizio di scrivere. Seguiranno altre prove (forse)]


 












17 commenti:

  1. Ma le ali, poi, le hai davvero o le usi solo lo spazio di 2400 caratteri? No perché va bene l'euro al semaforo, ma accompagnare la prima tipa che trovi a casa, è davvero da piccola Clarence.. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, quali ali! Ho solo preso qualche spunto dalla realtà che vivo quotidianamente e le ho trasferite in un mero esercizio di autofiction :D :D

      Elimina
  2. Hai scelto una parola impegnativa: "Ali" è anche il titolo di uno dei primi racconti di Yukio Mishima. Chissà dove ti faranno volare queste ali letterarie...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non lo sapevo, ma ora che me lo hai detto lo vado a cercare (in passato ho amato molto Mishima). Le ali letterarie, per ora, mi fanno solo fare enormi voli pindarici! :D

      Elimina
  3. Sì, continua, Marina. A scrivere, esercitarti, tieni viva questa passione e capacità. Perché funziona. Questa seconda persona mi ricorda alcuni passaggi di un grande autore come Paul Auster: hai letto qualcosa di suo? Io questo mese Trilogia di New York. Ma non nel senso che non percepisca queste righe come originali, anzi. Mi piacerebbe un tuo romanzo in seconda persona. Dai dai. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Era scritto in prima persona (come tutto, ormai). Mi sono detta: ecco, ci sei cascata pure tu e ho cambiato rotta. Mi è sembrato decente anche narrato in seconda persona. Un romanzo intero, oddio, credo sarebbe una bella impresa non alla mia portata, ma grazie per l'incoraggiamento. :)
      Di Paul Auster ho un libro che mi è stato regalato, "La musica del caso": bello, mi è piaciuto. Poi mi dici com'è la Trilogia.

      Elimina
  4. Interessante questo esperimento! Sì, continua, voglio leggere ancora. E poi affascinante il tema delle ali. Anch'io, anni fa ci avevo dedicato un post, ma citando alcuni dipinti di ieri e di oggi e con un brano del concerto per pianoforte op.16 di Grieg che tuo figlio certamente ti suonerà.
    Grazie!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Andrò a cercarlo fra i tuoi post in archivio. Grazie, Annamaria. Sì, spero possa suonare Grieg in futuro: ha ancora un mondo di musica classica da scoprire.

      Elimina
  5. Le ali che non volano possono fare molto male.
    Mi è venuta così, all'istante, questa frase. Magari dovrei approfondire anch'io la questione. Ma tu lo guardavi, per caso, il telefilm Streghe dove c'era quel biondino, che alla fine risultava un angelo "caduto" per amore? ;)

    Il lavavetri al semaforo e l'anziana indigente sono persone che chiedono aiuto. Talvolta penso che le ali siano molto più difficili da dispiegare verso chi il dolore lo nasconde dentro e non vuole essere aiutato. E questo potrebbe essere il tema della prossima prova. :P

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Altroché se guardavo Streghe, era la mia serie televisiva preferita (insieme a Smallville, ebbene sì!), ma sappi che più che l'angelo biondino, a me piaceva Belthazor (e l'attore, che però in questo momento non mi ricordo come si chiama) e insomma... altri tempi! Per tornare all'argomento, dico che le ali per così dire "umane" non sono di aiuto a chi quell'aiuto lo rifiuta, ma le signore Ali per eccellenza, quelle di natura divina arrivano dappertutto, pure quando non le cerchi ;)

      Elimina
  6. Accidenti, mi sono spoilerato il gioco leggendo subito il finale! (A volte capita :-P )

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahah, ho capito: hai voluto verificare che il racconto non fosse lungo, se no, sai che du palle! :D :D

      Elimina
    2. Mi hanno attirato i 5 asterischi!

      Elimina
  7. È un ottimo esperimento, partire da una parola e costruirci sopra un racconto. Io do spesso qualche spicciolo ai semafori, è difficile voltarsi dall’altra parte...
    Sai che Streghe era anche una delle mie serie televisive preferite e mi piaceva il demone-angelo Belthazor (bello e dannato) come non farsi affascinare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo dicevo giusto a Barbara, che anche a me piaceva il demone in quella serie televisiva. Siamo due buongustaie! :)
      Sai, questa delle parole è una scusa per inventarmi qualcosa e continuare a scrivere, per non perdere l'abitudine, insomma!

      Elimina
    2. Belthazor era interpretato da Julian McMahon (e un altro attore quando si trasformava con la faccia a strisce rosse e nere). Spero allora non vi siate perse l'altra serie, un po' più hot, "Nip / Tuck" Non vorrei ricordare male, ma era spesso inquadrato il suo lato b... niente ali, sorry! :P

      Elimina
    3. Nip/Tuck? Vuoi scherzare? In seconda serata: non me ne perdevo una, di puntata, anche se i temi, insomma, erano un po' fortini! Lo vedevo proprio perché c'era quel Julian lì, con tutti i suoi lati! :P

      Elimina