martedì 20 ottobre 2015

Da esordiente agli esordienti: qualche consiglio, secondo me



Crescere nella scrittura significa analizzare, capire a fondo, porsi domande, cercare risposte, verificare, studiare. 
Un tempo scrivevo d'impulso, spinta dal desiderio di doverlo fare per dare voce a pensieri che altrimenti avrebbero ingrossato inutilmente la corteccia cerebrale, un modo per dire loro "okay, state buoni, adesso vi faccio uscire a prendere aria".
Questo atteggiamento, in genere, porta a riempire pagine di idee e di sfoghi che, tuttavia, parlano solo a noi stessi, cioè sono lo specchio del nostro modo di essere e dei nostri stati d'animo e quello che sembra assumere valore positivo, nel tempo, diventa un limite.
Non è la famosa "urgenza" di dire qualunque cosa a dovere guidare la nostra scrittura, ma il desiderio di raccontarlo in modo da renderlo oggettivamente interessante. E quando una storia è "oggettivamente interessante"? Quando, al netto di gusti personali e generi letterari, quella storia ha un valore in sé, perché si regge bene, è scritta con cura, ha un buon decollo e un ottimo atterraggio.

Leggere mi aiuta a capire molte dinamiche narrative che suonano come consigli da tenere presente, anche per individuare i comuni errori e potere intervenire per correggere la scrittura migliorabile.
Le critiche ricevute in diverse occasioni mi hanno dato una mano, ma ho filtrato quelle utili al mio scopo, non quelle dettate da fattori soggettivi; per me valutare la bontà di un'opera in base a un gusto personale non è un campanellino d'allarme, lo è di più il feedback emotivo lasciato dalle parole. 
Ora ho le idee più chiare, così vi dirò, secondo me, cosa andrebbe evitato quando scriviamo.

Parto sempre dal presupposto che non mi chiamo Murakami o Fallaci e dunque immagino una iniziale, inevitabile, avversione nei confronti del mio scritto "esordiente".

Se sono l'autrice "signora nessuno" io eviterei:

STORIE TROPPO LUNGHE
Eviterei di raccontare storie di quattrocento pagine e oltre ("31 dicembre", il mio romanzo, si avvicina pericolosamente alle trecento e sono consapevole che molto avrebbe potuto essere ridotto.)
Il fatto, tante volte, è - come mi ha detto un amico scrittore, una volta - che ci affezioniamo ai nostri pensieri al punto da non riuscire a rinunciare alle parole. Sbagliamo!

ABUSO DI IPOTASSI 
Eviterei di aggrovigliare il discorso attorno ai periodi ipotattici che nascono lunghi e si perdono in un mare di congiunzioni subordinanti. Mi è capitato di partire da un soggetto che fa un'azione e di non arrivare più a capire, a un certo punto, chi facesse cosa. Abbreviare i periodi garantisce una maggiore chance di "seguibilita".

SOVRABBONDANZA DI DETTAGLI
Eviterei di raccontare la storia disseminando continui dettagli che se colti al volo sarebbero intuitivi, ma la verità è che non sempre si legge con la concentrazione al massimo e spesso capita che quella parola determinante, quel passaggio che, tra le righe, sta dicendo qualcosa al lettore, passino inosservati. (Il mio romanzo è pieno di indizi sottili, di sfumature che senza la giusta attenzione scivolano e non si recuperano).

ECCESSI DI SOTTOTRAMA
Eviterei i troppi intrecci secondari lungo la via maestra. Le sottotrame sono interessanti e a me piacciono, perché accompagnano la storia principale, la spiegano meglio, ma quando le stradine laterali sono eccessive il rischio è di creare un labirinto nel quale il percorso diventa tortuoso e non sempre piacevole.
Un'appendice di questo accorgimento è mescolare nomi di intere casate, come nelle migliori saghe familiari, cosa che può permettersi solo l'autore famoso, perché si tollerano di più gli schemi fatti per ricordare tutti i personaggi dei romanzi di un Vikram Seth ne "Il ragazzo giusto" o Gabriel Garcia Marquez in "Cent'anni di solitudine" che quelli di intere generazioni raccontate da un esordiente su cui stiamo scommettendo.

EFFETTI "TROPPO" o "POCO" SPECIALI
Ho scoperto (ma forse questo è più un mio gusto personale) che anche le sorprese vanno dosate: la mente di chi legge deve avere il tempo di assorbire l"effetto speciale", se no è un polpettone di colpi di scena che confonde la resa finale; l'altro lato della medaglia è la storia piatta che non lascia nulla in sospeso, si srotola senza pieghe e smonta ogni trepida attesa.  

FACILI SENTIMENTALISMI
Eviterei il trasporto emotivo esasperato. E non parlo solo di romanticismo nelle storie d'amore, ma anche di approfondimenti psicologici in presenza di macro tematiche quali malattie, morte, tossicodipendenza. Ho sfiorato questo "errore" (e lo metto tra virgolette perché non è assolutamente, ma preferibilmente da evitare) nel mio romanzo e sempre lo stesso amico, pur dandone un giudizio lusinghiero, mi ha messo in guardia dal non cadere, in futuro, nel "sentimentalismo", in quella linea sottile che lo separa dal "narrare i sentimenti". Una critica registrata come "utile", che ho subito fatto mia.

INTERPRETAZIONE DI UN PENSIERO ATTRAVERSO LA PUNTEGGIATURA
Eviterei di mostrare i pensieri dei protagonisti attraverso un uso eccessivo di alcuni segni di interpunzione: i puntini di sospensione, i punti esclamativi, le parentesi.
Quest'anno sarò sola la notte del trentuno dicembre... non mi importa granché... sono abituata alla solitudine (l'incipit del mio romanzo che non troverete più così perché revisionato a dovere!)
Ops, ho impropriamente usato anche il punto esclamativo lamentato: qual è la necessità di completare la frase tra parentesi con quel segno di interpunzione? (Non parliamo di quando, poi, i punti esclamativi sono due, qualche volta tre per caricare di enfasi l'esclamazione!!). E sto dimostrando anche cosa intendo per uso esagerato delle parentesi. Ne ho messe due di seguito, che spezzano il discorso, è come quella voce che deve per forza puntualizzare qualcosa tutte le volte. Diventa fastidiosa. 
Credetemi, non sempre è necessario.

Ma tutto questo è solo ciò che penso io; sono spunti di riflessione legati alla mia esperienza personale.
Voi correggereste qualcosa nel vostro modo di scrivere?

Magari, chissà, scambiare le opinioni a riguardo potrebbe tornare utile a qualcuno.




55 commenti:

  1. Il primo punto del tuo elenco mi ha suggerito un altro paragrafo del post che pubblicherò forse oggi, sugli aspetti di cui tenere conto quando si scrive una storia che copre un arco temporale di molti anni (15 nel mio caso): il romanzo che sto scrivendo, secondo me, alle 400 pagine arriverà. So che una tale mole potrebbe sembrare esagerata per un'esordiente, però la considero un'eventualità molto probabile.

    Fra gli altri aspetti che hai citato, penso di dover tenere d'occhio le sottotrame. Sono ancora in stesura quindi c'è sempre tempo per tagliare. Ma ho un paio di personaggi che sgomitano un po' troppo per emergere. Idem per i facili sentimentalismi (v. l'ultimo paragrafo che ti ho mandato) e i colpi di scena, anche se al momento ne ho solo uno "grosso", e credo valga per tutta la storia. Le altre sono solo "sorpresine" al lettore. ;)

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    1. Io invece invidio chi riesce a scrivere un romanzo dalla bellezza di 400 pagine. Al momento la mia quota è di circa la metà per i ambedue i romanzi che ho scritto, e credo dovrò faticare parecchio per aumentare questa cifra (non che sia negativo dover faticare ;-) )

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    2. Certo, ci sono le eccezioni: il tuo libro lo sarà! :)
      Tutto sta, per me, rompere il ghiaccio: in genere, io non sono un'amante dei papelloni di tante pagine, ma poi se la storia mi prende neanche ci faccio più caso!
      Mi chiedo: di fronte all'opera di un esordiente, mi sentirei condizionata in negativo?
      E poi se la lunghezza è legata alla sostanza, va bene (nel tuo caso sono convinta che sarà così), ma se il libro si dilunga inutilmente...
      Alla fine credo che sia tutta una questione di giusto dosaggio.

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    3. Faticare no, Andrea, ma perché sforzarsi di aumentare la cifra?

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    4. Perché sento che la mia prosa è povera di descrizioni, lasciare molto alla libera interpretazione del lettore fa parte del mio stile, ma credo che non ci sarebbe nulla di male a scrivere ogni tanto una bella sbrodolata per "diminuire la densità" (mi sa che mi sono spiegato come un libro chiuso *_* )

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    5. Io credo che in revisione (e la prima rilettura me l'ha dimostrato) dovrò tagliare moltissimo, perché ho piuttosto la tendenza a dilungarmi. In generale posso dire di non aver né l'obiettivo di scrivere 200 pagine né quello di scriverne 400: voglio scrivere un numero di pagine adatto per la storia che sto raccontando, affinché possa essere completa, ma non prolissa. Questa ottimizzazione però potrà avvenire solo quando avrò concluso almeno la prima stesura...

      In generale non mi faccio scoraggiare dal numero di pagine. Anzi: preferisco di gran lunga i "tomi". Ho letto romanzi di esordienti da 600 o 400 pagine (Bongiorni e Deotto, rispettivamente) e mi sono piaciuti. Quindi spero di poter fare un buon lavoro. E spero che ci siano altri lettori pronti a ragionare come me! :-D

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    6. No no, Andrea, ho capito e anche questo è vero: come ho risposto a Giulia anche una scrittura troppo "in difetto" potrebbe essere migliorata

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    7. Giusto, Chiara, anche questo può essere un fattore legato a un gusto personale. :)

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    8. @Chiara: giusto, non è la quqntità di pagine il vero ostacolo, ma la velocità di fruizione: se una lettura è pesante anche 100 pagine sembreranno un ostacolo insormontabile!

      Sull'obiettivo di pagine si-e-no: quando imposto un racconto grosso modo so già se si tratterà di un lavoro da 5 pagine o di 20 (specialmente perché per ragioni di "letture pubbliche" ormai mi sono "tarato" attorno alle 5), sul romanzo invece concordo con te: per evitare che lo si possa confondere con un racconto lungo che la mia quota minima è di 200 cartelle, poi dipende molto da che cosa si decide di sviluppare se il risultato finale sarà di 200 o 400 pagine :-)

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  2. Tutto giusto. Il fatto è che, dopo la prima stesura, le parole andrebbero tolte più che aggiunte. Nella stesura definitiva ogni parola dovrebbe essere necessaria.
    Una volta avevo letto un consiglio tipo: "Prendi ogni frase del tuo libro e riscrivila con una parola di meno". Ecco che, dopo un paio di passaggi del genere, saltano ipotassi, spiegazioni non necessarie, sentimentalismi, varie ed eventuali. Rimane la storia, che poi è l'unica cosa che dovrebbe rimanere.

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    1. Mi sto allenando per arrivare al cuore della storia e mostrare solo quello. Non so se ci riuscirò mai, ma almeno so che ci sto provando.

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  3. Sono tutti ottimi suggerimenti che condivido pienamente.
    Devo dire che io non ho problemi di eccessiva lunghezza del romanzo, tendo piuttosto ad essere breve, questo mi è stato segnalato dal beta reader (per il secondo ebook) che mi ha suggerito di ampliare certi aspetti e alla fine mi sembra che il risultato sia stato migliore. Comunque in alcuni punti ho “tolto” interi periodi perché potevano risultare ridondanti, oppure li ho riscritti.


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    1. Scrivere poco non significa togliere spessore alla narrazione, cioè se il risultato è che abbiamo scritto duecento pagine e poi non abbiamo detto nulla non abbiamo risolto il problema, ne abbiamo creato un altro
      Ma tu, per esempio, cosa vorresti migliorare nella tua scrittura?

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    2. Ci devo pensare perché al momento non so, magari ci scrivo un post :-)

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  4. Hai ragione, sottoscrivo in pieno i tuoi consigli. Specialmente all'inizio permettono di andare più lontano e tenere a bada la materia. Con il tempo alcuni potrebbero non valere più in assoluto, poiché si sente il bisogno di arricchire la propria prosa con sottotrame e ipotassi. Però per iniziare bene, un passo umile alla volte, seguire i tuoi precetti è la strada giusta.

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    1. Ho ragionato da umile scrittrice esordiente e da lettrice di esordienti. Prima impariamo a camminare e poi, semmai, ci lanciamo nella corsa!

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  5. Le sottotrame le ho sempre considerate un elemento di disturbo... a meno che non portino un reale valore alla storia principale!

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    1. Se ben concepite dovrebbero servire proprio a quello.
      Quali limiti riconosci,invece, nella tua scrittura?

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    2. Come dicevo prima, carenza di descrizioni. Forse arrivo al punto troppo rapidamente, no so. Ultimamente sto cercando di correggermi proprio in questo senso.
      Altro limite, forse più "commerciale" ma non meno importante: la difficile catalogazione. Ho faticato un sacco per trovare un editore che pubblicasse fantascienza che però è anche romanzo sociale, azione ma anche sentimento... insomma, se avessi scritto un romanzo fantasy-e-basta, oppure giallo-e-basta ecc. avrei penato molto meno per arrivare in libreria :-)
      Sicuramente ce ne sono molti altri ma questi sono i primi due che mi sono venuti in mente

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    3. Quella delle catalogazioni è una curiosità che attanaglia anche me, perché pur parlando d'amore la storia del mio romanzo non è "rosa", giammai di fantascienza, pur avendo qualcosa di fantascientifico, allora per uscirmene dico che è narrativa non di genere che non vuol dire niente, ma è già qualcosa! :)

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    4. Così puoi cavartela parlandone in generale ma, ancora prima che nella lettera di presentazione a un editore, ma nella scelta dell'editore stesso può rappresentare un problema.
      Se non esiste un genere, non esiste nemmeno un editore che lo pubblica! :-/

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  6. Mi piacerebbe correggere la linearità della mia prosa. Saper utilizzare correttamente una prosa più "deviante" rispetto ai canoni è il limite che devo ancora superare.

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    1. Cioè vorresti correggere il fatto che non segui regole particolari di scrittura creativa?

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    2. Esatto. Quando leggo una prosa particolarmente elegante, forbita o molto specifica al punto che si possa dire "è lo stile tipico di (scrittore in questione)" capisco che da quel punto di vista sono indietro anni luce.

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  7. Il tuo elenco mi sembra un ottima base per chiunque. Sulla lunghezza che dici ottimale, però, ho qualche dubbio, sia perché a me piacciono i romanzi corposi, sia perché a volte è meglio tagliare, a volte meglio approfondire e aggiungere. E' vero però che chi ama scrivere ama anche dilungarsi :)
    Il senso di urgenza di cui hai parlato all'inizio è stato un problema per anni, ora non lo sento più, per fortuna.

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    1. Sì, l'urgenza è più da adolescenti con in mano il diario personale! :)

      Lo so, il problema della lunghezza del testo dipende anche dai gusti, quello che intendevo è che dovremmo arrivare a raccontare una storia asciutta, che sia completa e soddisfacente; va bene una bella storia "lunga", ma non una storia che "si dilunghi" inutilmente.

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  8. Mi sembrano ottime pillole di buon senso, sopratutto per chi è alle prime armi. Poi, certo, ogni storia deve andare come deve andare. Se si ha per le mani "Romeo e Giulietta" non si può tirare il freno a mano sul sentimentalismo, né lesinare pagine a un "Guerra e Pace".

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    1. A quei livelli sei padrone di fare ciò che vuoi come vuoi! :)
      Ad arrivarci... a quei livelli!

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  9. Sul primo punto non ti seguirò. Ho dovuto adattarmi alla scomposizione in trilogia, perché altrimenti ne sarebbe uscito un volume troppo corposo. Però ho fatto in modo che ognuno dei volumi seppure collegato agli altri abbia un suo inizio e una sua conclusione. I primi due volumi, quelli di cui ho completato tutta la prima stesura fanno circa 500 pagine. Se il terzo manterrà la stessa lunghezza dei primi due il totale sarà di circa 750 pagine. E ho limitato le descrizioni ai minimi termini, concentrandomi su azione, dialoghi e introspezione.
    Riguardo agli altri punti, secondo me il problema esiste nei due sensi. D'accordo, per esempio, sull'evitare l'eccesso di congiunzioni subordinate, ma se ho interrotto a metà la lettura del libro "Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa" è stato per la loro quasi totale assenza, che trovo ben più fastidiosa. Non tollero di leggere un libro con le frasi che si interrompono ogni cinque-sei parole.

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    1. Come dico sempre, l'equilibrio è il giusto ingrediente per ogni cosa, dunque è chiaro che ogni eccesso opposto sia da evitare.

      250 pagine per ogni volume va benissimo: l'insieme fa 700 ma la singola storia per me deve ruotare attorno a quel numero là.
      Sai che ho constatato che, forse, quella della lunghezza è solo una mia esigenza?

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    2. Non credo: qual'è l'editore che si impegna economicamente per pubblicare mille pagine di un esordiente che poi probabilmente non venderà? Negli USA il "taglio" degli esordienti è tra le 50 e le 70mila parole. Cioè proprio attorno alle 250 pagine. Naturalmente niente trilogie, niente serie ecc. O, almeno, il primo libro dev'essere assolutamente autoconclusivo e lasciare aperte non troppe trame...

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    3. Sono d'accordo.
      Il punto è che già è difficile convincere l'editore della bontà di un prodotto (ammesso che lo sia, buono), figurati alle prese con il tomo di 400 pagine di un aspirante scrittore! Secondo me, questo riduce le chance dell'esordiente di essere seriamente preso in considerazione.

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    4. Ne sono consapevole. Per questo non mi è passato neppure per la testa di rivolgermi a un editore e ho pensato subito al self-publishing.

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  10. Questa la mia esperienza; scrivo il romanzo, tralascio la fase creativa che tutti conosciamo, e non mi curo per nulla del numero di pagine e di giorni che occorrono, semplicemente scrivo finché non mi esaurisco. Finito di scrivere il romanzo correggo gli errori e metto il manoscritto da parte, lo riprendo dopo un mesetto e dopo averlo letto valuto se manca ancora qualcosa oppure va bene così. Quindi nuove correzioni e naturalmente TAGLI, TAGLI e ancora TAGLI, un buon libro quasi sempre passa attraverso la regola dei tagli. Attenzione, non mi riferisco al numero di pagine, ma a tutto quello che prodotto nella prima stesura non può, anzi non deve, rimanere nella versione finale. Qualcuno non sarà d'accordo, è doloroso buttare vie le proprie parole... ma questo va fatto.

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    1. Eheh, non è che per caso ti fischiavano le orecchie? ;)
      Anch'io agisco così: scrivo tutto quello che la mente mi detta, poi accorcio. Qualche volta, però, mi scordo di usare le forbici!
      La bravura di uno scrittore sta nel capire a quali parole rinunciare, non sempre è facile!

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  11. Uhm... io vorrei trovare più sinonimi. Hai presente quando sai che c'è una parola alternativa che funziona alla perfezione ma non ne vuol sapere di venirti in mente, nemmeno dopo qualche giorno? Ecco. :)

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    1. Ma proprio con i sinonimi vai sul sicuro con tutti i dizionari on line che ti spulciano il termine fino all'osso. È peggio quando, a proposito delle metafore di cui si diceva qualche giorno fa, hai ben chiaro il quadro che vuoi rappresentare ma ti vengono fuori frasi di una banalità disarmante!

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  12. Sono suggerimenti davvero preziosi da tenere a mente, anche per chi come me scrive senza sognare pubblicazioni. Leggendoti, un punto del tuo discorso mi ha guardata dritto in faccia. Mi affeziono ai miei pensieri e con molta fatica riesco a rinunciare alle parole.
    Spesso, le metto solo da parte aspettando di poterle usare. ^_^

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    1. Intanto, visitando il tuo profilo, ho notato che componi dei bellissimi versi e anche la tua prosa è molto poetica. In questo caso è decisamente impossibile rinunciare alle parole!
      Lo sai che lo faccio anch'io? Tengo da parte i pensieri riusciti bene, non si sa mai, in altri contesti...

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    2. Ciao Marina, ciao Iara. Intanto rispondo subito a Marina dicendo che le orecchie non mi fischiavano, semplicemente ti seguo ;) mentre a Iara dico: l'affezionarsi alle parole che generiamo sono il limite da superare di uno scrittore. Noi abbiamo una responsabilità nei confronti della parola scritta, escludendo i diari personali, e questa responsabilità ci viene data o c'è la prendiamo esattamente quando ci apprestiamo a consolidare la versione finale del manoscritto. Infatti, finché quello che scriviamo è ancora un divenire, un work in progress, ci è permesso tutto. Presi dal daimon creativo non abbiamo il tempo (io dico per fortuna) di razionalizzare i nostri pensieri. Superata questa fase, ossia quando lo scrittore raggiunge la consapevolezza di avere concluso la sua opera, inizia una seconda fase che tutti conosciamo benissimo, ma che pochi percepiscono come fondamentale. Non sto parlando delle correzioni, ma proprio dell'affezionarsi alle parole, frasi, paragrafi e pure interi capitoli se vogliamo dirla tutta. Le parole dette volano via, quelle scritte potenzialmente rimangono per molto tempo, e sono esposte a tutti e quindi debbono essere oneste, VERE nei confronti di questi tutti. Un racconto Fantasy può essere più Vero di un romanzo storico, il lettore non è uno stupido, capisce se uno scrittore è onesto o sta bluffando. Per intenderci meglio, vi racconto un episodio famoso nel mondo della musica. Moltissimi sanno che la canzone Because the Night è cantata da Patti Smith, pochissimi sanno che parole e musica sono di Bruce Springsteen. L'artista americano ha escluso questa bellissima canzone dal suo album Darkness on the edge of town, motivo: non c'entrava niente con la storia dell' Album. Qualcuno dirà ma è un capolavoro di canzone, come si fa a regalarla ad un'altro? ok è un capolavoro ma non fa parte dell' Album. Capito? è una bella frase, è un capitolo stupendo... ma rientra dentro la storia che sto scrivendo?

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    3. Sei stato chiarissimo, Giuseppe. Sai che questa di Smith/Springsteen non la sapevo?
      Però Because the night è diventata famosissima lo stesso!
      Chissà se affidando i nostri pensieri "tagliati" perché fuori posto a qualcun altro...

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    4. Lo capisci che sei stata veramente fortunata a incontrarmi sull'infinita autostrade del web? ;)

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  13. Ciao Giuseppe, io intanto cerco di imparare e vi seguo da ultrà della scrittura.
    Prendo nota sul mio diario di tutto, nutrendomi avidamente della vostra esperienza.
    Ma soprattutto faccio il tifo per voi! :-)

    Grazie Marina per essere passata a trovarmi :-)

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    1. Ciao Iara, sono d'accordo con Marina sul fatto che scrivi bene e quindi... che il demone della scrittura abbia pietà di te ;)

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  14. Forse non hai letto Elena Ferrante. Io nemmeno, ma vorrei farlo prima o poi. Ha creato una serie... non so se sono 3 o 4 volumi e sono belli spessi. Molto lunghi credo sulle 400-600 pagine a libro. King scrive tanto, certo non sono esordienti e concordo che con una storia così lunga chi non ha le capacità, un editor pagato da 1000 ai 2000 euro deve dedicare molto più tempo a essere sicuro di non aver pasticciato troppo. Sono spaventato più per il lettore che per me scrittore. Impiegherò più tempo a finire il lavoro di revisione e riscrittura, ma se la storia permette e ci sono vari personaggi, forse sarebbe un limite ridurlo il numero di pagine. Ma il tuo consiglio è validissimo. Chi scrive poco e legge altrettanto poco, se scrive troppe pagine non se ne esce più.
    Il mio problema invece è che nella scrittura in prima persona tanto a raccontare il sentimento del protagonista, visto che lui sa come si sente può dire tante cose di sé. È una delle cose su cui mi sto soffermando spesso nel secondo volume de "Le parole confondono" che sto editando da una vita e che pronto non è. Chissà se mai vedrà la luce su Amazon.

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    1. Ma nel punto di vista in prima persona puoi fare dire al protagonista ciò che vuole, il problema limitante è che non puoi parlare allo stesso modo dei sentimenti degli altri personaggi. È una scelta che se ben gestita può comunque produrre ottimi risultati.
      È superfluo dire che aspetto il sequel di "le parole confondono"! :)

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    2. Se ricordo bene i primi romanzi di King non erano voluminosi, L'ultimo cavaliere (Il primo romanzo della serie La torre nera) è stato riveduto ed ampliato a distanza di trent'anni, condivido con Scarparo che il troppo per un esordiente... scoppia. Certo ci sono le eccezioni, e credo che bisogna essere davvero bravi per riuscire ad ottenere un buon rapporto tra Qualità e Quantità, ma sono convinto che in giro c'è tanta gente valida... buon lavoro Giovanni e ti auguro sempre il meglio per i tuoi romanzi.

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  15. Tutti buoni suggerimenti. Io tendo a essere stringata più che prolissa, perciò mi sforzo non tanto di tagliare, quanto di non affrettarmi nei passaggi importanti della storia (che - guarda caso - sono spesso difficili da scrivere).

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    1. Finalmente qualcuno con il problema opposto! Almeno non ti trovi il foglio pieno di tagli e cancellature, ma disseminato di asterischi! :)

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    2. Mi unisco al club degli asterischi! Uso anche i #, le stelline i % e i § (che non co come si chiamano e ogni volta scrivo in maniera diversa). Santo Filo D'Arianna! :-)

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