Qualche mese fa scrivevo questo, oggi registro un calo di tempo, capacità organizzative e dinamismo.
Bello incontrarsi in rete, condividere pensieri e riflessioni, partecipare alle discussioni altrui, bello e impegnativo, tanto!
Quando decidi di presentarti nel web con il tuo personalissimo blog, devi avere due cose ben chiare in mente: l'uso che ne farai e quanto desiderio hai di animarlo di contenuti.
Già, perché gestire un blog è anche assumersi una responsabilità, quella di portare avanti il progetto che si ha in mente, con coerenza, costanza e la piena disponibilità di energie attive.
Così, vengo al nocciolo della questione:
il mio calendario editoriale prevede due articoli a settimana postati in genere il martedì e il giovedì.
Un mercoledì qualsiasi
Da settembre le cose sono un po' cambiate. Con l'inizio dell'avventura liceale di mio figlio, quello che facevo sporadicamente, adesso è diventato il mio impiego giornaliero: servizio taxi ad libitum per tutti i membri della famiglia.
Così, alle 6,45 accompagno lo studente di liceo e il marito alla stazione dei treni (poi il pendolarismo del primo proseguirà con un paio di fermate della metro); rientro in casa, dove ad aspettarmi c'è l'altro figlio che, per fortuna, essendo ancora all'ultimo anno delle medie, entra a scuola alle 8,00.
Primo appuntamento con le idee:
mentre aspetto che il mio secondogenito finisca di prepararsi, mi concedo circa quindici minuti per rispondere alle mail più interessanti oppure per buttare giù una bozza velocissima e stilizzata per l'articolo del giorno dopo, con una tartina burro e marmellata in mano e la tazza per la colazione sul tavolo.
Si riparte!
Accompagno anche l'altro figlio a scuola e torno a casa.
Non è che abbia a disposizione tutta la mattina, magari! Cerco di ottimizzare il tempo e non ne perdo altro.
Ma le idee, che fine hanno fatto?
L'ispirazione è ancora ferma nel traffico degli otto chilometri che ho appena percorso per andare e tornare dalla scuola; la bozza che ho appuntato non mi dice più niente, ho un vuoto totale.
L'ispirazione è ancora ferma nel traffico degli otto chilometri che ho appena percorso per andare e tornare dalla scuola; la bozza che ho appuntato non mi dice più niente, ho un vuoto totale.
Scelgo di fare altro (c'è talmente tanto altro da fare...)
Poi si aggiungono gli imprevisti (imprevisti in relazione alla mia intenzione iniziale, quella di scrivere): la signora Giuseppina mi porta i mandarini cinesi del suo orto (è la simpatica vecchietta che mi abita a fianco, solo io potevo trovare una siciliana puro sangue a Roma, il primo giorno che ho messo piede nel quartiere dove vivo); un calzino nero incautamente finito in mezzo alla biancheria da lavare ha ridotto alcune canottiere e le lenzuola bianche in orribili pezze grigie: candeggio subito. Ci sarebbe anche il colloquio con la prof.ssa di italiano, alle 10,30.
Si avvicina il momento del rientro coordinato nel dettaglio: ore 13 corro al capolinea della metropolitana, dove aspetto mio figlio, il liceale, che arriva alle 13,40; lo mollo davanti al cancello con chiavi in mano per entrare in casa e vado dall'altro che esce alle 14.
Se sgarro gli incastri è un casino!
Se sgarro gli incastri è un casino!
Pomeriggio cortissimo:
intanto le operazioni in cucina finiscono non prima delle 15 (perché, dopo pranzo, c'è chi fuma la sigaretta per rilassarsi, io mi dedico un po' ai blog altrui); ci provo, a scrivere qualcosa, ma la concentrazione deve vincere sullo studio dei miei figli e la collaborazione che mi chiedono (sono fregata: il liceale ha scelto il Classico e io ancora me la cavo con le traduzioni di greco e latino); si interrompe quando è l'ora della pallavolo dell'uno e della palestra dell'altro (signori, l'adolescenza ha un prezzo altissimo); non quaglia durante le esercitazioni al pianoforte del secondogenito (senza silenzio assoluto, il mio cervello produce al 40% delle sue potenzialità). Faccio lo slalom fra tutti gli impedimenti oggettivi e arriva la sera.
Quando ritorno a casa con un figlio da infilare dentro la doccia, l'altro esce dopo un quarto d'ora dalla palestra: costringo uno a lavarsi (sottolineo costringo) e mi richiudo la porta alle spalle per andare dall'altro.
intanto le operazioni in cucina finiscono non prima delle 15 (perché, dopo pranzo, c'è chi fuma la sigaretta per rilassarsi, io mi dedico un po' ai blog altrui); ci provo, a scrivere qualcosa, ma la concentrazione deve vincere sullo studio dei miei figli e la collaborazione che mi chiedono (sono fregata: il liceale ha scelto il Classico e io ancora me la cavo con le traduzioni di greco e latino); si interrompe quando è l'ora della pallavolo dell'uno e della palestra dell'altro (signori, l'adolescenza ha un prezzo altissimo); non quaglia durante le esercitazioni al pianoforte del secondogenito (senza silenzio assoluto, il mio cervello produce al 40% delle sue potenzialità). Faccio lo slalom fra tutti gli impedimenti oggettivi e arriva la sera.
Quando ritorno a casa con un figlio da infilare dentro la doccia, l'altro esce dopo un quarto d'ora dalla palestra: costringo uno a lavarsi (sottolineo costringo) e mi richiudo la porta alle spalle per andare dall'altro.
Ore 20 tutti a casa.
Aspetta, ne manca uno: ho un marito da andare a riprendere alla stazione.
Di nuovo giubbotto, di nuovo chiavi in mano, di nuovo taxi in action.
La mia Panda grida vendetta: 60 km al giorno.
E le idee parcheggiate al suo posto in garage.
Tutto questo per dire che ieri la mia giornata è stata questa; che oggi la mia giornata sarà altrettanto (con qualche variante sul tema) e che non sono riuscita a scrivere nulla da postare oggi.
E ho voluto raccontarlo.
:)
RispondiEliminaQuando leggo queste cose (o penso anche alla mia, di vita, non meno frenetica pur non avendo figli) penso sempre che ci dev'essere qualcosa di sbagliato, da qualche parte. Dopo molte meditazioni ho anche capito cosa: è il conto in banca. Manca di almeno un paio di zeri, alla fine ;)
Concordo e sottoscrivo. :)
EliminaLa ricchezza non darà la felicità, ma almeno ci concederebbe un po' di riposo.
EliminaNiente figli da scorrazzare, per me, ma quando si arriva a scribacchiare mentre si sta pranzando (come mi capita spesso) forse qualcosa nella pianificazione non quaglia. O forse, con i nostri ritmi, non può quagliare.
Ah, sì: potrei permettermi una colf che lava, stira, mette in ordine, passa lo straccio per terra, spolvera i mobili e rifà i letti! E poi, potrei avere uno chauffeur che lascia, piglia, accompagna, aspetta, cerca parcheggio e tutto questo mentre io me ne sto tuuutto il giorno a scrivere e scrivere e scrivere...
EliminaAhhhh, le 15,20: fra 10 minuti mio figlio esce dal prolungamento scolastico!
Voglio la colf. E voglio lo chauffeur. Voglio anche la parrucchiera e l'estetista privata. E poi voglio solo scrivere. Come si fa? :D
EliminaPeccato, Monica, sei già sposata!
EliminaUn. Mito.
EliminaTenar, e cosa te ne pare del fatto che io stia rispondendo ai vostri commenti chiusa dentro la macchina, mentre per un'ora e mezza aspetto che mio figlio esca dagli allenamenti?
EliminaNon c'è mai fine al peggio! :)
Ieri io ho risposto ai vostri chiusa dentro la macchina, aspettando una collega...
EliminaSiamo senza speranza! :D
EliminaImpossibile riassumere il nocciolo della questione meglio di come ha fatto Michele qui sopra.
RispondiEliminaE' anche per questo motivo (oltre che per una necessità congenita di libertà) che non calendarizzo quasi mai le pubblicazioni nel blog.
Bravo. Viva la libertà.
EliminaChe poi questi calendari editoriali, ma chi li ha inventati, dico io!
Non direi proprio che non hai postato nulla. Sei più interessante tu anche quando non posti nulla, di quelli che postano tutti i giorni parole a caso.
RispondiEliminaOh, queste sono soddisfazioni! Grazie, Helgaldo! :)
EliminaIo, poi, ne conosco uno di quelli che sproloquiano tutti i giorni ;)
EliminaIo a quello mi riferivo.
EliminaQuesto è uno dei motivi per cui mi rifiuto di avere un calendario editoriale, contrariamente a tutte le direttive che tanti (sedicenti?) espertoni del blogging amano predicare... :-) ... Questa filosofia "allegra e spensierata", anche se non sposa alla perfezione il manuale del perfetto blogger, mi permette di tenere tranquillamente (nel senso stretto del termine: cioè con aggiornamento tranquillo, svincolato da calendari di sorta) quattro blog, un sito e qualche profilo social... Comunque tanto di cappello, Marina.
RispondiEliminaQuattro blog, un sito e qualche profilo social?
EliminaMa tanto di cappello a te, Darius!
You are only human.
RispondiEliminaWe too (perciò ti comprendiamo, tranquilla ;-)
P.S.: ma le illustrazioni le crei tu? Sono simpaticissime!
Bitstrips, scaricato sull'I- pad. Seleziono solo le immagini che fanno al caso mio (l'app offre una gamma davvero vasta). Io mi sono solo creata l'avatar con le mie caratteristiche ;)
EliminaBe' comunque complimenti per non esserti disperata e aver trovato un argomento di discussione per il blog :D
RispondiEliminaIo sono molto più fortunata: niente figli e degli orari piuttosto comodi (se c'è una cosa bella di lavorare su turni è il fatto di avere o la mattina o il pomeriggio liberi... o il pomeriggio dopo la dormita di quattro ore dopo aver fatto la notte!). Per ora faccio le cose con calma e mi siedo tranquilla a scrivere quando non ci sono lavoro, faccende e uscite varie. Già così vorrei avere più tempo, quindi mi chiedo come farò quando avrò prole! xD
:)
EliminaArmati di pazienza e poi vedi se a buon prezzo vendono un'aureola.
Ah, cerca anche un buon negozio che venda bacchette magiche. Alla Mary Poppins maniera! ;)
Pur avendo altra routine, anche io non ho mai "tempo" XD Capisco perfettamente! A volte un piccolo contrattempo causa perdita dati :D
RispondiEliminaCerco di appuntare tutte le idee, alla rinfusa e, in momenti propizi (muahahahah), tento di convertirle in qualcosa di sensato da proporre. Penso che la cifra umana di un blog passi proprio da tutto ciò, mettersi alla prova e mettere se stessi in quello che si scrive ;)
Oggi, poi, io ho messo me stessa nel vero senso della parola: questa è la mia vita! :)
EliminaE alle 19 e 30 arrivo anch'io con il mio commento, finalmente ho un attimo di tempo per commentare, mentre aspetto che la cena sul fuoco si scaldi.
RispondiEliminaE quindi che dire Marina ti capisco benissimo, sembra che il tempo sia diventata una merce rarissima, e Michele ha centrato in pieno il problema.
Io se avessi un sacco di soldi lascerei semplicemente il lavoro per vivere di rendita e scrivere. Che bello che sarebbe. Pensa che io tutte le mattine mi sveglio piena di idee, ma poi puff spariscono nel corso della giornata e, dopo aver consumato le energie migliori torno a casa e le mie idee creative non ci sono più ma al suo posto rimane solo la stanchezza e la voglia di dedicarmi solo al mio divano. :-)
Tu pensi alla cena, io sono ancora fuori: per me questa è l'ora della merenda! :)
EliminaPerò è bello - e mi scuserete se lo dico - sapere che non sono l'unica "disperata" che avrebbe bisogno di una giornata di 36 ore! :)
aiuto ho pure sbagliato pronome! le idee creative dovevo scrivere "al loro posto" non "al suo posto" - bene allora torno al divano, sono proprio stanca:-( come vedi siamo tutti nella stessa barca
Elimina:) manco me ne ero accorta, figurati!
EliminaPerché ho la convinzione che anche con una giornata di 36 ore, gli impegni troverebbero il modo di fregarci il tempo in più? ^_^
RispondiEliminaGià qualche tempo fa avevo segnalato proprio a questo proposito, sul blog di Giulia, questo racconto: https://purtroppo.wordpress.com/2015/02/18/se-solo-avessi-tempo/
EliminaImmancabilmente, ogni volta che penso di non avere tempo, mi torna in mente e mi dà da pensare...
Bellissimo il racconto. A scanso di esaurimento, mi tengo strette anch'io le mie 24 perfettissime ore! :)
EliminaCara Iara, poiché siamo in tanti a pensarla così, credo che il racconto che Michele ha fatto bene a linkare dia una bella lezione a tutti.
EliminaDevi investire in motorini :D
RispondiEliminaPer ora c'è la paura di noi genitori che accada la forma passiva del verbo che hai usato!
EliminaQuell'"aspetta, ne manca uno" rende molto l'idea! (Sospiro.):)
RispondiElimina:)
EliminaAnche io 60 km al giorno, ma da una città all'altra! :-D
RispondiEliminaQuando leggo questi post, non rimpiango per nulla la metropoli. Se trovassi un lavoro a Sanremo sarei la persona più felice del mondo e girerei sempre a piedi.
... non mi fare tornare in mente che ho dovuto lasciare la città più comoda al mondo, la mia. Pensa, avevo la scuola dei miei figli praticamente sotto casa: materne, elementari e con uno sforzo in più, allungavo di qualche centinaio di metri e li accompagnavo alle medie.
EliminaNo che faccio 14 km per portarli semplicemente a fare sport, bleah!