martedì 8 marzo 2016

Festa della donna. Per una inutile ricorrenza...

...il mio contributo di pensiero 


Cos'è che fa grande una donna?
Una poltrona che le dia potere? L'agguerrita competizione con l'altro sesso che ha la "fortuna" di avere tutto ciò che a lei viene difficile ottenere? La vittoria nelle battaglie sociali più discusse? Un qualche meritato riconoscimento per le qualità espresse in determinati campi?
Ma tutto questo rende una donna al passo coi tempi, le restituisce un ruolo negato per anni, le dà la dignità che spetta all'essere umano in quanto tale, non in quanto donna.
Non è il suo valore aggiunto.

È grande la donna che indossa con vanto l'abito dell'apparente fragilità per fare sentire l'uomo fiero di darle sicurezza.

È grande la donna che vede nel suo ruolo di moglie la bellezza della reciprocità e della condivisione e non un legame che genera prigionia.

È grande la donna che conosce il giogo della maternità e la desidera come il dono più prezioso che la vita possa offrirle.

È grande la donna che sa piangere senza darsi per vinta e che vince senza che qualcuno le asciughi le lacrime.

È grande la donna che non deve dimostrare di essere come l'uomo per ottenere il suo rispetto, anzi, che non deve dimostrare proprio nulla.

È grande la donna che non si conforma all'universo maschile con l'idea che la sua realizzazione dipenda da questo.

La carriera a tutti i costi non è un certificato di superiorità intellettiva, ma solo un attestato di vanagloria. 

Care donneesercitate l'attitudine al comando con i vostri figli e mettete a tacere le bocche di chi pensa che siete sfigate perché non avete un lavoro che vi tiene lontano da casa per dieci ore al giorno.
E indossate le gonne con orgoglio; mettetevi al volante delle auto senza l'arroganza del luogo comune; innamoratevi della quotidianità fatta di lavoro, casa e figli. 

Smettetela di riempirvi le facce di veleno per cancellare le rughe e di perdere il sonno perché il vostro sorriso non brilla più di giovinezza. Soldi buttati nelle tasche di chirurghi plastici che vi cancellano i connotati per restituirvi a caro prezzo maschere inespressive di gomma.

È grande la donna che vive come un privilegio unico la possibilità di procreare, non di essere un contenitore di vite in vendita.

Non c'è nulla da sottolineare della donna tanto da meritare una ricorrenza che la metta su un palcoscenico a ricevere fiori e applausi.

Perciò, farò un dono agli uomini: una cascata di rose (rigorosamente di feltro)


per ricordare loro che:

"Gli uomini sono donne che non ce l'hanno fatta" 
(direttamente dalla lingua scanzonata e irriverente del mitico Groucho Marx)

:D :D :D :D


49 commenti:

  1. :-D
    Grazie del pensiero. Personalmente sono sempre stato contrario a tutti gli stereotipi, quindi ben venga una festa delle donne per rammentarsi che bisogna dimenticare tutti gli stereotipi sulle donne... e ben vengano le donne come te che rammentano alle talebane dell'8 marzo che creare degli stereotipi sulle donne che non sembrano "adeguate" al XXI secolo, beh, non è tanto diverso rispetto agli uomini che creano stereotipi sulle donne.

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    1. Talebane dell'8 marzo me lo segno! È stupendo! :)

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  2. Vedo che "inutile" comincia a espandersi anche al di là del blog di Massimiliano Riccardi... ^^
    Per il resto, mi sembra che Ariano abbia fatto da degno portavoce del nostro genere.

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    1. Con la differenza che i post di Massimiliano non sono inutili, mentre la ricorrenza di cui parlo sì! :)

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  3. Sempre la solita storia: grande emancipazione e festa inutile, e poi se al mattino, dopo "Buongiorno amore", la prima cosa che sentite non è "Buon otto marzo" sono volatili per diabetici (cit). XD XD XD

    Sugli stereotipi, che dire? Niente, se non che domani il nostro beneamato thriller sarà proprio incentrato su questo tema!

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    1. :D anche chi fa dieta ringrazia i volatili dell'8 marzo! :D

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  4. Intanto, stereotipi o non stereotipi io gli auguri te li faccio lo stesso. Poi, inutile girarci intorno, le donne, almeno per me, sono qualche cosa di fondamentale. Mi hanno fatto crescere, mi hanno fatto conoscere il mondo, mi hanno rovinato la vita ecc... Uffa, fine della tiritera. Michele Scarparo è un saggio. Tanto per continuare la manfrina, che poi non è lontana dal mio vero sentire, posso dire che se l'uomo è l'individualismo, la Donna è l'olismo.
    Poi, insomma, la vita pratica è un altra cosa, a casa mia io ho sempre l'ultima parola, che è: "sì amore, faccio come dici tu", hahahaha

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    1. Abbiamo un saggio e un filosofo. Sono una donna fortunata: i miei amici virtuali sono anche virtuosi! :)
      Intanto grazie, che, se anche non amo questa ricorrenza, un buon augurio si acchiappa sempre al volo! (E così si ritorna al volatile di cui sopra, ahaha!)

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    2. Ussignur, grazie Marina, finisce che ci credo. Nemmeno io amo questa festa, solo per il valore commerciale che ha assunto. Però… epperò, 'nzomma 'nzomma verrebbe da fare un'apologia dello stereotipo. Verrebe… dai lo faccio. Farò storcere il naso a molti con osservazioni ovviamente opinabili e frutto della mia parte clownesca (prendo le distanze da me stesso). Con buona pace degli amici blogger che mi tacciano di prolissità … ma quando mai hahahaha. Li perdono.
      Tutta questa smania di scagliarsi contro il luogo comune per evidenziare l'originalità finisce per creare una categoria stereotipata di censori. Quindi … quindi si cade nella trappola dello stereotipo che si vuole combattere, ridando nuova linfa al pensiero comune e omologato. Alle volte bisogna lasciar correre. Può darsi che reiterare concetti elementari possa assurgere a una sorta di ritualità sociale, il rito non ha di per sé valore se non nel ricordare a se stessi e agli altri che il rispetto della forma molto spesso è un atto d'amore nei confronti della sostanza, una sorta di disciplina finalizzata. Una celebrazione, una messa.
      Può darsi che da uno stereotipo si possa progredire sino al pensiero più complesso, meglio uno stereotipo evocativo di un concetto positivo che il nulla. Può essere un'opportunità. Quindi, prima che decada l'effetto degli psicofarmaci che lo psichiatra mi impone, dico che se innalzare uno stereotipo a rito sociale serve a far ricordare a qualche giovane scapestrato o a qualche omuncolo che l'8 marzo è nato come un omaggio alle donne sfruttate e sottomesse prendendo lo spunto da un vero o presunto incendio dei primi del secolo scorso che uccise 129 lavoratrici, ebbene, se anche uno solo delle bestioline che non hanno rispetto si converte o riflette, ne vale la pena.
      Ovvio che la Donna è importante sempre e non a scadenze, ovvio che il rispetto non si dimostra con la mimosa. Ovvie tante altre cose. Ma il mondo procede, le generazioni si accavallano, prendiamo certe cose come un semplice promemoria, nella speranza che chi ne ha bisogno possa trovare uno spunto di riflessione. Promemoria inutili come le tacche su un sentiero per un camminatore esperto, ma non tutti sono camminatori esperti, e in mancanza d'altro... Ma che male c'è. Alle volte il de vulgari eloquentia assurge a sfere auliche se dal semplice parlare si trasforma in comunicazione. Diamo per scontate troppe cose, da noi e in troppe parti del mondo non si ha rispetto per l'unico essere umano completo che Dio, la natura, la sorte, chiamiamolo come cazzarola volete, ha messo sulla terra. Quindi, ogni tanto, evviva i promemoria. Ok, ora potete mandarmi a quel paese. Talvolta anche il diavolo ha bisogno del suo avvocato. Un lavoro sporco … ma qualcuno lo deve pur fare (cit. della signora Luisa). Se chi ha avuto il coraggio di leggere questo commento alla fine non si è segato le arterie femorali con un coccio di vetro, non dovrà mai più dar prova del suo coraggio. Ti voglio bene Marina, abbi pietà hahahaha, sai che mi piace scherzare anche sulle cose serie.

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    3. Non mi sbaglio mai! Filosofo in pieno esercizio di attività. :)

      Categoria stereotipata di censori: come in ogni cosa che sia fuori posto, c'è chi lotta per tenerla lì, c'è chi fa notare che lì non può stare e alla fine si finisce per agire in modo analogo. Sono d'accordo e in fondo io mi sono servita di una scusa "stereotipata" per affermare alcune mie ferme convinzioni sul ruolo che la donna per me deve avere e che, negli anni, un po' - molto - è venuto meno.

      Il rispetto della forma è un atto d'amore nei confronti della sostanza quando si crede veramente nella sostanza; invece questa festa è solo un'occasione per montare stand di fiori nelle piazze e sfoltire gli alberi di mimose. Però quello che dici è giusto: ricordare perché venga ricordato. Chissà se domani ci saranno meno omicidi di donne (chiamarlo femminicidio, scusami, a me non piace per niente!), meno maltrattamenti o sfruttamenti grazie alle sfilate con i fiori in mano dell'8 marzo!

      In ogni caso, è un promemoria che non fa male a nessuno, hai ragione!
      E ho desistito dall'usare il coccio di vetro, perché ti voglio bene anch'io, caro Massimiliano! :D :D

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    4. Grazie Marina, non avevo dubbi sul fatto che avresti compreso la scherzosa provocazione. Ovvio ribadire che sottoscrivo tutto quello che hai detto.

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  5. Vorrei dire qualcosa ma... è quel "rigorosamente di feltro" che mi suona vagamente sinistro. E se fosse feltro di Babilonia? :-D

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    1. Marina dispone di un rotolo di feltro di Babilonia che è magico. Quindi i suoi manufatti nascondono a volte inaspettati sortilegi... Ma non penso voglia farlo sapere in giro... :-)

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    2. Doveva essere il nostro segreto, Darius, ma tant'è !
      Intanto, il feltro magico è da maneggiare con cura,soprattutto nelle notti di luna piena! ;)

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  6. BELLISSIME LE ROSE DI FELTRO MARINA
    W LA CREATIVITA' che io il post sull'8 marzo oggi lo scriverei acidissssimo quindi giro volentieri per gli altri blog cercando qualcosa di alternativo, come il tuo post. Un bacione Sandra

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    1. Facciamo finta che l'unico vantaggio di oggi sia potersi concedere una pausa da tutto, che dici?
      Grazie! Un bacione a te!

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  7. Bellissima la massima finale e le tue rose di feltro!Sulla festa della donna divento un po' acida anch'io, perché credo che la donna abbia diritto a molto di più di una mimosa.
    Ha diritto a non sentirsi sminuita se fa la casalinga (perché anche quello è un lavoro!)e perché se il marito può lavorare sereno è perché la moglie a casa si sobbarca tutto il resto.
    Ha diritto ad avere dei supporti sociali se lavora fuori casa senza essere costretta a fare i salti mortali per star dietro a figli, marito, pulizie di casa, spesa, nonni e tutto il resto.
    Ha diritto ad avere lo stesso stipendio di un uomo e la stessa considerazione a parità di ruolo e mansioni.
    ok mi fermo qui, la lista potrebbe diventare lunga. Però per finire con una nota di allegria auguri anche a tutti gli uomini che amano le donne e che da loro sono riamate :-)

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    1. È superfluo dire che hai aggiunto solo note che condivido pienamente, ma se parità dev'essere vorrei un giorno dedicato alla festa dell'uomo! :)

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  8. Ciao donna splendida! ^_^

    A me piacerebbe la libertà per le donne di essere semplicemente se stesse e di lasciarsi andare a quella dolcezza senza la paura o il bisogno di doversi difendere.

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  9. Io però voglio un mondo dove sia possibile conciliare lavoro e figli, non sia una scelta obbligato o una cosa o l'altra.
    Dove ci siano asili nido, asili, pediatri disponibili.
    Dove una donna non debba firmare dimissioni in bianco e quindi vedere una gravidanza come un incubo, perché vuol dire disoccupazione.
    Dove, se vuole, sia agevolata a tornare al lavoro dopo una gravidanza.
    Dove, se non vuole, sia comunque riconosciuto il suo ruolo sociale.
    Dove non ti dicono che non ti assumono solo perché sei in età fertile.
    Dove sia ammissibile che una donna si senta portata alla maternità, ma anche che non se lo senta.
    Dove una bambina possa dire "da grande voglio fare la mamma", ma anche "da grande voglio fare il meccanico", senza per questo essere presa in giro.
    Dove una donna non sia immediatamente giudicata per quello che indossa, battona se ha gonna e tacchi, sciatta se non si tinge i capelli.
    Dove non esista più l'idea che possa venir picchiata perché " se l'è cercata".
    Questo mondo che sogno assomiglia ancora poco all'Italia in cui vivo. Vedo tra i miei alunni, gli adulti di domani, delle dinamiche che mi piacciono poco. Ragazzine derise perché fanno cose da maschi e ragazzine derise perché "se le cerca, vestita così è una p...". Per cui dell'otto marzo e delle mimose mi importa poco, ma del rispetto mi importa tantissimo.

    PS: bellissime le rose di feltro

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    1. Quello che dici allunga anche la mia lista, cara Antonella.
      In particolare, la discriminazione nel luogo di lavoro legata alla maternità è inconcepibile, perché diventa una scusa per non assumere persone nel pregiudizio che non siano capaci. E questo è un conto. Di contro ci sono molte donne che approfittano di ciò che la legge garantisce loro, sempre a proposito di gravidanze e maternità, dimostrando non sempre attenzione e coscienziosità. Mia madre era insegnante e aveva una collega che programmava le gravidanze calcolando tempistica e conseguenze per poter usufruire di tutte le astensioni concesse. E le classi rimanevano in balia di supplenti (due, tre) quasi a coprire l'intero anno. Al di là della sgradevolezza della cosa, molte aziende non possono permettersi di rallentare o stoppare un'attività per andare dietro a tutte le leggi che tutelano la donna in maternità; sono politiche sgradevoli, lo ribadisco, ma le giustifico quando la finalità non nasconde il pregiudizio.
      (Ahia, l'ho detto!)
      E per non dilungarmi troppo in una sede che non volevo troppo seria mi fermo! :)

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    2. Io non le giustifico, invece.
      Non mi è piaciuto che a un colloquio di lavoro, anni fa, mi sia stato chiesto se avevo intenzione di sposarmi. Alla risposta affermativa è scattato il gelo e il lavoro si è volatilizzato.
      La maternità in Italia è tutelata poco, anche rispetto ad altri stati europei eppure mi pare che le aziende francesi (è lo stato che conosco di più anche a livello legislativo, non perché penso sia la perfezione) se la cavino, nonostante, oltre tutto, un tasso di natalità più alto del nostro. Una normale famiglia francese ha due o tre figli, la donna lavora (se vuole, ovvio), ed entrambi i coniugi hanno usufruito di permessi. Io qui ho visto donne andare in panico alla notizia di essere incinte, non per un non desiderio di maternità o per volere la carriera a tutti i costi, ma semplicemente per la mancanza di reddito (soprattutto nel caso il loro uomo si sia volatilizzato alla notizia di un'imminente paternità).
      Mi rendo conto di perdere pacatezza, quando affronto questi temi, ma come possiamo mandare avanti una società se non mettiamo in condizione le donne di avere dei figli e un reddito? Sarebbe bello che una donna potesse scegliere se dedicarsi alla famiglia o ad altro secondo le proprie attitudine e le proprie inclinazioni. La verità è che la maggior parte delle mamme che conoscono lavora per necessità economica e quindi sarebbe almeno auspicabile che una gravidanza non significasse perdita del lavoro.
      Da insegnante vedo uno spaccato piuttosto vario della società italiana e quello che vedo spesso non mi piace per niente.
      Quindi no, non giustifico né le aziende né la politica che non si muove, considerando anche che altri paesi europei hanno trovato una quadra migliore della nostra e quindi sì, un altro sistema è possibile.
      Spero di non essere stata troppo aggressiva, questo è un tema che mi sta molto a cuore e oltre tutto, sotto stress come sono, scatto per un nonnulla.

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    3. Non sei sembrata affatto aggressiva, tranquilla e, davvero, capisco quello che vuoi dire perché sono d'accordo; infatti, io ho specificato che giustifico laddove non ci sia pregiudizio, ma è molto difficile non pensare che invece ci sia lo zampino di idee maschiliste e retrograde dietro la scelta di non concedere il lavoro a una donna solo perché il rischio è che voglia diventare madre. Credo che l'esperienza personale agevoli la formazione dei nostri convincimenti: io, per esempio, ho lavorato all'Assindustria fino all'ottavo mese di gravidanza e quando sono rimasta incinta l'ufficio ha brindato alla notizia. Volevo solo spostare l'attenzione sul fatto che ci sono donne che quando aspettano un figlio vanno in vacanza, pur potendo continuare a lavorare (salvo, ovviamente, le eccezioni). Ma sono esempi che faccio per guardare anche con un punto di vista diverso, per provare a mettermi nei panni di tutti.

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    4. Antonella, sottoscrivo in pieno tutto ciò che hai scritto. Mi trovo d'accordo al 100%.
      Tra l'altro anche a me sono sempre state poste domande sulla vita privata. A un certo punto mi era venuta voglia di spacciarmi per lesbica. Però ora fanno figli pure loro... ;)

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  10. Ultimamente tendo ad ignorare del tutto la Festa della Donna, anche perché detesto le mimose che mi fanno venire il mal di testa.

    Al tuo elenco aggiungerei: "È grande la donna che non combatte contro altre donne." Perché purtroppo la mancanza di solidarietà tra donne è stata spesso un problema di carattere storico: donne che rubano il fidanzato, il marito ecc. ad altre, donne in competizione sul lavoro, donne che denigrano altre donne, o i figli di altre donne.... Dove, invece, si crea solidarietà, la donna fa davvero miracoli.

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    1. A chi lo dici. A me parte una rinite direi invalidante!
      (Sarà un caso che poi la mimosa sia diventato il fiore simbolo di una festa cui sono analogamente allergica?)

      Brava, sottoscrivo il desiderio di vedere maggiore solidarietà fra donne: l'invidia, spesso, ci consuma e ci toglie l'opportunità di fare grandi cose insieme.

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  11. Sottoscrivo ogni frase. Non dico altro perché non mi piace inserirmi nel dibattito sulla Festa della Donna. Infatti sul mio blog, nel post di oggi, ho deciso di scegliere un libro per l'occasione e di dedicarlo a tutti, uomini e donne. Anche perché ritengo che la narrativa sia lo strumento politico più gentile e efficace che abbiamo.

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  12. Oggi si celebra la Giornata internazionale della donna, non è una festa anche se per lo più così è avvertita. Ancora oggi è necessaria questa celebrazione perché le condizioni nel mondo non permettono parità di genere, accesso all'istruzione e sicurezza nei diritti umani alle donne. Ecco il significato dell'8 marzo. Aggiungo che il fatto dell'incendio è "scorretto" e infatti molti hanno delegittimato la ricorrenza dicendo che è un "falso". Mi astengo XD (io credo che il valore e la necessità della Giornata va be oltre). Volendo si può approfondire ad esempio sul sito internazionale.

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    1. La condizione della donna nel mondo è un discorso che non va affrontato così tra il serio e il faceto, perché se dovessi esprimermi su come la donna viene vista in determinate culture lontane anni luce da me, entrerei in altre questioni forse anche più delicate.
      Le battaglie si combattono quotidianamente, un giorno di risonanza non amplifica, circoscrive. Comunque, come nel discorso di Massimiliano, un promemoria che desti l'attenzione anche di uno, è già una conquista.

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    2. Non penso che la Giornata circoscriva le tematiche, dipende da come si intende appunto questa celebrazione, altrimenti è un'occasione per fare il punto su quello che viene fatto o meno ciascun giorno dell'anno. Per la "festa", è esattamente ciò che è accaduto ad altre ricorrenze, anche religiose, ahimè... la deriva consumistica. :P

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    3. Sì, un aggiornamento annuale sulla situazione, questo è corretto! Sulla "festa" siamo d'accordo. :)

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  13. Le rose di feltro sono uno spettacolo e io davvero non capisco perché le regali a loro invece che a noi. Facciamo che ce ne dai una per uno a tutti? Daaaai. ^_^

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    1. Mi pare giusto: piena parità è anche questo. Senza rose non vi lascio, care donne! :)

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  14. Sempre come diceva Groucho Marx: "Le donne sono l'altra metà del cielo. Quella nuvolosa." :)

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    1. Ahah! E quando ci mettiamo, riusciamo a provocare bufere pazzesche! :)

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  15. La mia visione, come ho scritto sopra, collima con quella di Antonella. Vorrei aggiungere però qualcosina.

    Innanzi tutto, io non festeggio l'8 marzo perché lo ritengo un contentino datoci da una società maschilista e retrograda, una società che legittima comportamenti discriminatori, oppure offensivi: il fischio per strada è ancora considerato un apprezzamento e non una molestia, a parità di ruolo e titolo di studi io sono chiamata "signora" e il mio collega "dottore", se indossi un vestito è per farti vedere e non perché ami prenderti cura di te. Di recente mi è anche stato detto: "tu sei donna quindi non avrai difficoltà a farti pubblicare", e io ho risposto che il self è molto meglio della prostituzione. Potrei fare mille esempi del genere.

    Io sono tendenzialmente considerata femminista. Succede sia quando mi scaglio contro lo "zerbinismo" sia quando definisco deplorevole la mercificazione del corpo a cui molte donne si piegano con tanta naturalezza. Credo che uomini e donne debbano essere pari, nella società. Ciò significa che la donna non deve essere discriminata per la propria condizione, ma nemmeno utilizzarla per avere dei vantaggi.

    Come ho fatto presente anche altre volte a me piacerebbe svolgere una professione part-time oppure che mi consenta di lavorare da casa, perché quando avrò figli voglio occuparmi di loro, e perché i sacrifici che faccio attualmente (non economici, ma fisici) non sono adatti al mio ideale di vita. Tuttavia non potrei mai rinunciare a un minimo di indipendenza economica, perché nel momento in cui ti appoggi completamente a qualcuno perdi la tua libertà. Conosco mio marito, è un tirchio: voglio essere libera di comprarmi un vestito senza doverne rendere conto a nessuno. :)

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    1. Impietosa e sferzante Chiara, però è cosi, hai ragione. Non sempre e non dovunque ma basta per farsi il sangue amaro.

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    2. Ah sì, quella del "signora" al posto del titolo di mia legittima spettanza innervosisce anche me e di recente ne ho fatto un esempio sul blog di Salvatore. Insopportabile! Ma in mezzo agli ignoranti ho imparato a guardare dall'alto in basso anche senza farmi dire necessariamente "avvocato"! :)

      Sono d'accordo con te come lo sono con le cose dette da Antonella; non sono, tuttavia, una femminista a tutto tondo, perché ci sono cose che non amo moltissimo di questo movimento, ma, vabbè, non è sede di approfondimenti, questa!

      Invece non sento di avere perso la mia libertà "dipendendo" economicamente da mio marito, perché anche lì basta essere ottimisti nel valutare il punto di vista: tu porti i soldi in famiglia, ma quella famiglia te la mando avanti io; come dire: tu produci, io amministro. Uno scambio, una forma di reciprocità.
      In più, mio marito mi rincorre per farmi spendere i suoi soldi e, spesso, sono io che freno le sue spese. Uomo fortunato, lui. Donna fortunata, io! :)

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  16. Non ho scritto di essere femminista, ho scritto che mi definiscono tale.
    Non appartengo a nessun movimento perché sono troppo autonoma. Per quel che riguarda la dipendenza economica, io ho dipeso a lungo dai miei per difficoltà a trovar lavoro e non tornerei indietro. è solo questione di scelte. Però lavorerei part-time o da casa, questo sì. Un mantenimento "parziale" potrei accettarlo. Poi ognuno ha i propri esempi davanti agli occhi, e quello di mia cognata, che mi è più familiare, non è molto edificante. :-D

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    1. Che fa tua cognata? O.o
      Scherzo, non devi raccontarlo qui!
      Comunque, hai ragione, sono scelte incontestabili. Io, per esempio, ho scelto di non lavorare più per godermi appieno i miei figli. Nessuno si capacità di questo, mentre io non mi sono mai pentita. :)

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    2. Il problema, secondo me, non è qual è la tua scelta, ma se è una tua scelta. C'è chi si sente realizzata nello stare a casa a fare la mamma, ma è costretta a stare al lavoro 10 ore al giorno per dare da mangiare al pargolo, chi vorrebbe tornare al lavoro dopo una gravidanza e non viene più assunta, entrambe queste cose sono sbagliate.
      Sul femminismo il discorso è lungo e complicato e la mia campanella sta suonando. Mia madre era una femminista convinta e quindi io per un lungo tempo ho preso le distanze dal suo pensiero, eppure oggi lo sto riscoprendo molto e tutto sommato, nonostante alcuni eccessi (magari ci farò un post) sono grata a mia madre per il modo in cui mi ha crescita (nonostante mi abbia regalato una pre adolescenza non troppo facile)

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    3. In genere, non mi affascinano gli estremismi, preferisco guardare da una linea di mezzo, per questo il femminismo ha delle derive che trovo eccessive.
      Certo, scegliere significa essere nelle condizioni di poterlo fare e temo che questa libertà, oggi, funzioni ben poco!

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  17. Scusa ho visto solo ora la tua domanda perché oggi ho commentato l'altro post e solo ora ho avuto il tempo di passare anche qui. Non ricevo notifiche via email perché mi intasano la posta, quindi spero che non ce l'avessi con me quando criticavi chi non risponde alle domande, ma giuro che mi ero scordata. :-D
    Mia cognata fa la casalinga vecchio stampo, ha tre bambini di età fra i 5 e i 10 anni, ma non è come te che scrivi e hai anche altri interessi. Non potrei mai fare cambio con il suo stile di vita, per motivi che non posso elencare qui, ma se vuoi ne parleremo via email. :)

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    1. Macchè, Chiara, non volevo affatto fare allusioni del genere! Ma ti immagini, poi, questa non era nemmeno una domanda seria! In più, non sono così inflessibile da non capire che ci si possa anche scordare: capita a me, può capitare a tutti. Era solo uno spunto per riflettere, quello inserito riguardo ai commenti, puoi stare stra-tranquilla.
      E per dirne una sul lavoro di casalinga, io, purtroppo, un limite lo ammetto: questo è proprio un termine che detesto e lo detesto perché nell'immaginario comune la casalinga è la classica ciabattara con il fadalino sempre addosso e una scopa in mano, tutto quello che non sono e non so fare io!

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    2. Mi sta venendo in mente una cosa buffa: quando mio figlio era alla materna, una volta la maestra ha chiesto che lavoro facessi io e lui ha risposto: mia madre è l'animatrice delle cose della casa! Meravigliosa locuzione eufemistica per non dire casalinga! Ahaha

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