giovedì 7 gennaio 2021

L’eco #8 - Archivio di ricordi: i mitici Doors

Scrivo un articolo in seguito a un impegno preso. Non è destinato a questo blog. Studio la posizione dei miei pensieri all’interno del testo, a quali di essi dare la priorità, da dove partire, come concludere il pezzo. Lo faccio seguendo uno schema, approfondendo informazioni che non ho o conosco poco. Rimedio qualche ricordo, seleziono le sensazioni che mi motivano di più ... ed eccolo, l’articolo preso in consegna: lo pubblico il 4 gennaio nel sito “I Racconti delle Ragazze”. Parla dei mitici Doors.

La cosa bella è che, mentre celebro una data storica (il 4 gennaio del 1967 usciva l’album di esordio del gruppo), mi ritrovo con il desiderio di ripescare quello stesso LP, che ho registrato, per riascoltarlo.

Scendo giù in garage e ispeziono la bacheca in cui conservo ancora il mio tesoro musicale: sono sessantotto musicassette che coprono un arco di tempo che va dal 1983 al 1998, dalla colonna sonora del film Flashdance a uno degli ultimi capolavori degli Smashing Pumpkins. Le tengo in file che non seguono un ordine cronologico. Gli occhi scivolano lungo i dorsi visibili e si fermano su quello con la scritta: “The Doors”: è la cassetta che sto cercando. 

Non so perché, ma l’annuso. Non è un libro, che può soddisfare una mania feticista, eppure ho bisogno di stabilire un contatto sensoriale in grado di spingere la mia mente indietro nel tempo. La apro. Le narici ricevono il sottile odore di muffa sprigionato dall’etichetta. Mi accorgo che l’inchiostro con cui ho scritto i titoli delle canzoni, in alcuni punti si presenta a macchie scolorite, come se delle gocce di acqua, a suo tempo, fossero finite sul cartoncino ripiegato nel vano interno della custodia. 

Porto su la cassetta, la inserisco nello stereo (che non uso più da quando ascolto musica con congegni meno obsoleti) e mi si apre un mondo di ricordi tutti risalenti al periodo palermitano dell’università, della beata gioventù, dell’incoscienza, del walkman compagno di vita, dei pigiama party con tanto vino e buste di patatine fritte consumate sopra letti usati come divani, dello sgomento davanti alle oltre 1000 pagine di manuale da studiare per un esame, del futuro immaginato con la persona sbagliata... 


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“Break on through (to the other side)”, cantava Bruno, ritmando le dita della mano sulla cattedra dell’aula Santi Romano, in cui seguivo le lezioni di Scienze delle Finanze, prima che la facoltà di Giurisprudenza venisse occupata. 

“Soul Kitchen” accompagnava il pomeriggio trascorso a riordinare le pagine del fascicolo stampato in centinaia di copie, che avremmo distribuito durante l’assemblea del giorno dopo. Eravamo le “pantere” impegnate a condurre le prime mobilitazioni sfociate nel Movimento studentesco del 1990. Facevamo i turni nella guardiola del custode, all’ingresso della facoltà; la nostra rivolta condotta a suon di proclami fatti circolare tramite fax. 

Nell’atrio della facoltà, s’improvvisavano ogni sera micro concerti e c’era un lettore di musicassette poggiato su una scrivania addossata alla parete, dove erano affissi i fogli con le date delle sessioni d’esame sospese.

Dalle casse piccole e poco potenti usciva la musica di Patty Smith, dei Joy Division, dei Sonic Youth e dei Doors. 


Ballavo “Alabama song” a piedi nudi in casa di Bruno, le finestre spalancate su Via Bandiera con l’odore dello sfincione palermitano che saliva dalla strada e si mescolava al soffritto di aglio e olio della spaghettata di mezzanotte. Lo aiutavo a ripetere gli articoli del codice di procedura civile per un esame che il professore non voleva fargli superare, tardando la sua laurea. I cento giorni di occupazione lo avevano collocato nella lista di proscritti; lui, con una vocazione per la contestazione, era brillante nell’invettiva, efficace negli scontri verbali ed era stato fra i leader che si erano più esposti durante i mesi di protesta: in prima linea nei cortei, relatore nelle assemblee, membro principale di ogni commissione di studio. Aveva due passioni: la musica punk-rock e la batteria.

Mi portava spesso alle prove della sua band, formata assieme ad altri tre musicisti. Dentro il box, rivestito con i cartoni delle uova, mi sedevo sopra una cassetta di legno, in un angolo e lo ascoltavo mentre diventava un tutt’uno col suo strumento musicale: la frangia lunga di capelli gli falciava la fronte, le vene gli disegnavano sul braccio ramificazioni di sangue pulsante, le bacchette nella mano liberavano incantesimi, più che note.

Poi, lungo i vicoli della Vucciria, canticchiava “...Come on baby, light my fire”, con un braccio sulle mie spalle e l’altro a reggere una pagnotta al sesamo condita ca meusa, traboccante di frattaglie bollite ripassate nello strutto, dall’odore pungente e il sapore che non ha mai incontrato i miei gusti. 

Quanti ricordi! 

É questo che amo della musica: la sua capacità di veicolare immagini e sensazioni del passato e di lasciarle intatte.

Quando riascolto “The Crystal Ship” mi assale la malinconia:


Before you slip into unconsciousness

I’d like to have another kiss

Another flashing chance at bliss

Another kiss

Another kiss


Mi coricavo, buttavo un occhio al poster di Jim Morrison attaccato alla porta della stanza e mi assopivo con le sue liriche nelle orecchie, la custodia della cassetta aperta sul cuscino, accanto a un fazzoletto strofinato più volte sugli occhi. Mi costringevo a riflettere sugli errori commessi, sul perdono che non riuscivo a concedere, sulla possibilità di chiudere per sempre una storia che trattenevo ancora, stringendo una sciarpa tra le mani.


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Se volete conoscere le ragioni della nascita di questa rubrica leggete l'#Eco 1

Gli altri ricordi sotto l'etichetta L'Eco - Archivio di ricordi
















19 commenti:

  1. L'ascolto di musica occupa un ruolo fondamentale nella mia vita, quindi approvo in pieno l'impegno che hai preso. I Doors poi sono l'ideale per rievocare anni passati e il "potere della musica". Potevi chiedere a quel ragazzo se alla sua band serviva una corista, avresti partecipato in modo più diretto ;-)
    P.S.: la canzone dei Doors che più mi è rimasta impressa per quanto è suggestiva è "The end".

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    1. Cantavamo insieme, ma solo quando eravamo fuori dai contesti ufficiali. 😁 Il gruppo aveva un vocalist con una voce pazzesca! Molto rock mi è entrato in circolo grazie a loro, gli devo il mio ingresso pieno nel mondo della musica che non ho mai smesso di ascoltare.
      “The end” era un must di molte feste... e chi se le dimentica!

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  2. In fondo siamo tutti Riders on the storm

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    1. Già! Se penso che quello di questo brano (bellissimo) è stato l’ultimo album con Jim Morrison!

      Trovo interessante le premesse del tuo nuovo blog.
      Benvenuto qui, intanto!

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  3. Ecco Marina il tuo articolo misterioso! Grazie per averlo pubblicato qui, racconta una storia distante migliaia di chilometri dalla mia eppure quasi speculare. La Pantera, i Doors, la musica di quegli anni amati (e che ripercorro, mentalmente e musicalmente parlando, di continuo, non riesco a farne a meno) e la libertà della nostra giovinezza. A parte il pane con la meuza, il resto suona, eccome ;)

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    1. In realtà, l’articolo che ho scritto sui “Mitici Doors” è pubblicato nel sito “I Racconti delle Ragazze” che ho linkato all’inizio. Questa mia eco è solo una coda, una sorta di finestra aperta sui ricordi rinnovati dalla scrittura di quel pezzo.
      Sì, al di là dei singoli episodi, la nostalgia cade proprio sulla giovinezza che, ahimè, non c’è più. È vero, ci sentiamo giovani dentro, il mio spirito non invecchia, però è ovvio che avere 20 anni non è come portarne sul groppone trenta in più! 😅
      Il pane ca meusa... faceva impressione pure a me: mai mangiato! 😖

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    2. Ma non avevo visto! Forse perché non conoscevo il progetto che sta dietro a questo blog. Grazie per avermi segnalato la "svista", così vi ho incontrate, ragazze dei racconti su un blog tutto vostro!

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  4. Ci sono due mezzi che hanno il potere di riportarmi indietro nel tempo: gli odori e la musica. Con gli odori serve una situazione particolare perché ognuno ha i suoi, ma la musica può essere un mezzo più alla portata, tramite i mezzi di cui disponiamo, per esempio ogni tanto cerco qualcosa su spotify, poi ci sono le musicassette, io ne ho ancora moltissime e ogni tanto le ascolto, funzionano ancora a distanza di anni...
    Brava Marina, ora vado a curiosare sul sito I racconti delle ragazze

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    1. Anche i sapori, alla Proust. 😁 Ma certo, tutto ciò che appartiene alla sfera dei sensi è coinvolta in questo gioco alla ricerca di emozioni del passato. E aggiungo che è bello che sia così. La musica è, per me, su una corsia preferenziale: toglietemi tutto, ma non la musica! 😁

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  5. Ehm, credo di aver visto il film sui Doors, e nulla più. Musicalmente parlando sono di altra generazione, "nasco" con l'album "Dangerous" di Michael Jackson e quel "Black or white". Se c'era un prima, ne ricordo poco, come giravano pochi libri, girava anche poca musica nella casa dei miei genitori, l'ho introdotta io, per loro somma disperazione. :D
    Credo di avere sei scatole di musicassette (col terrore che si siano smagnetizzate, col tempo accade, se il nastro si "attacca"), poi sono velocemente passata ai "compact disc" (tra le prime ad avere il masterizzatore, all'epoca costato 400 mila lire...) e poi tutto in formato mp3 (così adesso tocca avere i backup degli mp3 acquistati senza supporto). E adesso ascolto direttamente YouTube, anche se ho la casa ancora invasa di vecchi CD con le copertine fotocopiate colorate (sì, perché acquistavo gli mp3 e poi mi stampavo comunque il cd per l'auto, che non leggeva mp3). Guardo tutto questo e penso che le nuove generazioni non conoscono l'importanza di avere una BIC in auto, vicino al "mangianastri"... XD

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    1. Pensa che io ho due bacheche affisse in garage con le musicassette citate, ma ho anche una valigetta con altrettante cassette che risalgono al periodo in cui registravo la musica dalla radio avvicinando il registratore alla cassa. Imbarazzante, lo so! 😄
      Mi seguono dovunque io vada, anche se non le ho più ascoltate da quando sono passata anch’io a mp3, compact disc e via dicendo. (Qualche anno fa facevo la fuorilegge scaricando la qualsiasi da Emule, poi abbandonato).
      Per il resto, la mia collezione di musica prevede la bellezza di un centinaio di LP, che tratto come se fossero oro da tenere in cassaforte. Parli di nuova generazione? I miei figli ascoltano le loro musiche da un cellulare: non mi capaciterò mai, io che mettevo il volume dello stereo a palla e facevo vibrare le pareti! 😊

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  6. Sai che ho fatto? Ho messo su "Soul Kitchen" e ho letto la tua bellissima pagina. E non mi è stato difficile immaginare di stare dentro un libro pubblicato di una bravissima autrice. Marina, il mondo sta perdendosi queste chicche, senti a me.

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    1. Grazie per la fiducia, sono solo raccontini. Un romanzo... sai che, adesso, sembra paradossale, ma scriverne uno mi sembra un’impresa titanica? Però il tuo incoraggiamento fa sempre piacere. 🙂

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  7. anch'io avevo il poster di Jim nella mia stanza e anch'io frequentavo l’aula Santi Romano prima di laurearmi in Giurisprudenza: sorprendenti coincidenze non credi?

    p.s. come faccio ad iscrivermi al tuo blog?

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    1. Ciao Luigi, anche tu studente di Giurisprudenza nell’Ateneo palermitano? Ma tu guarda!
      Sono contenta di fare la tua conoscenza (virtuale) e che abbia trovato il modo di iscriverti al mio blog. Grazie.

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    2. in realtà il mio ateneo era quello napoletano, ma siamo sempre nel medesimo regno fredericiano!!!
      Il piacere è tutto mio

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