martedì 24 maggio 2016

I sogni non hanno scadenza

Dedicato agli aspiranti scrittori non più giovanissimi


Esiste un limite temporale massimo per scrivere e pubblicare un libro?
Come quei prodotti che non possono essere più consumati oltre una certa data, l'età ci condiziona nella corsa a diventare scrittori riconosciuti?  
Domande che, secondo me, qualcuno si pone quando vede che il tempo passa senza restituire la soddisfazione di tanti sforzi sostenuti per riuscire a realizzare un obiettivo, che è una semplice tappa per qualcuno e un grande sogno per qualcun altro.
Magari scriviamo da una vita e abbiamo provato ad abbattere la barriera della diffidenza delle Case Editrici lasciandole imperturbabili. Magari abbiamo chiuso la porta delle vie ufficiali e aperto quella della pubblicazione "che non deve chiedere niente a nessuno", rimanendo attaccati al salvagente che ci fa galleggiare in mezzo all'oceano. 
Qualunque strada abbiamo scelto per diventare "scrittori", gli anni camminano insieme ai nostri desideri e, giunta una certa soglia di età, non ci restano che due vie: arrenderci oppure inseguire i sogni a oltranza.

Così mi pongo un'ulteriore domanda: ma in realtà, quanti scrittori conoscete che hanno avuto successo da giovanissimi?
Io pochi.
A parte i premiati con i riconoscimenti letterari più prestigiosi - e cito solo quelli che ho letto - Paolo Giordano (Premio Strega nel 2008), Silvia Avallone, (Premio Campiello Opera Prima e seconda classificata al Premio Strega nel 201o), Viola Di Grado (Premio Campiello Opera Prima e finalista al Premio Strega nel 2011), alla fine sono pochi gli sconosciuti che esordiscono con opere pregevoli e si affermano subito. Dunque o hai fortuna o sei davvero bravo oppure ti tocca la gavetta anche se non è detto che questa ti faccia arrivare al traguardo sperato.
Devi scrivere e crederci, devi scrivere e pensare possibile il tuo desiderio, devi scrivere e ripetere senza mai stancarti "ce la farò" e comunque nessuno ti darà mai garanzie sulla tenacia che premia. Qualcuno ha sfiancato la sorte che ha finito per cedere di fronte all'incredibile pervicacia: il caso di Luciano Funetta la dice lunga! (una bella discussione si trova nel blog Da dove sto scrivendo), qualcun altro sta ancora cercando di scavare la pietra. 
Non c'è un'età entro cui chiedere al desiderio di realizzarsi, i sogni non hanno scadenza. Chi non si stanca, qualche volta, raggiunge la meta e non è il giovanissimo scrittore che brilla nel firmamento letterario, ma Lo scrittore che non ha più nulla da imparare.
Paolo, Silvia, Viola, gli invidiati giovani autori citati all'inizio, hanno pubblicato la loro opera prima e hanno subito avuto un grande successo in un'età compresa fra i venti e i trent'anni, altri scrittori di fama mondiale, pur operando a lungo nel campo letterario per passione, per lavoro, per diletto, hanno raggiunto la gloria molto tempo dopo, alcuni anche oltre i cinquant'anni.
Prendete Josè Saramago, lo scrittore portoghese, premio Nobel nel 1998, che si afferma all'età di sessant'anni e non con il suo primo romanzo, bensì con il quarto, "Memoriale del convento" pubblicato nel 1982.
E Andrea Camilleri che esordisce nella narrativa all'età di cinquantatré anni, pubblicando soltanto a sessantanove il primo romanzo poliziesco che lancia nell'Olimpo letterario la figura del  commissario Montalbano.
Bernard Malamud comincia a essere insignito di premi dopo i quarant'anni, nonostante un passato di narratore su alcune riviste che non gli aveva mai reso alcuna fama.
Raymond Carver si afferma negli anni ottanta, anche lui quarantenne e chissà quanti altri esempi possono farsi in merito (credo che anche il buon Haruki Murakami abbia avuto il suo battesimo da scrittore esordiente superati i trent' anni, che non sono quaranta, ma nemmeno i venti dei super-giovani autori).

Gli esordienti non sono per forza gli scrittori alle prime esperienze letterarie e non è detto che l'aspirante scrittore, che cessa di "aspirare" perché finalmente ottiene ciò che desidera, poi sia in grado di mantenere alto il livello di fama raggiunto.
Mi sento di esortare chi si demoralizza, quelli che al primo capello bianco pensano di essere arrivati al capolinea, quelli che si danno per vinti in partenza perché chi se li fila gli scrittori matusa e mi sento anche, da questo piccolo guscio virtuale, di chiedere alle Case Editrici di non puntare solo sulle giovani promesse, perché lo dice la saggezza popolare: sono le galline vecchie a fare buon brodo! 

Per cui coraggio, vecchi sognatori! che la strada per il successo letterario non è preclusa a nessuno, che l'esperienza da dietro le quinte non si butta mai, che l'età nella scrittura, come in amore, non conta nulla.
Forse c'è un tempo per cercare la fama nel canto, nel ballo o nello sport, ma per scrivere bastano due mani, una testa pensante e tante buone idee.
L'unica nota stonata è quanto ne hai, di tempo a disposizione, perché una cosa è immaginarsi un futuro ancora tutta da costruire, un'altra è avere superato da un pezzo il "mezzo del cammin di nostra vita".
Ma questa è un'altra storia.

E allora,

tu che fai,



 ti arrendi?







67 commenti:

  1. Nonostante la mia vetusta età (fra pochi giorni compirò 39 anni!), di capelli bianchi non ne ho ancora nemmeno uno. Tuttavia, leggendo il tuo post, mi sono chiesto: ma perché pubblicare un libro dovrebbe rappresentare un traguardo? Ho sempre visto la scrittura come uno svago che può, certamente, in alcuni casi portare del denaro (poco), o della fama (anche postuma) o una sorta di carriera lavorativa ma rimane un’attività ludica. Se mentre scrivi non ti diverti, che cosa scrivi a fare? Il lavoro, anche quando fai qualcosa che ti piace, non è mai divertente. Credo ci sia troppa ossessione nervosa in questa cosa del pubblicare. E poi ci sono molte forme di scrittura che, pur mantenendosi nel campo della narrativa, esulano dalla forma romanzo. Io ad esempio pubblico a tutti gli effetti. Vengo letto da almeno settantamila lettrici. La mia vita, e il mio rapporto con la scrittura, però non sono cambiati. Da ragazzo mi dissero che avevo talento – lo disse la proprietaria di una piccola casa editrice torinese –, mi consigliarono comunque di aspettare una maggiore maturità. Fecero l’esempio di Luciano De Crescenzo, il quale ha pubblicato il suo primo romanzo dopo essere andato in pensione (prima era un ingegnere della IVECO, se non ricordo male). Secondo me la scrittura, anche quella talentuosa e di successo, non va vista come un lavoro; piuttosto è uno stile di vita, una forma di espressione, qualcosa che facendola ti fa stare bene. Tutto il resto è un di più. Una volta scritto, il romanzo non appartiene più all’autore. Quindi anche la pubblicazione, in un certo senso, non lo riguarda.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh, ma pure per me è così! Scrivo perché mi piace farlo, non rincorro mete né mi ossessiona il tempo che passa (e passa, eccome se passa!), però penso anche che chi scrive qualcosa abbia piacere di essere letto da qualcuno (a te non fa piacere che vengano lette le storie che pubblichi per una rivista? Sì, altrimenti perché lo faresti?) dunque la pubblicazione diventa un traguardo in questo senso (non una malattia né un lavoro). Non sarà di primaria importanza nella vita, ma potrebbe essere comunque un obiettivo che nulla toglie al piacere di scrivere.

      Elimina
    2. A tutti gli effetti si scrive per essere letti. Però anche attraverso il blog, giusto per fare un esempio contestuale, si viene letti.

      Elimina
    3. Certo, ma credo che scrivere un libro che assicuri un viaggio mentale al lettore non sia la stessa cosa che dare consigli, o condividere pensieri in rete! E se alludi al fatto che il blog possa anche essere un contenitore di racconti, ti dico che è vero, si viene letti anche così, ma avere una copertina e un titolo che identifichino la tua storia resta per me una forma di sublimazione imparagonabile.

      Elimina
    4. Secondo me l'equivoco comune nasce dal fatto che sovente si pensa che essere pubblicato equivalga ad avere successo. In questo modo la frenesia non è tanto orientata alla pubblicazione perché si possa essere letti, quanto perché si possa essere riconosciuti socialmente. Pensiamo a quanto i talent show siano uno specchio di una società in cui è indispensabile emergere e quanto la società, in un perverso circolo vizioso, sia plasmata dai talent show. Voglio dire, un conto è la giusta ricerca dell'affermazione attraverso il proprio lavoro o il proprio hobby, un conto è il pensare che il fine sia il successo, inteso come lo si intende comunemente. Io credo che il fine di chi scrive sia scrivere. Ciò che arriva dopo è solo la conferma o la smentita di aver fatto un buon lavoro.

      Elimina
    5. Non potrebbe essere altrimenti, Silvia. Cercare conferma non vuol dire puntare a vincere il premio Strega, ma credere possibile che qualcuno riconosca la capacità che hai di raccontare bene delle cose suscitando emozioni o interesse.

      Elimina
    6. 39 anni = vetusta età: era una battuta, vero? Vero? Vero? :D

      Elimina
  2. L'età è l'unico problema che non mi affligge, non perchè sia così giovane, ma perchè con 20 anni di meno non avrei certo saputo scrivere come ora. Un bacione Sandra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anch'io penso che l'esperienza maturata negli anni serva a migliorare la scrittura e che, dunque, scrivere "da grandi" possa rappresentare un valore aggiunto. Infatti, ho anche un dubbio che, purtroppo, diventa un mio personale pregiudizio: il ventenne che scrive il libro del secolo vuota solo ed esclusivamente la farina del proprio sacco?

      Elimina
  3. Ho una mia teoria su come si possa raggiungere il successo (anche se non inteso come si intende comunemente). Ed essa prevede che, oltre alla fortuna e al talento, entri in gioco anche la costanza. Costanza intesa come capacità di attendere il momento propizio e di continuare a lavorare anche quando sembra tutto inutile. Prima o poi il momento giusto arriva per tutti. Ma se si smette di investirci impegno e entusiasmo, non arriverà mai. E' un po' come il codino nelle giostre dei bambini, avete presente? Pazienza di aspettare che si avvicini e tempismo per afferrarlo al volo.
    Del resto degli scrittori precoci che citi, mi pare che sia l'Avallone sia Giordano, dopo il grande successo, abbiano avuto un altrettanto sonoro flop. Che abbiano anticipato troppo i tempi?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Costanza vuol dire crescita, perché chi è costante impara sempre qualcosa di nuovo, capisce che può migliorare, che non esiste un punto fermo, ma tante virgole necessarie, dunque sono d'accordo con te.
      Il rischio per i giovanissimi talenti è che non sappiano essere appunto "costanti": è facile che un nome reso famoso da un libro o da un riconoscimento finiscano nel dimenticatoio oppure che non riescano a replicare il primo successo. Benedetta Cibrario ha vinto il Campiello nel 2007, da allora ha scritto soltanto altri due libri.

      Elimina
  4. Come diceva Indiana Jones: «Non sono gli anni, baby, sono le lettere di rifiuto...»

    (Non è vero. Lui diceva: «Sono i chilometri...»)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che vanno in parallelo: decine e decine di lettere di rifiuto equivalgono a chilometri e chilometri di lontananza dalla meta!

      Elimina
  5. Io non sono ossessionato dal successo, né dalla voglia di essere pubblicato a tutti i costi. Perché scrivo? Perché mi sento un mondo dentro dove si muovono una serie di persone intorno a varie vicende. Spesso mi capita di scrivere mentalmente, di immaginare scene e dialoghi. Di chiedermi come si comporterebbero i miei personaggi di fronte a certe situazioni. Mi capita che le storie vadano avanti da "sole". Non è molto diverso dall'amico immaginario che tanti bambini (con tanta naturalezza) pensano di avere.

    Potrebbero esserci una serie di spiegazioni poetiche (o magari anche scientifiche, chi lo sa?) sul motivo per cui ciò accade. Non penso di essere l'unico a provare queste sensazioni. Forse sono storie di vite passate che riemergono nel mio subconscio oppure frammenti di rielaborazioni mentali inconsapevoli e desideri che emergono inaspettati nei pensieri. E quindi alla fine mi ritrovo con la voglia di scrivere questi frammenti, solo per il gusto di dar loro una traccia più tangibile e di assemblarli in un'opera fatta e finita. Penso di rientrare nella categoria di persone che scrivono per puro divertimento. Il primo lettore dei miei scritti, sarò banale, sono io che scrivo. E quando dico lettore, non intendo lettore-beta che si rilegge alla caccia di refusi, ma lettore comune che vuole fare un viaggio con la fantasia. Non sono ossessionato dal tempo che passa, dall'età che avanza e così via. Dopotutto, se osservate le stelle in cielo, pensate di vederle tutte? No. E' risaputo che vediamo solo le stelle la cui luce arriva fino a noi. Ma esistono molte stelle così lontane nell'universo che noi non le vediamo. Ma questo non significa che non esistano. E la stessa cosa credo che valga per i miei racconti: probabilmente non verranno mai letti perché non verranno lanciati nel firmamento della pubblicazione tradizionale, quindi non tutti i lettori potranno leggerli. Però esistono. La possibilità di autopubblicarsi è arrivata molto dopo e ho solo aggiunto divertimento al divertimento, consentendomi di fatto di essere pubblicato ma pressoché invisibile.
    Forse qualcuno prima o poi troverà i miei racconti e magari li leggerà. Tutto questo scaturisce dal fatto che per me la scrittura è un hobby. E' chiaro che se qualcuno vuole farne un mestiere e vivere di scrittura allora cambia tutto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci sono anche persone che scrivono solo per divertimento, certo, e se tu mi dici che lo fai solo per quello non ho motivo di non crederti. Anch'io scrivo non per inseguire il successo e non è un fatto di età a scoraggiarmi, l'ho detto, ma proprio il gusto di volermi dedicare alla scrittura quando e se mi va, soprattutto per raccontare cose che ho voglia, esigenza, piacere di raccontare. Però, sono sincera: se ho intenzione di scrivere una nuova storia, ho anche piacere che venga letta, mi diverto, scrivo senza fretta, ma un giorno vorrei portarla fuori dalle pareti del mio cassetto.

      Elimina
  6. Innanzitutto tengo a dire che nella fotografia io sono la seconda vecchina sulla destra: infatti mi sto riducendo con l'età, pur non essendo mai stata alta, ma il problema è che mi sto anche allargando a dismisura ecc.;-)

    Per rispondere alla tua domanda, io interpreto la scrittura come un cammino fatto di piccoli traguardi, ma senza un vero traguardo finale.

    Sulla notorietà non è tutto oro quello che riluce: ad esempio autori come Lara Cardella hanno scritto un solo libro, e poi non si sono più visti. Altri hanno ottenuto la notorietà postuma. Non per tutti è uguale.

    Poi c'è anche un problema di discrepanza tra domanda e offerta: ammettendo che tutti i buoni autori arrivino meritatamente alle vette dell'Olimpo, e parliamo solo dell'Italia dove tutti scrivono e pochi leggono, ci sarebbe un'enorme offerta con pochissima domanda.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oh, la Cardella, cos'hai tirato fuori! Sandra :D

      Elimina
    2. Ti invidio le ballerine, io invece ho quelle orribili ciabatte... :D

      Sì ed è per questi piccoli traguardi che faccio il tifo a qualunque età si vogliano raggiungere.
      Sai perché è nato questo post?
      Ieri ho sentito una mia amica che mi raccontava un po' sorniona che la madre, ultrasessantenne, sta partecipando a un concorso letterario con una silloge. Lei rideva, io le facevo i complimenti.

      La notorietà, alla fine, come scrissi in un altro post, è un onore ma anche un onere: forse non sarebbe per me un vero obiettivo. A me basterebbe dimostrare di essermi guadagnata il titolo meritato di "scrittrice".
      Certo, ci fosse qualcuno disposto a leggermi! :)

      Elimina
    3. A me la Cardella... non era piaciuta, all'epoca (detto fra noi!) ;)

      Elimina
    4. Quella foto lì è appesa nell'ufficio delle mei colleghe, con scritti i nomi delle segretarie in attesa della pensione! Ahahahah! :-D (Io ovviamente non ci sono perché: 1) non sono una segretaria 2) non aspetterò la pensione qua dentro)

      Elimina
    5. Io la trovo straordinaria! :D

      Elimina
    6. Bravissima la madre della tua amica! Io ammiro molto gli ultrasettantenni ecc. che prendono le licenze scolastiche dopo una vita in cui hanno sempre desiderato studiare e non potevano. Chapeau, come dire.

      Ma insomma, mi toccherà difendere Lara Cardella... ;-) A parte gli scherzi, aveva scritto qualche altra cosa a parte "Io volevo i pantaloni"?

      Elimina
    7. Mi pare proprio che si sia fermata a quell'unica produzione, ma non vorrei sbagliarmi!

      Elimina
  7. Arrendersi mai, sicuro come l'oro. Devo dire che il mio percorso è stato strano, ho sempre scritto senza mai propormi, solo tra amici e conoscenti si sapeva. Racconti, favole per i miei figli ecc. Poi negli anni mi sono trovato con due romanzi incompiuti e due finiti, e all'età di 46 anni ho provato (dietro insistenza di mia moglie) l'ebbrezza di contattare qualche CE. 14 manoscritti inviati e 3 risposte. Alla fine ho scelto in base a cosa? Qui faccio la figura del pazzo, lo so, ho scelto la CE il cui editore ha voluto perdere del tempo e telefonarmi direttamente a casa. Solo per questo motivo. Fortuna, solo fortuna.
    In merito al processo dello scrivere, ho grosse difficoltà a pianificare, scrivo sotto l'impulso dell'emotività e se poi la storia mi garba approfondisco e faccio ricerche. In linea più generale, come te, non credo che ci sia un limite temporale per buttarsi nella mischia. Sono stato un giovane sognatore e mi ritrovo a essere un vecchio sognatore. Credo che sognare sia un valore aggiunto, ovvio che chi ha seguito percorsi accademici ad oc, e conseguente preparazione e competenza ,riesce a concretizzare in maniera più proficua, quelli che come me si reinventano ogni giorno, fanno più fatica. Alla fine non esiste una ricetta per diventare scrittori. Come in tutte le cose, esiste la voglia di mettersi in gioco, costi quel che costi. Aggiungo che se guardate la fotografia, io sono quella accanto a Cristina, la prima a destra (si capisce anche dalla stazza), finalmente posso vestirmi da donna anche io, i tempi sono maturi ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che bel quadretto di befane che sono andata a scegliere!
      Sono proprio felice che questo post ti sia servito per fare outing! :D

      E invece per scribacchiare sulle tue osservazioni, ti dico che il tuo approccio è quello vincente: cercare la giusta ricetta per diventare scrittori è perfettamente inutile. Le "pietanze" improvvisate, spesso, sono le più riuscite! :)

      Elimina
    2. Sono contentissima di sedere vicino a Massimiliano, così almeno mi farà ombra con la sua notevole altezza. E approfitto di questo spazio per comunicargli che l'altro ieri mi è arrivato il suo romanzo Joshua, e ora ce l'ha in mano il marito per la lettura.

      Elimina
    3. Ok, avete deciso di farmi venire un ulcera gastrica a causa dell'ansia.

      Elimina
  8. Io e i miei sogni finiremo nella tomba insieme, e solo lì, tireremo le somme. Intanto viviamo. Viviamo di tentativi, giochi, delusioni, concretezza e tutto il resto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se vivi di tentativi, giochi, delusioni e concretezza devi rendere possibili i tuoi sogni anche prima di finire dentro una tomba.
      Io faccio il tifo per un tuo romanzo in vita! :)

      Elimina
    2. Sto studiando per un'idea, però, non ho ancora scritto niente. Solo appunti su appunti.

      Elimina
  9. Se esistesse un "tempo massimo", io avrei già rinunciato al mio romanzo da un pezzo. Oltre ad avere già 34 anni, so di essermi buttata su un'impresa titanica: con altre storie, me la sbrigherei molto prima. Eppure voglio raccontare questa storia, non altre. E vado avanti. Certo, c'è il rimpianto di avere perso cinque anni senza scrivere, ma la gavetta fatta prima non è buttata via, devo solo togliere un po' di ruggine. Mi piace inoltre pensare che ogni cosa avvenga al momento opportuno: se avessi pubblicato prima, forse non sarei stata pronta... Quindi no, non mi arrendo assolutamente. Vado avanti per la mia strada, e provo di tenere la testa un po' più alta del pavimento, pur senza darmi delle arie. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E tu lo sai che sono fermamente convinta che questa tua ostinazione ti porterà dritta al traguardo!
      34 anni: sei una ragazzina! La nipote di quelle signore incorniciate lassù! :D

      Elimina
    2. Speriamo. Tu sai che credo molto in questa storia. E mi piacerebbe renderla originale, facendo in modo che arrivi al lettore.

      P.S. Grazie al tuo file sono riuscita ad avanzare un po' con quel lavoraccio. Spero di concluderlo entro giovedì e di mandartelo.

      Elimina
    3. Sono contenta. Era un'idea e se ti è stata utile mi fa piacere!
      Aspetto.

      Elimina
  10. Questa cosa che mi leggete nel pensiero per scrivere i post deve finire! :D
    Sto giusto giusto macinando un post similare in uscita -spero- per prossima settimana e adesso mi hai dato altro grano su cui lavorare mentalmente.
    Che poi questo argomento mi riporta una frase detta ad un'amica trentenne che voleva cambiare occupazione dalle sue colleghe invidiose: "Ma hai ormai trentanni, dove vuoi andare??" Perchè per certe donne la vita finisce a 30 anni, col matrimonio e con i figli. Pare non ci sia altro.
    (l'amica è volata a Roma ed ha vinto un concorso pubblico, il primo fatto in vita sua, tra l'altro)
    E mi vengono in mente anche certe ventenni in palestra. Alla lezione di Pilates a lamentarsi ogni due minuti. A fitboxe non si presentano neppure, non durano manco al riscaldamento.
    50enni che le battono ad occhi chiusi.
    (e non cito nemmeno gli amici del basket in carrozzina o del sitting volley che avrebbero ancora di più da insegnare)
    Dunque: l'età è quella che uno si sente. La carta d'identità sbaglia quasi sempre.
    Però...che c'è un però...statisticamente la speranza di vita si avvicina. E m'è capitato di pensare: non è meglio se faccio testamento e chiamo qualcuno a finire il libro al posto mio?? Che io non sono ancora alla pubblicazione, sono ancora alla stesura. Mi preoccupa di più non finirlo, che non pubblicarlo, pensate un po'.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Figurati, cara Barbara, la parte più bella della mia vita è iniziata proprio a trent'anni con matrimonio e figli! :)

      Mi hai fatto venire in mente un episodio dell'anno scorso: io nuoto e quel giorno ero in vasca con una donna molto, ma molto, più giovane di me. Mi ha chiesto se poteva avere a sua disposizione solo un lato della corsia, perché andava veloce e voleva evitare di incontrarmi "strada facendo". No problem, le dissi. Oh, sì, era veloce, mi doppiava sempre. Dopo dieci minuti si è fermata boccheggiante a bordo vasca, si è ripresa dopo un bel po', mentre io continuavo a passarle davanti senza battere ciglio e in più sfruttando l'intera corsia!
      Questo per dire che l'allenamento costante aumenta la resistenza e la prestazione ne guadagna.
      Come nella scrittura, no?

      Elimina
    2. Assolutamente! "Il cuore è un muscolo e va allenato come tutti gli altri!" cit. il mio cardiologo
      Quindi anche nella scrittura, mai partire a tutta birra consumando subito tutte le risorse!

      Elimina
  11. Belli i casi di artisti famosi che hanno sfondato solo a un'età elevata: non sapevo, per esempio, di Camilleri. Per quanto riguarda me, non mi demoralizzo anche se per tanti contrattempi ci sto mettendo più del dovuto per esordire. Sono però un po' più pessimista di te: dubito di andare lontano, anche se di sicuro non rinuncerò mai a scrivere di continuo. Un po' perché la speculative fiction - quella che preferisco - non piace a nessuno, un po' perché non sono affatto fiducioso in me stesso, un po' perché sono semplicemente pessimista verso il futuro. Continuo a scrivere perché mi piace farlo, ma di sicuro non mi illudo che arriverò da qualche parte. E se poi invece succederà, contento di essermi sbagliato :) .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, Mattia, non sei messo male!
      Lo sai che c'era un tale, anni e anni fa, che aveva fatto del suo pessimismo la sua fortuna?
      Un certo... mi pare si chiamasse Giacomo... ah sì, Giacomo Leopardi.
      Lo conosci? :P

      Elimina
    2. Certo che lo conosco, siamo marchigiani entrambi, sono stato più volte a Recanati e conosco abbastanza bene la sua vita. So quindi che lui aveva una cosa che a me manca drammaticamente: un mucchio (e dico proprio un mucchio) di soldi :D !

      Elimina
  12. La vita è una concessione meravigliosa per sprecarla con la resa.
    A me per fermarmi dovrebbero abbattermi. Fino a quando non ci riescono, si va avanti canticchiando.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente della stessa scuola! :)

      Elimina
    2. Queste sono parole da incorniciare, farsi tatuare, incidere sulla pietra a caratteri cubitali. L'ho sempre detto: " se io fossi stato un passeggero del Titanic, sarei stato un membro dell'orchestra, di quelli che mentre la nave affondava suonava sino all'ultimo, ovviamente rigorosamente in smoking".
      Tra le altre cazzate della gioventù, tante, mi ritrovo un segno sulla carne che dice USQUE AD FINEM.

      Elimina
    3. Ah sul Titanic anch'io avrei suonato, ma fino a mezza fine. Poi mi sarei salvato. Era così facile salvarsi anche senza scialuppe!

      Elimina
    4. Tutti sul Titanic, a canticchiare forse no, a suonare, forse. A pregare senz'altro, ma sempre Usque ad finem! :)

      Elimina
  13. Io credo di essere la vecchietta con il notebook sulle gambe *-*
    Pur avendo la passione da sempre per la scrittura non osavo sperare di pubblicare, poi un giorno mi sono resa conto che stavo invecchiando inesorabilmente...e non potevo neanche sperare di scrivere un romanzo e pubblicarlo dopo la pensione (mi dava fiducia l'esperienza di Camilleri. Il self mi ha aperto un mondo, perchè anche se mi piace scrivere per il gusto di farlo, ma amo poter condividere quello che scrivo, vorrei essere letta. L'emozione che ho provato quando ho scritto La libertà è stato sapere che era piaciuto e che qualcuno si era ritrovato in quelle sensazioni. E anche se non scriverò best seller finchè la scrittura mi dona felicità io continuo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ho idea che, forse, arriverò a una probabile nuova pubblicazione... con la dentiera, altroché pensione!
      Ma vabbè, l'ho detto e ci credo: non è prevista scadenza e anch'io non mi arrendo mai! :)

      Elimina
  14. Io ho tentato, ma ho visto che il discorso è complesso e subentrano una serie di dinamiche che... Insomma, già lo sai che sono uno scribacchino "in pausa", no?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai detto in pausa, però! ;)
      Non ti sei arreso. Questo è buon segno! :)

      Elimina
  15. Volendo si può anche usare il metodo Proust. Avendo la quasi certezza di una sua morte prematura, il buon Marcel aveva scritto la prima parte (Combray) del primo volume della Recherche e poi era passato a scrivere la parte finale (Il tempo ritrovato) dell'ultimo volume. Così, nel caso fosse morto in corso d'opera, si era assicurato il finale che conteneva quel che più di tutto ci teneva a far conoscere: l'esercizio della memoria involontaria.

    Per quel che mi riguarda, le soddisfazioni che sto traendo dal blog mi ripagano per il momento di tutto il tempo che mi sta prendendo ultimare il mio romanzo di esordio. Procedo con costanza ma con passo di tartaruga tra i mille impegni con cui devo fare i conti ogni giorno, non ultimo proprio il blog.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dopo il "questionario di Proust", assolutamente sciocco, "il rimedio di Proust" contro la legge del tempo inesorabile, assolutamente utile!
      (Se solo sapessi dove deve andare a parare la storia che sto scrivendo!)

      Sottoscrivo tutta la seconda parte del tuo intervento: anch'io tartaruga, anch'io piena di impegni, ma soddisfatta, molto, di questo blog!

      Elimina
    2. Idem con patate. A rilento. Maledetto tempo, benedetto tempo.

      Elimina
  16. Quello che non capisco è... arrendersi a cosa? La gente (poca) davvero in gamba nella scrittura che ho avuto la fortuna di conoscere non ha mai smesso di scrivere, non ha mai vissuto nell'ossessione di veder pubblicata una propria opera e comunque ha visto il proprio talento premiato.

    Se, giunti a una "veneranda età" non si è ancora riusciti a realizzare un'opera valida, magari un motivo ci sarà. Credo che con l'impegno si possa migliorare, e tanto. Ma dubito che un brocco possa diventare uno scrittore talentuoso. Ricette magiche non esistono. Prima si raggiunge questa consapevolezza, meglio è. Se ci piace scrivere, continueremo a farlo (da bambino improvvisavo lunghissime storie che non facevo leggere a nessuno: solo per il piacere di scoprire cosa avrebbero combinato i miei personaggi nella pagina successiva) mentre, da adulto, non ho mai fatto drammi dei miei "blocchi" in quanto nessuno mi ha mai costretto a scrivere. Se poi l'obiettivo, condito con quantità variabili di quell'ingrediente chiamato "mitomania", dev'essere ottenere una pubblicazione a tutti i costi per fregiarsi del titolo di "Scrittore", si fa presto a cadere nel patetico. Desistere, a volte, non significa "arrendersi" ma semplicemente accettare i propri limiti e dedicarsi a ciò che piace davvero anziché rincorrere vacue apparenze.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sei il primo che parla di ossessione della pubblicazione, ma non è a una forma di ossessione che mi riferisco, quanto al banalissimo (per chi vuole fare lo scrittore) desiderio di essere letti da un pubblico. Un desiderio che non conosce età, è questo che dico. È ovvio che chi ama scrivere continui a farlo a prescindere, che chi scrive cerchi di migliorarsi senza costringersi a ritmi di forza, che chi scrive lo faccia con una consapevolezza spero intelligente che lo allontani dalla mitomania. Che male c'è a ritenere possibile qualcosa che non è facile conseguire? Lo dicevo in un commento sopra: la mamma di una mia amica scrive poesie e a più di sessant'anni sta partecipando a un concorso letterario, la figlia la prende in giro per questo e io difendo invece il desiderio di raggiungere ancora un risultato nonostante tutto. Questo è il senso della mia riflessione.

      Elimina
  17. ps: rileggendo il mio commento ho trovato alcuni errori, ma temo di non poterlo modificare :(

    RispondiElimina
  18. A parte casi letterari fasulli, non abbiamo in narrativa adolescenti geniali, come invece ne esistono in musica o in poesia. Invece la narrativa è piena di casi di autori che anche in età avanzata hanno sfornato capolavori, tradizione iniziata almeno ai tempi di Sofocle e tenuta vivissima tutt'ora, vedasi Camilleri. La scrittura necessità maturità ed esperienze di vita. Pochi fortunati (o sfortunati, visto che l'esperienza di vita non è detto sia piacevole) hanno già accumulato il necessario a vent'anni. I più no. Non c'è fretta nella scrittura. Per fortuna.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bentornata, Antonella! Com'è andata l'esperienza francese?

      Sono del tutto d'accordo con te: nessuna fretta. Il tempo è nemico dell'età, ma regala un vissuto solido e concreto, un'ottima base per seguire il sentiero della scrittura.

      Elimina
  19. Non ho mai pensato all'età che avanza come un ostacolo, però sento che il mio modo di ragionare cambia. Se prima mi buttavo con entusiasmo su qualunque cosa, adesso mi pongo più domande: ne vale la pena? Per cosa veramente lo sto facendo? Voglio seguire la via della scrittura per passione, non per la pretesa (e non la speranza) di raggiungere il mio obiettivo. Per questo sto cercando di guardarmi dentro con calma e capire se posso recuperare la purezza di intenti sufficiente a farmi vivere la scrittura con gioia e non con frustrazione. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bella e molto sincera la tua testimonianza, Grazia e, devo dire, mi trovi concorde sul fatto che comunque l'età che avanza non pone ostacoli materiali, ma induce a riflessioni nuove. Il senso e la direzione da dare al nostro obiettivo risente dei cambiamenti legati alla crescita e non mi stupisce che questo richieda una pausa di bilanci e un'analisi interiore.
      Spero che la tua porti nuovi slanci, nuove idee, nuovi desideri, nuove parentesi da aprire con entusiasmo.

      Elimina
  20. Ahahahahaha... Mi sento già con un piede nella fossa, nel primo commento, c'è chi si senta vecchio a 38 anni o giù di lì, se non ricordo male.
    Io sono giovane dentro :)
    Molto probabilmente le mie fole resteranno nel cassetto, ma fa lo stesso intanto mi hanno permesso di viaggiare di fantasia.
    W la Cardella. Io sarei contentissimissima di pubblicarne anche solo uno. Anzi, mi sa che dopo questo post mi leggo "Io volevo i pantaloni" che non ho letto.
    Ciao Marina *__*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ben ritrovata Anna Maria,
      hai ragione e sai cosa ti dico? L'età è una inezia anagrafica: noi, sopra i quaranta (ma intendo sopra sopra!) ci sentiamo giovani dentro e pensiamo, ugualmente felici, alle nostre scritture nel cassetto! :D

      Elimina
  21. Senza considerare che per scrivere qualcosa un po' d'esperienza di vita certo non fa male ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Aiuta molto senz'altro! Esperienza di vita ed esperienza nella scrittura.

      Elimina
  22. Felice di ritrovarti anche in questo post datato!
    Queste sono testimonianze di un valore inestimabile: storie così vanno assolutamente preservate dall'oblio. Meravigliosa la figura di tua nonna col bimbo (tuo padre) in braccio mentre era in fuga e si salvava dal bombardamento. Qualcuno dovrebbe farle rivivere, queste vicende, soprattutto dovrebbe dare valore alla preziosità di quei "pizzini".

    RispondiElimina